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Riecco Bassetti: adesso infierisce sui colleghi puniti e esalta il modello "scientifico" autoritario

La casta virologa che non si rassegna alla fine del momento di gloria specula sulle rappresaglie contro medici più coraggiosi. Ma certe uscite, ormai fuori tempo, sono, oltre che degradanti, patetiche. E controproducenti per chi se le concede, e per nostra fortuna.

11 Giugno 2023

il virologo Bassetti

Gli zombie a volte ritornano, i virologi ritornano sempre e così è rispuntato l’immancabile Bassetti con un video del tutto superfluo, se non si considera la smania autopubblicitaria del soggetto, che con l’eleganza che lo contraddistingue esulta alla radiazione della dottoressa Silvana de Mari e della sospensione, l’ennesima, del collega Andrea Stramezzi, colpevoli di avere visitato e curato a domicilio parecchi pazienti col Covid, probabilmente salvandogli la vita. È sempre una manifestazione volgare esultare alle disgrazie dei colleghi, specie se condita da disprezzo e insulti querelabili: ciarlatani, era ora, giustizia è fatta, evviva, eccetera, ma il repertorio lo conosciamo e non ci scomodiamo neppure a difendere, qui, i due dottori attaccati in un modo tanto rozzo, seppure Stramezzi lo conosciamo personalmente e lo conosciamo come persona per bene e sensibile oltre che medico generoso e preparato. Le uscite del Bassetti, vogliamo dire, qui sono marginali, come praticamente tutto quello che lo riguarda: di questo personaggio mediatico abbiamo già più volte riassunto le gesta, le posizioni, in perenne adeguamento il dire, disdire, ridire, le continue profferte alla politica (“Se mi vogliono, io ci sono…”), e, in definitiva, venire presi a male parole da un tipo così non significa niente. C’è però un significato ulteriore, che acquista, quello sì, una certa valenza in senso generale: il primario genovese, figlio d’arte, di fatto teorizza, torna a teorizzare a nome degli altri omologhi schierati col potere la dittatura sanitaria, in nome di non si è capito quale autorità costituita: la scienza che si legittimerebbe di per sé, senza discussioni, insuscettibile di verifiche, di smentite, di nuove scoperte: fosse andata sempre così, stavamo freschi!

Un approccio totalitario – perché il potere della scienza di per sé non esiste, ci vuole un potere autoritario per imporlo – foriero di scenari prevedibilmente catastrofici. In sostanza, i virologi mediatici si impancano, da nessuno nominati, a portavoce del potere governativo che delibera sulla scienza, puntellato dal potere giudiziario, come apertamente motivato dalla presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, sulla base di garanzie fornite dal medesimo potere che imponeva le scelte repressive: in due parole, il potere ha ragione e la scienza sta dalla parte del potere.

L’uscita bassettiana non poteva, tanto per cambiare, risultare più scentrata, più fuori tempo, anche se la credibilità è un problema che evidentemente non sfiora il nostro eroe: mentre il mondo si ripensa, si pone dubbi sulle scelte pandemiche, mentre le prove delle manipolazioni quanto ed effetti e conseguenze dei vaccini montano, e montano da mesi, mentre lo stesso padrone dei social, Zuckerberg, arriva ad ammettere che in tema di comunicazione sul Covid i suoi strumenti hanno operato una censura spietata e fondata su una autentica distorsione della informazione medica (interpellato sui rimedi possibili, si è ovviamente defilato: “è complicato”, la formula più ipocrita della società americana, e ha dato la colpa “agli algoritmi”, come sempre conviene fare, perché i farabutti sono vigliacchi). Mentre tutto questo accade, i virologi di regime confondono ad arte i vaccini veri con i preparati sperimentali e concludono: chi non li adotta, chi non li impone, sia radiato e tenuto in fama di cialtrone. Omettendo pure di usare la doverosa cautela in ogni senso, perché i vaccini classici sono cosa buona e giusta, ma l’uso invalso da qualche tempo, somministrare bombe da cavallo di dodici, quindici antidoti su un bambino, è qualcosa da cui un medico vero dovrebbe mettere in guardia senza tante discussioni. Anzi, questa dell’overdose vaccinale per osmosi di comunicazione è una della tragedie, dei guai scatenati da un potere miope e spregiudicato: l’opinione pubblica è diventata scettica senza riserve e senza più distinguere e grazie al fanatismo vaccinale indiscriminato di gente che riceve finanziamenti dagli stessi medici trasformati in testimonial. Già questo illustra abbondantemente le qualità umane, professionali e le sensibilità democratiche della casta virologa così come abbiamo imparato a conoscerla. Ma non basta, perché lo stesso ministro della Salute, Schillaci, intervistato su questa testata, ha precisato che l’approccio autoritario sulle pandemie va considerato chiuso e non più replicabile. Schillaci, che fino a qui si è qualificato per un atteggiamento piuttosto ambiguo, in linea più col famigerato predecessore Speranza che con una autentica volontà di cambiare registro, sembra improvvisamente più ragionevole e rispettoso delle prerogative dei singoli, dei loro diritti individuali che sempre implicano responsabilità personale. Aggiunge, è vero, una formula in sé preoccupante, quella del “controllo statale”, ma il suo ripensamento circa l’approccio concentrazionario di chi l’ha preceduto è tanto più apprezzabile quanto meno era atteso. Se un politico cambia idea, di solito di mezzo ci stanno i sondaggi, i calcoli elettorali: probabilmente al ministero, e al governo, sanno che una nuova stagione di minacce, di dirigismo paternalistico non verrebbe più assorbita da una popolazione satura. Comunque sia, è una notizia che ci induce un certo sollievo, pur con tutte le cautele e lo scetticismo del caso. Il fatto è che ogni governo, ogni regime tende per sua natura a durare e a compiere i passi necessari per durare compreso ammorbidirsi, rinnegare le posizioni di partenza, disporsi a compromessi più o meno degni. Non su tutto però, e se hanno capito che un ritorno all’incubo, e inutile, scellerato incubo, in caso di nuove diffusioni sarebbe punitivo per loro, c’è solo da rallegrarsi. Qui, più che rispolverare sempre l’approccio terroristico e autoritario, sarebbe da attrezzare una rieducazione dolce, rassicurante, davvero informativa sui tanti che tuttora girano come degli ipnotizzati, stretti dietro le loro maschere perfettamente inutili, e se gli chiedi “perché lo fai” ti rispondono: non lo so, non si sa mai. La “scienza” dei virologi e dei politici in combutta ha originato una sensibilità magica, esoterica, millenaristica, del tutto antiscientifica.

Intanto chi scrive continua ad essere sommerso di casi atroci conseguenti all’ennesima dose. Non finiranno mai perché questi non erano vaccini, erano pozioni che distruggevano il nostro codice interno e le decine, centinaia di migliaia di casi tra avversi e devastanti, micidiali, letali nessuno potrà più nasconderli sotto il tappeto con buona pace di un virologo più conosciuto su Twitter che dalla comunità scientifica internazionale.

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