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Funzioni Locali, aumenti in arrivo: fino a 158 euro lordi mensili per funzionari e alte qualificazioni, ma il CCNL è ancora in bilico

Il rinnovo del CCNL Funzioni Locali non sarà forse la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, ma rappresenta un primo passo concreto per ridare fiducia e stabilità a migliaia di dipendenti pubblici troppo spesso dimenticati

16 Settembre 2025

Funzioni Locali, aumenti in arrivo: fino a 158 euro lordi mensili per funzionari e alte qualificazioni,  ma il CCNL è ancora in bilico

CCNL Fonte: Associazione Segretari Comunali e Provinciali

Dopo mesi di stallo, divergenze sindacali e trattative a rilento, si riaccendono i riflettori sul rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del comparto Funzioni Locali. Un rinnovo atteso da circa 430.000 lavoratori della pubblica amministrazione territoriale — impiegati nei Comuni, Province, Regioni, Camere di commercio, aziende pubbliche per i servizi alla persona e consorzi vari — che da tempo chiedono non solo un adeguamento economico, ma anche il riconoscimento del proprio ruolo centrale nella macchina dello Stato. La proposta avanzata dall’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) prevede aumenti stipendiali medi lordi che vanno da 122,48 a 158,48 euro mensili, con effetto retroattivo a partire dal 2022 o dal 2023. Tuttavia, la firma definitiva dell’intesa sembra ancora lontana e, seppur auspicata per la fine dell’autunno, resta appesa al filo della volontà politica e alla capacità negoziale delle parti sociali.

Un adeguamento strutturale, ma ancora teorico

Nel dettaglio, l’aumento retributivo coinvolgerebbe le seguenti categorie:

  • Operatori semplici: +122,48 euro
  • Operatori esperti: +129 euro
  • Istruttori: +145,50 euro
  • Funzionari e alte qualificazioni: +158,48 euro

L’incremento sarà possibile grazie alla confluenza di una parte (un terzo) dell’indennità di comparto nello stipendio tabellare. Un passaggio tutt’altro che banale: significa che una voce retributiva finora accessoria e variabile diventa stabile e strutturale, con impatti positivi su pensione, TFR e progressioni di carriera. Non si tratta solo di una busta paga più ricca, ma di una valorizzazione duratura del reddito.

Tuttavia, al momento tutto resta ipotetico. Senza la firma sul contratto, i lavoratori non riceveranno né gli aumenti né gli arretrati che potrebbero anche superare i 3.000 euro lordi, a seconda dell’anzianità e della categoria. E se il negoziato dovesse arenarsi ancora una volta, il rischio concreto è che gli aumenti slittino al 2026.

Le novità normative del CCNL

Accanto al tema salariale, il rinnovo contrattuale prevede anche una serie di novità normative che puntano a modernizzare il lavoro pubblico locale. Tra le principali:

  • Settimana corta su base volontaria, concentrando le 36 ore su 4 giorni.
  • Buoni pasto anche per il lavoro agile.
  • Progressioni verticali prorogate fino al 2026, in deroga ai titoli di studio.
  • Compensi aggiuntivi per chi lavora nel giorno di riposo.
  • Formazione equiparata all’orario di lavoro, con diritto al buono pasto.
  • Maggior flessibilità per i permessi di studio e il lavoro flessibile in caso di tirocinio.
  • Age management, ovvero meccanismi di mentoring per i lavoratori prossimi alla pensione.

Sono misure che rispondono alle esigenze di una PA moderna, più flessibile e orientata alla valorizzazione del capitale umano. Ma anche queste, finché il contratto non sarà firmato, restano sulla carta.

Enti virtuosi e disparità territoriali

Interessante, seppur non priva di criticità, la clausola che premia gli “enti virtuosi” — ovvero quelli con bilanci in ordine — i quali potranno godere di maggiore flessibilità nell’utilizzo del salario accessorio. In teoria, si tratta di un incentivo alla buona amministrazione. In pratica, però, potrebbe acuire le disparità tra territori ricchi e aree economicamente più fragili, ampliando il divario tra Nord e Sud anche all’interno del pubblico impiego.

Una pubblica amministrazione efficiente e motivata è essenziale per il buon funzionamento dello Stato. Ma una PA che divide i suoi lavoratori sulla base delle condizioni economiche locali rischia di perdere pezzi preziosi, alimentando la già preoccupante “fuga” verso comparti più remunerativi o verso il settore privato.

Il nodo politico e le incognite future

Sebbene il Governo abbia stanziato circa 6 miliardi di euro nella legge di Bilancio 2025 per il rinnovo dei contratti pubblici, resta l’incognita politica. Il CCNL delle Funzioni Locali è uno dei tasselli del più ampio mosaico della riforma del pubblico impiego, ma sconta ancora oggi divergenze tra i sindacati e, in parte, resistenze all’interno della stessa amministrazione statale. Il rinnovo, oltre che un atto dovuto, sarebbe un segnale di rispetto verso lavoratori che, pur con risorse ridotte, garantiscono servizi fondamentali ai cittadini: dall’assistenza sociale alla polizia locale, dalla manutenzione del territorio all’edilizia scolastica.

In un’Italia che si prepara a sfide decisive per il proprio futuro — dal PNRR alla digitalizzazione della PA — il rilancio del comparto Funzioni Locali non può più attendere. Non è solo una questione di stipendi, ma di dignità, motivazione e qualità dei servizi pubblici. Il rinnovo del CCNL Funzioni Locali non sarà forse la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, ma rappresenta un primo passo concreto per ridare fiducia e stabilità a migliaia di dipendenti pubblici troppo spesso dimenticati. Che sia davvero, come si auspica, il regalo di Natale che questa categoria aspetta da tempo. Ma senza promesse da campagna elettorale: servono fatti. E subito.

Di Riccardo Renzi

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