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2 Giugno: la Festa della Repubblica o l’anniversario di un Cinepanettone scauduto? C’é da rifletterci

Tra un Governicchio in cosplay patriottico e un’opposizione che non sa nemmeno opporsi, la Repubblica Italiana prende in giro sé stessa

02 Giugno 2025

2 Giugno: la Festa della Repubblica o l’anniversario di un Cinepanettone scauduto?

Se c’è una cosa che gli italiani sanno fare è fingere che tutto vada bene mentre il Titanic affonda e l’orchestra suona “Fratelli d’Italia” con una trombetta rotta. Ogni 2 giugno, puntualmente, si rispolverano le bandierine, si lucidano le frecce tricolori e si fa finta che la Repubblica sia viva, vegeta e in gran forma. Peccato che sia invece una vecchia signora in panciolle che ha dimenticato dove sia parcheggiata la dignità.

La Festa della Repubblica del 2025 sembra più che altro un cinepanettone fuori tempo massimo: gag pecoreccie, battutte sempre uguali, attori fuori parte e sceneggiatura scritta da un maranza impasticcato. A dirigere la tragicommedia, ovviamente, c’è il Governo Meloni, che ogni giorno si supera in un’impresa alchemica: trasformare ogni problema complesso in una questione identitaria da sbandierare su TikTok.

La Meloni, che un tempo prometteva il patriottismo competente, oggi si limita a distribuire patriottismo e ha smarrito per strada la competenza. La crescita economica langue, i giovani fuggono come se l’Italia fosse la scena iniziale di un film apocalittico, e i diritti civili vengono trattati come optional da sbloccare con un DLC a pagamento. Ma almeno abbiamo l’orgoglio nazionale, che si nutre di parole roboanti e decreti emergenziali a getto continuo.

E l’opposizione? Se la destra è un circo, la sinistra è il pubblico che si perde l’inizio dello spettacolo perché stava litigando su quale tipo di popcorn ordinare. Il PD si sta ancora chiedendo se la Schlein sia il futuro o solo una parentesi grammaticalmente scorretta, mentre il Movimento 5 Stelle è un podcast senza podcaster. Azione e Italia Viva continuano a dividersi lo 0,qualcosa % dei sondaggi, come due eredi litigiosi che si contendono un vecchio portacenere.

L’alternativa non esiste, o meglio, esiste solo nei meme su Instagram e nei talk show dove politici riescono a perdere dibattiti persino contro sé stessi. La sinistra italiana è talmente disorganizzata che se dovessero organizzare una rivoluzione, si presenterebbero con venti manifesti, tre hashtag, nessun piano e l’assemblea già divisa in sei correnti prima ancora di iniziare.

Intanto la Repubblica va avanti per inerzia, come un vecchio autobus che sbanda ma non si ferma, guidato da un autista bendato che urla “Ce lo chiede l’Europa!” mentre prende contromano ogni rotonda del buon senso.

In tutto questo, il 2 giugno diventa una barzelletta che non fa più ridere, non perché manchi lo spunto comico, ma perché la ripetizione ha ucciso la sorpresa. Sfilano le forze armate, ma la vera forza manca: quella della politica di visione, dell’etica pubblica, della responsabilità collettiva.

E allora, permettetemi una provocazione, viene quasi da augurarsi un bel colpo di Stato. Non con i carri armati, per carità, ma con qualcosa che almeno resetti il videogioco prima che finisca definitivamente la batteria. Magari un colpo di Stato guidato dalle intelligenze artificiali stanche di guardare gli umani sbagliare tutto. Almeno loro, ogni tanto, aggiornano il software.

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