27 Agosto 2025
Meloni, fonte: imagoeconomica
Provate a rispondere velocemente a questa domanda: chi è il ministro del lavoro di questo governo? Non vi preoccupate, non la conosce nessuno. Si chiama Elvira Calderone. E non ha fatto praticamente nulla. Eppure se c’è un tema su cui il governo sta galleggiando è proprio il lavoro.
Sì, lo so che i dati dicono che il problema - per loro - non esiste perché i dati e le statistiche parlano di occupazione a livelli importanti, ma la parola “occupazione” fa volume e non fa peso specifico: si può essere occupati anche con contratti a tempo e quelli “indeterminati” possono essere contratti poveri.
Se il governo non capisce che la vita sta aumentando progressivamente fino a prosciugare i bilanci famigliari, allora perderà quei consensi popolari che pur aveva conquistato. I lavoratori - lo dico con grande chiarezza - sembrano essere scomparsi dall’agenda dell’esecutivo. Mi sbaglio? Può darsi e i conti elettorali li faremo alla fine. Ma è quantomeno insolito che il ministro della partita sia una perfetta sconosciuta.
Giorgia Meloni si è messa in testa che un aggiornamento della propria squadra rovini il record di longevità e che le correzioni in corsa siano un handicap. Io non lo penso. Anzi, credo che un Meloni 2 con i dovuti accorgimenti possa coincidere con un opportuno cambio di passo. Davvero è convinta che al Lavoro, allo Sviluppo (Urso) o alla Sanità non ci siano problemi? La Sanità è l’altro grande buco nero.
Dall’altra parte del campo c’è una opposizione che proprio sul lavoro batterà i colpi e ha trovato lo slogan facile per entrare nella testa della gente, ossia il “salario minimo” e il “reddito di cittadinanza”. Rispetto a questi slogan il governo si limita a rompere il gioco ma questa azione non basta; non basta dire no al salario minimo né è sufficiente aver tolto il reddito di cittadinanza per far scomparire la questione. Il reddito, alla fine, è diventato una “rendita” sia dal punto di vista elettorale (per la fortuna dei Cinquestelle), sia dal punto di vista delle dinamiche occupazionali perché molte persone abili hanno preferito sottrarsi al sacrificio lavorativo creando o un danno o uno squilibrio. Ciò detto le problematiche del lavoro rispetto alle nuove tecnologie - dall’intelligenza artificiale al crescente utilizzo dei robot - diventeranno una difficoltà oggettiva e il governo non può limitarsi a giocare di rimessa. Una forma di sostegno al reddito dovrà essere presa in considerazione per renderlo compatibile con il crescente costo della vita.
Il salario minimo idem, non è la soluzione ai problemi dei lavoratori ma se il governo non contrasta le opposizioni con una proposta gli lascerà un campo troppo aperto alla propaganda, sebbene non risolverà i problemi veri. Insomma non esiste una soluzione attraverso gli slogan ma sugli slogan Conte sta in piedi e ha conquistato una leadership nel cosiddetto campo largo tanto da prendersi due regioni del Sud ad alta densità di disoccupazione: la Campania e la Calabria, la prima con Fico la seconda con l’ex presidente dell’Inps, Tridico.
Al salario minimo il governo deve rispondere con una idea più articolata di politiche attive sul lavoro, e se il Mef pone le solite questioni di bilancio la Meloni dovrà decidere da che parte stare. Che partita vuole giocare la premier?
Ps. Se fossi in loro non tirerei troppo la corda nemmeno sulla materia pensionistica: la rivoluzione post Fornero non si è vista; ci manca pure un ulteriore stress sull’età per lasciare il lavoro. Eviterei.
di Gianluigi Paragone
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