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Gaza, la lettera di 40 ex ambasciatori a Meloni: "Riconosca subito la Palestina e sospenda ogni cooperazione militare con Israele, in atto pulizia etnica"

Un appello che arriva pochi giorni dopo l'annuncio della Francia e di Macron sul riconoscimento della Palestina: "governo israeliano dovrà rispondere di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra"

27 Luglio 2025

Gaza, la lettera di 34 ex ambasciatori a Meloni: "Riconosca subito la Palestina e sospenda ogni cooperazione militare con Israele"

Giorgia Meloni, fonte: imagoeconomica

40 ex ambasciatori hanno scritto una lettera a Giorgia Meloni, invitandola tra le altre cose a riconoscere subito lo Stato di Palestina e sospendere ogni cooperazione militare con Israele. Un appello che arriva pochi giorni dopo l'annuncio della Francia e di Macron sul riconoscimento della Palestina. l'Italia si è tirata indietro, ed il ministro degli Esteri Tajani ha persino detto che il nostro Paese riconoscerà la Palestina quando questa farà lo stesso con Israele.

Gaza, la lettera di 40 ex ambasciatori a Meloni: "Riconosca subito la Palestina e sospenda ogni cooperazione militare con Israele"

Una lettera aperta a Giorgia Meloni, nella quale la si invita a riconoscere lo Stato di Palestina ed interrompere le cooperazioni militari con Israele. Si tratta solo di due più grandi temi che stanno scandendo la politica italiana in questi mesi. L'atteggiamento del governo ha da più parti ricevuto delle critiche, anche sulla non condanna del genocidio a Gaza. La premier è infatti intervenuta solo di recente, e solo per condannare un attacco alla chiesa cattolica di Gaza.

Tuttavia, le operazioni militari nella Striscia vanno avanti. Al ministro Salvini è stato persino consegnato il premio Italia-Israele, con il leader del Carroccio che ha anche dichiarato: "Tel Aviv è una realtà pacifica". 

La lettera dei 40 ex ambasciatori

Signora Presidente del Consiglio,

ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie. Questo momento è giunto per Gaza. Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili o argomentazioni convincenti sulla condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza.

Gli esecrabili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con l’orrore perpetrato nella Striscia da Israele nei confronti della stragrande maggioranza di civili inermi, che non ha nulla a che vedere con il diritto di Israele all’autodifesa e che non è affatto improprio qualificare in termini di pulizia etnica, mentre la Corte Internazionale di Giustizia esamina gli estremi del genocidio.
Le flagranti violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone, che non risparmiano bambini, donne, anziani, ammalati, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra, la costante inosservanza della legalità internazionale e del diritto umanitario - di cui il governo israeliano, come avviene per tutti i governi, dovrà rispondere - minano le stesse fondamenta della comunità internazionale e cancellano conquiste etiche maturate in decenni di consuetudini internazionali.

Le inaccettabili restrizioni per l’accesso umanitario a Gaza, la riduzione a livelli minimi inaccettabili, senza reali alternative, delle attività delle organizzazioni internazionali a favore di una sedicente fondazione umanitaria, stanno provocando migliaia di nuove vittime innocenti, che si aggiungono alle decine di migliaia già provocate dai massicci e indiscriminati bombardamenti israeliani in tutta la Striscia. 

In questi mesi abbiamo assistito a incessanti spostamenti forzati di popolazione da una parte all’altra della Striscia senza che ci fossero delle reali zone di protezione internazionale. Tutto ciò è avvenuto mentre tutte le infrastrutture di Gaza, necessarie anche solo alla sopravvivenza della popolazione, sono state sistematicamente distrutte, a cominciare dagli ospedali, per continuare con le scuole, le università, gli stessi campi profughi.

Dinanzi a tutto ciò, non servono più le dichiarazioni, pur necessarie, come quella firmata da 30 Ministri degli Esteri (ed una Commissaria UE) lo scorso 21 luglio, a cui l’Italia meritoriamente si è unita. Servono gesti politico-diplomatici concreti ed efficaci.

Dinanzi al ripetersi di eccidi e massacri di civili, chiediamo al Governo di adottare comportamenti conseguenti, in particolare i seguenti:

  1. sospendere ogni rapporto e cooperazione, di qualunque natura, nel settore militare e della difesa con Israele;
  2. sostenere in sede UE ogni iniziativa che preveda sanzioni individuali (restrizioni agli spostamenti internazionali e congelamento delle attività economico-finanziare e dei patrimoni) nei confronti dei Ministri israeliani - come Smotrich e Ben G’vir - che incoraggiano e appoggiano il moltiplicarsi degli insediamenti illegali e le violenze dei coloni in Cisgiordania;
  3. unirsi al consenso europeo per la sospensione temporanea dell’Accordo di associazione tra Israele e l’Unione Europea.

L’iniziativa da assumere con urgenza, di altissimo significato politico e tutt’altro che meramente simbolica, è l’immediato riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina, in vista della Conferenza internazionale sull’attuazione della soluzione e due Stati. Chiediamo al governo di ripensarci. Questa decisione confermerebbe che da parte italiana la prospettiva di «due popoli, due Stati» non è solo uno slogan privo di senso compiuto e di qualunque credibilità, ma che si tratta di un percorso negoziale da riprendere immediatamente

Le relazioni con Israele devono essere strettamente condizionate a questa prospettiva. L’eventuale annessione in tutto o in parte dei Territori palestinesi, ad esempio, dovrebbe comportare la radicale revisione delle relazioni diplomatiche con Israele.
Signora Presidente del Consiglio, i lunghi anni spesi nel servizio diplomatico, tenendo fede alla causa della pace e del dialogo, nello spirito dell’articolo 11 della Costituzione repubblicana, ci hanno spinto a rivolgerle questo appello, non potendo rimanere in silenzio ed inerti dinanzi alla sistematica negazione in atto da parte del governo israeliano di tutto quello in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo svolto la professione diplomatica.

Firmatari in ordine alfabetico:
 

  1. Aldo Amati
  2. Lorenzo Angeloni
  3. Antonio Armellini
  4. Marco Baccin
  5. Piero Benassi 
  6. Mario Boffo 
  7. Alberto Bradanini
  8. Giovanni Brauzzi
  9. Rocco Cangelosi
  10. Ino Cassini
  11. Rosanna Coniglio
  12. Antonio D’Andria
  13. Anna Della Croce
  14. Vincenzo De Luca
  15. Roberto Di Leo
  16. Pasquale Ferrara
  17. Giovanni Ferrero
  18. Giovanni Germano
  19. Michele Giacomelli
  20. Luca Giansanti
  21. Aldo Mantovani
  22. Maurizio Melani
  23. Andrea Meloni
  24. Elio Menzione
  25. Laura Mirachian
  26. Giuseppe Mistretta
  27. Enrico Nardi
  28. Ferdinando Nelli Feroci
  29. Claudio Pacifico
  30. Angelo Persiani
  31. Michelangelo Pipan
  32. Cristina Ravaglia
  33. Lucio Alberto Savoia
  34. Stefano Starace Janfolla
  35. Stefano Stefanini
  36. Vittorio Surdo
  37. Franco Tempesta
  38. Pasquale Quito Terracciano
  39. Carlo Trezza
  40. Gianfranco Varvesi

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