25 Agosto 2025
L'Italia si piega alla possibilità dettata dalle "garanzie di sicurezza" di inviare soldati in terra ucraina. A comunicarlo è il Ministro degli Esteri Antonio Tajani che tornando sull'invio di soldati italiani in Ucraina afferma che potrebbero partire, a fine guerra, per "sminare" il Paese di Zelensky.
Quello che cioè Macron alla corte di Trump aveva appalesato come soluzione percorribile - l'invio di truppe in Ucraina - e che aveva acceso la stizza del vicepremier Salvini con una battuta - taches al tram, ti metti il caschetto, il giubbetto, il fucile e vai in Ucraina -, ora per Tajani si sta rivelando la soluzione giusta. "Noi non siamo per inviare truppe" ha affermato il Ministro degli Esteri davanti ai microfoni dei giornalisti al Meeting di Rimini, ma l'affermazione è subito scaduta nel suo esatto contrario: "potremmo dare un contributo importante vista la grande esperienza che abbiamo per lo sminamento sia marittimo che terrestre. Poi si vedrà come andranno le cose". Dunque: no soldati italiani in Ucraina per combattere, ma per liberare il terreno e il mare dalle mine antiuomo sì. Una linea di governo che al momento, nel lavoro per i negoziati, tiene banco, per quanto palesemente contraddittoria, e che fa il passo più lungo della gamba in vista di un accordo di pace.
In seno all'intervista, Tajani era anche intervenuto per commentare le affermazioni del suo collega Salvini, affermando che "La politica estera la fanno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. Io uso sempre toni calmi, ma bisogna sempre ricordare che la forza delle idee in politica conta più della violenza delle parole". E intanto, dopo la prospettiva di un invio di truppe italiane in missione sminamento, gli attriti intestini al Governo aumentano di non poco: la Lega infatti, in una nota, ha ribadito il suo zoccolo duro: "Mai soldati italiani a combattere in Ucraina o in Russia".
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