20 Maggio 2025
Meloni, fonte: imagoeconomica
Altro che Farnesina: quando si tratta di politica estera, Giorgia Meloni prende la scorciatoia del colonnato berniniano. In poche parole il vero motore dei grandi incontri internazionali non è Palazzo Chigi, ma la Santa Sede.
È il Vaticano, infatti, a portare a Roma i pezzi grossi del globo: presidenti, cardinali con poteri para-statali, e persino leader di Paesi che non sanno nemmeno dove sia l’Italia sulla mappa. Meloni? Pronta ad agganciarsi al treno.
A Bruxelles non se la bevono più: nel Palazzo Ue si parla già, con un sorrisetto beffardo, di “politica parassitaria”. Cioè: l’Italia succhia visibilità, credibilità e contatti dalla diplomazia pontificia. Ed anche a Washington ormai hanno colto il trucco.
E il Papa? Leone (mai nome fu più azzeccato, dicono negli ambienti vaticani, per via del suo piglio tutt'altro che mite come potrebbe sembrare in apparenza) si ritrova, volente o nolente, a fare da stampella geopolitica alla Meloni. Così, mentre la politica estera italiana arranca, l’agenda internazionale della premier si costruisce… in Vaticano.
Ma attenzione: a Roma i muri hanno le orecchie e in Vaticano pure le preghiere lasciano tracce. Se l’Italia continua a vivere di riflesso, prima o poi qualcuno spegnerà la luce del riflettore.
Di Eric Draven
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