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Sanità, ISS e CSS: "Liberi da Brusaferro e Locatelli. Ma incombe Bassetti"

Orazio Schillaci doveva cacciarli, non l’ha fatto lasciando che il mandato dei capi di Iss e Css scadesse. Però al posto di uno di loro ora potrebbe nominare la virostar che insulta tutti e non ne azzecca una. Ministro, ci pensi bene

18 Luglio 2023

Sanità, ISS e CSS: "Liberi da Brusaferro e Locatelli. Ma incombe Bassetti"

Fonte: Imago

Quello che in tv bollava questi medici eroi come «maghi e fattucchiere»? Quello che liquidava con disprezzo il preside della facoltà di medicina della Statale di Milano («dice cretinate») e poi, per dimostrare la sua superiorità, cantava quella memorabile canzoncina «Sì sì vax vacciniamoci», sulle note di Jingle Bells, con gli intramontabili versi “Se vuoi andare al bar/le dosi devi far/per il calo dei contagi/dosi anche ai Re Magi»? Davvero al ministero c’è qualcuno che pensa di dare a lui una delle poltrone che finalmente si liberano ai vertici della sanità italiana? E con che coraggio?

Mai una gioia. Non si fa tempo ad esultare per la buona notizia in arrivo (forse se ne vanno davvero i Brusaferro, Locatelli, Ippolito, superdirigenti dell’era Speranza) e subito ecco che arriva una pessima notizia: s’avanza fra le candidature per la successione quella del primario del San Martino di Genova. Sarebbe in lizza per occupare una delle poltrone che si liberano. Il Quotidiano della Sanità aveva fatto il suo nome come possibile sostituto di Silvio Brusaferro all’Istituto superiore della sanità; ora Repubblica fa il suo nome come possibile sostituto di Franco Locatelli al Consiglio superiore di sanità. Insomma è chiaro che, da qualche parte, l’uomo con il cognome all’altezza della sua fama si potrebbe infilare. Lui non disdegna di certo. Anzi. Un anno fa, quando si profilava la vittoria elettorale del centrodestra, Bassetti si autocandidò niente meno che come ministro: «Se qualcuno me lo chiedesse sarei onorato», disse. Lo lasciarono fuori dalla porta, per fortuna. Ora potrebbe rientrare dalla finestra. Ma il governo vuol farsi davvero così male?

Che Orazio Cuor di Mozzarella Schillaci non abbia sempre idee brillanti (pietoso eufemismo) ormai è noto ai più. Solo per restare nel ristretto campo delle nomine, ancora è difficile capacitarsi del fatto che a febbraio abbia potuto confermare alla guida dell’Istituto superiore di sanità, proprio Silvio Brusaferro, uomo di fiducia del ministro Speranza che di lì a poco sarebbe risultato fra gli indagati della Procura di Bergamo per la gestione del Covid. Indimenticabili gli sms in cui il responsabile dell’Iss si dimostrava pronto a piegare meschinamente i dati della scienza alle bieche esigenze della politica: «Non ci sono ragioni scientifiche per chiudere tutto», sosteneva per esempio ai tempi del lockdown. Ma il ministro ordinava: bisogna farlo. E allora Brusaferro subito s’allineava sostenendo con fermezza che c’erano fior di ragioni scientifiche per chiudere tutto. Oppure lui forniva numeri inoppugnabili, ma il ministro voleva sostenere una tesi opposta e allora Silvietto nostro, anziché cercare di convincere Speranza a prendere in considerazione la realtà, sceglieva la strada più semplice: «Quei dati non li mostro».

Era talmente sottomesso al ministro, debole e inefficiente, che persino il sottosegretario di allora, Sandra Zampa, e il più importante dirigente del ministero, nei loro messaggi si dicevano: «È un incapace, va sostituito». Invece Schillaci l’ha confermato per altri sei mesi, non si capisce in base a cosa. E ora che a fine mese, finalmente, potrebbe tornarsene a casa, con gioia e sollievo di tutti coloro che amano scienza e verità, che succede? Entra in gioco Bassetti? Possibile? O siamo su Scherzi a parte?

L’altro uomo di fiducia di Speranza che dovrebbe decadere è Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della Sanità. Uomo di punta della stagione del terrore, immancabile nelle conferenze stampa con la conta dei morti, anche lui indagato dalla Procura di Bergamo (per il Covid) oltre che da quella di Roma (per la morte di una 17enne), si distinse nella prima fase della pandemia per essersi opposto al tampone agli asintomatici («non contagiano», disse, contro ogni evidenza scientifica). Ma soprattutto dimostrò, pure lui, una grande disponibilità a piegare i dati scientifici alle esigenze politiche nel novembre 2021, quando in una conferenza stampa ufficiale giurò e spergiurò: «Non ci sono ricoverati per Covid fra i vaccinati sotto i 60 anni». I dati ufficiali dell’Istituto superiore della sanità lo sbugiardarono in modo clamoroso. Ma niente, lui è rimasto lì, al suo posto, locatellino sempre in piedi, fino a adesso, quando si profila la sua possibile destituzione in seguito a una riorganizzazione generale del ministero. E che succede? Per il suo posto si fa il nome di Bassetti. Ancora lui. Sempre lui. Ma io dico: nelle istituzioni sanitarie si scelgono le persone per meriti scientifici o per meriti catodici? Per come usano i numeri o per come usano la cipria?

Altri big dell’era Covid si sono già tolti di mezzo, per fortuna. Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione al ministero, è andato in pensione a maggio (si parla ora di una sostituzione con Francesco Vaia, dello Spallanzani, uomo amato dalla sinistra zingarettiana e dalla destra lettiana). L’ex direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, è stato rimosso; Giorgio Palù entrato in corsa con grandi promesse di trasparenza (purtroppo per lo più tradite) galleggia aspettando la riorganizzazione dell’agenzia che però sembra non arrivare mai. Giuseppe Ippolito, direttore generale della ricerca al ministero, dovrebbe uscire tra un anno. A conti fatti, questa potrebbe essere davvero l’occasione per rinnovare completamente quei vertici della sanità che hanno mostrato negli ultimi anni tutta la loro inadeguatezza. Ma forse, per farlo, bisognerebbe avere un ministro e non un Cuor di Mozzarella, che magari (dico magari: gli voglio dare fiducia) potrebbe essere tentato di non scegliere nell’interesse degli italiani ma di cedere alle pressioni e di soddisfare ambizioni, finendo così per regalare una poltrona di prestigio perfino a Matteo Bassetti. Uno che disse: «Il coronavirus fuori dalla Cina? Non è contagioso». E poi disse: «La seconda ondata? Non ci sarà». E poi disse: «La terza dose? Non ce ne sarà bisogno». E poi disse: «In California ci sono il 100% dei vaccinati» (dato clamorosamente falso). Uno insomma che si è preparato per tempo per essere all’altezza di Brusaferro e Locatelli. Non ne ha mai detta una giusta, infatti.

di Mario Giordano, La Verità

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