03 Dicembre 2022
Alberto Donzalli
Il 1-12-22 la Consulta ha deciso in modo opposto a quanto oggi mostrano i
dati ISS citati a sostegno
Rispetto all’obbligo vaccinale legittimato dalla Corte Costituzionale un quotidiano ha riportato:
«All’obiezione sul vaccino che non blocca l’infezione, replica l’Avv. Tomiola (dello Stato): "I’efficacia dei vaccini è evincibile dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità/ISS, che comprovano che due terzi delle persone non si ammalano, pertanto la critica non tiene conto della realtà obiettiva”».
L’aspetto paradossale è che nessuno pare abbia smentito tale affermazione presentando i “dati dell’ISS”, che mostrano oggi una “realtà obiettiva” ben diversa.
Proviamo a illustrarli con riferimento al Bollettino ISS del 23 novembre (Tab. 6, pag. 28), l’ultimo pubblicato, e riprendendo nei grafici allegati i dati delle Tabelle corrispondenti (prima erano indicate con il n. 5), nella serie dei Bollettini ISS settimanali da gennaio 2022.
Il messaggio, che ciascuno può subito verificare alle fonti indicate, è sintetizzato nelle righe seguenti e nelle slide allegate, riferite ai bambini da 5 a 11 anni e alle tre fasce d’età successive considerate dall’ISS, in cui operano anche tutti i lavoratori della Sanità che varie forze politiche e sociali vorrebbero ancora soggetti alle vaccinazioni obbligatorie.
La realtà documentata dai dati ISS è che oggi, rispetto ai non vaccinati di pari fascia d’età:
I dati italiani sono coerenti con un gran numero di studi internazionali presentati in occasione del Congresso POLI-COVID-22 appena svoltosi a Torino, che chiunque può visionare nelle slide (v. quelle specifiche sul sito della CMSI) o in videoregistrazione, richiedendo gli studi integrali da cui sono tratte, se avesse difficoltà a reperirli. In particolare, si segnala la documentata presentazione del Prof. John Ioannidis epidemiologo dell'Università di Stanford,
che ha mostrato come i vaccini non abbiano avuto praticamente effetto nel contenimento dell'ondata
epidemica e ha richiamato la necessità, nella corrente fase endemica, di avviare rigorosi studi randomizzati
prima di procedere a ulteriori booster sulla generalità della popolazione.
Il messaggio di fondo si può così riassumere: il tempo è la variabile fondamentale. Infatti la protezione vaccinale dall’infezione, buona all’inizio con le precedenti varianti, ma solo mediocre con Omicron, declina poi rapidamente, si azzera in pochi mesi, e quindi s'inverte, cioè i vaccinati diventano in media più soggetti a infettarsi dei non vaccinati. I booster ripristinano in modo transitorio la protezione iniziale, ma si torna a perderla velocemente, con un percorso che sembra accelerato al ripetersi dei successivi inoculi. *
Chi volesse aggrapparsi al cavillo che rischio di infezione non significhi anche rischio di trasmissione, trova risposta – tra l’altro – in un grande studio israeliano (Woodbridge et al. Nat Commun 2022; 13:6706), che mostra che la carica virale (buona approssimazione del rischio di trasmissione, in relazione inversa con il numero dei cicli di amplificazione con la PCR-RT) a 70 giorni dalla 3 a dose precipita già sotto al livello dei non vaccinati, con una pendenza della curva di discesa non certo rassicurante.
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