24 Maggio 2022
Brook Jackson, dipendente di Pfizer, ha fatto whistleblowing: vale a dire, ha denunciato un comportamento scorretto dell'azienda per cui lavorava nel nome del pubblico interesse. Secondo lui, Pfizer non ha rispettato le procedure standard di sperimentazione scientifica: vale a dire, i test erano approssimativi. Ma Pfizer ha già la risposta pronta: l'accordo con il Ministero della Difesa ci permetteva di ignorare la regolamentazione. Che andrebbe anche bene, se non si trattasse di sostanze inoculate a forza a milioni di persone.
Il caso: la causa di Jackson, che ha lavorato nella farmaceutica fino al 2020, è stata desecretata circa a febbraio, sebbene la vicenda giudiziaria fosse già iniziata nel 2021. Jackson aveva affermato che Pfizer aveva violato più volte la normativa, e che i test erano dunque irregolari e invalidi, a livello legale.
Pfizer ha tuttavia replicato che il suo accordo con il Ministero della Difesa USA non seguiva la normativa ordinaria, bensì cadeva sotto il Other Transaction Authority (OTA), che consentiva di fatto di evitare la maggior parte delle procedure standard, che avrebbero rallentato la messa in commercio del prodotto. Infatti, il vaccino era considerabile come "prototipo" e dunque eccezionale.
Insomma, Pfizer non ha neanche provato a nascondere il fatto di non avere condotto test a norma: piuttosto, afferma che era nel pieno diritto di non rispettarla. L'argomento, a livello legale è probabilmente corretto, ma è estremamente inquietante il fatto che una sostanza somministrata a centinaia di milioni di persone fosse sostanzialmente nel pieno arbitrio della casa farmaceutica, senza né garanzie della correttezza dei test, né osservatori esterni in grado di seguire il processo di sperimentazione.
Sostanzialmente, Pfizer sarebbe stata legalmente autorizzata a proporre qualsiasi cosa, e il governo americano avrebbe non solo accettato il prodotto, ma avrebbe costretto la stragrande maggioranza dei cittadini ad assumerlo, come poi effettivamente è avvenuto.
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