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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Astensionismo elezioni regionali, quel non voto grida una cosa: la politica governa per il potere non per il popolo (e il dissenso pesa, vedi Szumski)

Il cinquanta e rotti per cento che non vota è comunque popolo sovrano. Ma non ha scelta, è stato isolato e la Politica, i Partiti, le Istituzioni se ne fottono bellamente perché pensano di essere loro nel giusto. E non è così: se sei legittimato solo dalla metà degli aventi diritto, significa che sei tu ad essere minoranza

25 Novembre 2025

Elezioni comunali 2023: orari e dove si vota. La preoccupazione per l'astensionismo e la tenuta delle alleanze

Cominciamo dalla sorpresa: Riccardo Szumski è riuscito a scalfire quel muro di gomma che finora teneva fuori i piccoli. Ha preso quasi il 6 per cento ed entrerà in Consiglio con il suo bagaglio di idee libere e dissenzienti.

Ecco, dissenzienti: è la parola magica con cui aprire il recipiente dell’astensionismo. Quando oltre un italiano su due non va a votare (per ora Europee, Regionali ma per le Politiche ci andremo vicini) significa che il popolo sovrano ti sta dicendo che non va bene. Solo che non ha gli strumenti per dirlo in altro modo. E ha scelto quello più… innocuo, nel senso che il Palazzo fa finta di niente ma in fondo ha paura.

Perché un candidato su due diserta le urne, ci domandiamo. Ma la domanda dovrebbe essere rovesciata: perché andarci? Perché se il corpo elettorale indica una finalità e incrocia l’offerta politica di un partito o di un leader, quella fiducia viene poi tradita quando deve trovare esecutività?

Il successo di Szumski è il successo di una voce controcorrente che, a livello territoriale, non ha mollato la battaglia dissenziente e questo giornale on line non può che rallegrarsi avendo fatto del punto di vista diverso dal coro la propria linea editoriale. Szumski fa bene alla democrazia e il Capo dello Stato dovrebbe rallegrarsi se ci sono voci dissenzienti e se queste voci dissenzienti giocano nel perimetro democratico. Invece il dissenso fa paura e viene demonizzato. Così da spingerlo fuori con le peggiori etichette. Sei contro la guerra e ti danno del pacitonto o del putiniano. Sei per i deboli anche in Palestina e ti dicono che sei un amico di Hamas. Sei stato contro il green pass e diventi un pericoloso nemico della scienza e della medicina; e tanti saluti alle omissioni della Von Der Leyen. Scegli di non vivere secondo il modo consuetudinario come ha fatto la famiglia nel bosco e ti tolgono i figli. E così puoi andare avanti a lungo.

La Politica non ascolta, non si preoccupa di quelle che sono le priorità di vita della gente comune. Ma è mai possibile che avere oggi una casa di proprietà è diventato un incubo? Tra amministratori di condominio e banche, tra bollette, tasse varie e altre beghe, la casa di proprietà è un salasso. E gli stipendi? Fermi al palo, senza che ci siano interventi veri, pesanti. La vita si fa sempre più cara e non mi sembra che questo governo sia diverso da quello di quelli tecnici o europeisti: il grosso della manovra è per i mercati (nel senso che la finanza regna), il resto è per l’economia reale e le famiglie.

Il cinquanta e rotti per cento che non vota è comunque popolo sovrano. Ma non ha scelta, è stato isolato e la Politica, i Partiti, le Istituzioni se ne fottono bellamente perché pensano di essere loro nel giusto. E non è così: se sei legittimato solo dalla metà degli aventi diritto, significa che sei tu ad essere minoranza. Sarebbe bello un sistema per cui si distribuisce il potere proporzionalmente all’affluenza: vota meno della metà degli aventi diritto? E allora tutte le poltrone si dimezzano perché non sono tue. Non si può? Beh, allora si dimezzano i costi e gli stipendi. Poi vediamo se non torni a preoccuparti delle ragioni del popolo. Poi vediamo se non te ne frega alzare gli stipendi. Poi vediamo se la democrazia del popolo non torna ad essere centrale rispetto alla democrazia delle banche.

di Gianluigi Paragone

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