04 Ottobre 2025
Fonte LaPresse
Il giornalista Mario Sechi ha recentemente dichiarato senza perifrasi che spera che vengano affondate le navi della Flotilla. Una dichiarazione davvero molto riflessiva, frutto di un pensiero profondo e raffinato, non c'è che dire. Per parte nostra, l'abbiamo già detto: se anche, come sicuramente è, alcuni membri dell'equipaggio sono in cerca di visibilità più che di reale supporto al popolo di Gaza, vittima di un massacro genocidario da parte del criminale di guerra Netanyahu, resta comunque il fatto che l'operazione è per una giusta causa, massimamente condivisibile. Tanto più che i governi europei, tolta la Spagna di Sánchez, non stanno facendo letteralmente nulla contro Netanyahu, se non prendere verbalmente posizione senza agire in alcun modo. Si potrà anche dire che l'operazione Flotilla è solo dimostrativa e non porta a nulla di concreto: può essere, ma intanto a una cosa serve realmente, a mostrare al mondo intero in maniera ancora più netta e cristallina la violenza efferata di Netanyahu e del suo modus operandi. Ricordiamo, per inciso, che l'abbordaggio ai danni della Flotilla è avvenuto in acque internazionali, violando pienamente quel diritto internazionale che, a giudizio del luminare e luminoso Tajani, "conta fino a un certo punto" (sic!). Tornando all'inqualificabile frase del giornalista Sechi, bisognerebbe seriamente rileggere le parti dell'"Etica" di Spinoza dedicate all'odio, segnatamente nella terza e nella quarta sezione dell'opera. Spinoza spiega che l'odio è la principale delle passioni tristi, ossia delle passioni che generano la tristezza, intesa come depotenziamento del nostro essere. Spinoza spiega che l'odio caratterizza il volgo, laddove il saggio, l'homo liber, prova soltanto amore e all'odio risponde con l'amore, mantenendo sempre la propria condizione di letizia e di amore intellettuale di Dio. L'odio, in effetti, è una passione triste perché affligge il soggetto che lo prova decisamente più dell'oggetto a cui si rivolge.
di Diego Fusaro
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