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Due italiani su tre bocciano la manovra finanziaria, il 67% degli intervistati indica scarso gradimento: tanti i leghisti delusi

Se la bocciatura da parte della sinistra va letta solo nell’ortodossia dell’appartenenza, non mi sorprendono le critiche che pur ci sono tra gli elettori del centrodestra soprattutto tra i leghisti: perchè dovrebbero esaltarsi per una norma “Made in Ue”?

03 Novembre 2025

Manovra, governo punta a tassare assicurazioni per recuperare 1 mld €: aumento del bollo su unit linked o tassa su polizze per il conducente al 12,5%

Giorgetti e Meloni, fonte: imagoeconomica

È il 67% del campione intervistato. E, come ogni sondaggio, si può liquidare come “tutte fandonie”: chi non vuole sentire lo scampanellio d’allarme di solito fa così, minimizza; eppure sono gli stessi che si aggrappano ai sondaggi per capire l’aria che tira, soprattutto dalle loro parti.

Fatto sta che domenica sulla Stampa, Alessandra Ghisleri ha messo nero su bianco delle cifre che se fossi nella maggioranza di governo prenderei molto sul serio, non solo per la serietà della stessa Ghisleri ma anche perchè in quei numeri di scarso gradimento c’è lo specchio di un paese che al bar, come al supermercato, negli uffici del lavoro o sui mezzi di trasporto non nasconde la paura di restare a bocca asciutta anche questo giro. “Per noi non cambia nulla” è il refrain di quella platea di italiani che ogni anno vede sempre grigio se non addirittura sempre più grigio, quasi nero. Gente che forse proprio per questo - “Tanto sono tutti uguali”, “Pensano solo a loro”, “Governano per banche e multinazionali” - ha deciso di non andare nemmeno più a votare.

Così, due italiani su tre bocciano la finanziaria, almeno per come giornali e tv la raccontano. “È come se si fosse sedimentata nel Paese una certezza amara: al di là dei proclami e degli slogan, poco o nulla cambierà”, ha scritto la Ghisleri sulla Stampa commentando il sondaggio. “Da anni le principali priorità dei cittadini restano le stesse: il carovita, il potere d'acquisto eroso, salari non adeguati, una sanità pubblica sempre più lenta, segnata da liste d'attesa interminabili e il tema sempre vivo del lavoro con tutte le sue declinazioni… è proprio su questi temi che il cittadino desidera delle risposte e, anche quest'anno come molti in precedenza, molti hanno la sensazione che le risposte non siano all'altezza”.

È una bocciatura trasversale e se lo pensa il 74,2% degli elettori del campo largo in fin dei conti te lo aspetti, non se lo pensa anche il 54,7% di chi sostiene la maggioranza. “Colpisce, in particolare, il dato relativo agli elettori della Lega, tra i quali quasi sette su dieci (68,2%) si dicono insoddisfatti”, spiegava la sondaggista. Ma è davvero così? O forse viviamo tutti in una grande bolla, in un grande gioco politico che poi si disvela alla prova dei fatti? È quello che ormai credo. Ci sono sostanzialmente due grandi atteggiamenti elettorali: quello di forte appartenenza e quello di “simpatia”; il primo è dell’elettore solido, il secondo dell’elettore liquido. Il primo è convinto della propria posizione (che può essere anche di astensione) e non la lascia sostanzialmente perchè tradirla è un po’ come mettere se stessi in discussione; il secondo invece non è convinto e si lascia convincere, mutando spesso la preferenza elettorale alimentando un mercato elettorale importante.

Alla fine però, quando si deve tirare la somma sulla ricaduta della politica rispetto alla propria vita, ecco che la realtà supera… l’ideologia. Ecco perchè, rispetto alla manovra, prevale il pessimismo: la manovra non incide nella vita della gente comune. Tant’è che è una manovra che piace a Bruxelles, che piace alle società di rating, che piace persino a Monti e alla Fornero. È un’altra manovra ordinata e disciplinata, quasi la prova di maturità di una maggioranza a guida Fratelli d’Italia che, alla vigilia, era guardata con grandi sospetti dagli stessi che oggi si sperticano in elogi.

Pertanto verrebbe da domandarsi: perché un elettore di centrosinistra si ritiene scontento di una manovra promossa dalla Fornero o dai mercati o da Bruxelles? Perché si indispettisce rispetto a un gioco di equilibrismo imparato dai tecnici alla Monti o alla Draghi? Questa potrebbe essere tranquillamente una Finanziaria che nel suo insieme avrebbe potuto fare persino Letta o Gentiloni. Un po’ meno Conte e Renzi i quali almeno un brivido lo avevano creato con il reddito di cittadinanza (o il superbonus) e con i famosi 80 euro, provvedimenti che, giusti o sbagliati, hanno lasciato un segno.

Se dunque la bocciatura da parte della sinistra va letta solo nell’ortodossia dell’appartenenza, non mi sorprendono le critiche che pur ci sono tra gli elettori del centrodestra soprattutto tra i leghisti: perchè dovrebbero esaltarsi per una norma “Made in Ue”? Lega e Fratelli d’Italia non avevano preso i voti per stare nella liturgia di Bruxelles; né, di più ancora, per farsi benedire dalla Fornero, la cui riforma delle pensioni resta saldamente in piedi nonostante le critiche di Salvini, la cui leadership si è opacizzata alla prova dei fatti. Cos’ha fatto Salvini? Aveva promesso di eliminare la legge Fornero, e invece in cantiere c’è una riforma che ne peggiorerà gli standard. Aveva promesso fuoco e fiamme contro l’Europa, ma anche questa legge finanziaria - scritta dal ministero retto dal leghista Giorgetti - è una legge di austerità, come prevedono i paletti del nuovo (e peggiorativo) Patto di Stabilità che questo governo ha approvato.

E aggiungo. Questa manovra non è in grado di tassare le multinazionali e le piattaforme e che fa? Se la prende con chi affitta le proprie case su Airbnb, e lo fa perché almeno è sicuro di ricevere i soldi dell’affitto ed è ancor più sicuro di non mettersi in casa dei furbi o dei parassiti che non solo non pagano ma pure la occupano abusivamente. Ora c’è questa manfrina sulle banche: ma come si può credere che un governo che ha “pilotato” recenti operazioni bancarie, arrivando a sollevare persino l’opzione golden power, possa ingaggiare e vincere un qualsivoglia braccio di ferro con il sistema bancario? Suvvia…
E allora, per chiudere con la Ghisleri, “L'Italia non ha bisogno solo di conti in ordine, ma di scelte che tornino a "mettere le mani" nella realtà: sul lavoro, sui servizi, sulle vite delle persone…, perché alla fine, una manovra economica non si giudica dalle cifre che contiene, ma dai cambiamenti che produce. La verità è che gli italiani non chiedono miracoli, ma segnali concreti. In un momento in cui i salari reali restano inchiodati e il costo della vita continua a correre, l'impressione diffusa è che la politica - tutta - parli un linguaggio diverso da quello delle famiglie e dei lavoratori”.

di Gianluigi Paragone

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