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Meloni sfida il Colle (che risponde convocando il Consiglio Supremo di Difesa) : “Nessuno si azzardi a pensare a governi tecnici o soluzioni di palazzo. Se cado, si torna al voto.” - RETROSCENA

Nell’intervista rilasciata all'Adnkrnos la premier lancia un vero e proprio messaggio in codice al Colle: nessun piano B, si va avanti fino al 2027. Il Quirinale risponde convocando il Consiglio Supremo di Difesa

06 Maggio 2025

Meloni sfida il Colle (che risponde convocando il Consiglio Supremo di Difesa) : “Nessuno si azzardi a pensare a governi tecnici o soluzioni di palazzo. Se cado, si torna al voto.” - RETROSCENA

Fonte: Facebook profilo Meloni

A Palazzo Chigi ogni parola è pensata, ogni intervista è strategia. L’ultima, rilasciata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’Adnkronos il 2 maggio scorso, ha il sapore di un messaggio cifrato. Apparentemente rassicurante, nei toni moderati e istituzionali, ma nelle pieghe del linguaggio si nasconde una linea di faglia ben precisa: “Nessuno si azzardi a pensare a governi tecnici o soluzioni di palazzo. Se cado, si torna al voto.”

Un messaggio che, secondo fonti qualificate di maggioranza, non è stato indirizzato tanto agli alleati – Salvini e Tajani ma direttamente al Colle. A Sergio Mattarella. Come a dire: “Il mio mandato viene dal popolo, e lì deve tornare.” Nessuna trattativa, nessun governo balneare, nessun Monti-bis.

E infatti, poche ore dopo l’intervista – quasi a voler ristabilire un punto di equilibrio – il Quirinale ha convocato a sorpresa il Consiglio Supremo di Difesa. Tema ufficiale: la situazione internazionale e il ruolo dell’Italia nello scacchiere geopolitico. Ma il sottotesto, per chi frequenta i corridoi del potere, è evidente: il Colle c’è, osserva, e ricorda chi ha l’ultima parola nei momenti di crisi istituzionale.

Non è la prima volta che Mattarella si trova a gestire tensioni tra governo e istituzioni. E se da un lato mantiene il suo ruolo di garante super partes, dall’altro non tollera forzature che mettano in discussione l’equilibrio costituzionale. “L’ultima parola non spetta a chi governa, ma a chi la Costituzione la custodisce,” sintetizza una fonte quirinalizia.

Nel centrodestra, l’intervista di Meloni è stata accolta in modo ambiguo. Salvini tace, Tajani smorza, ma entrambi leggono tra le righe la stanchezza di un esecutivo che sembra aver esaurito la spinta propulsiva. "Il governo ha finito la benzina e il deep state si è rimesso in movimento". Con un PNRR in affanno, una manovra d’autunno da scrivere in salita, la sensazione – come sussurra un senatore meloniano – è che “la fase discendente sia iniziata, anche se nessuno lo ammette pubblicamente”. Il che potrebbe tradursi anche in elezioni anticipate all'inizio del prossimo anno.

Intanto Meloni cerca di marcare i confini del suo potere. L’intervista non è solo una dichiarazione politica: è un messaggio in bottiglia a quella parte di deep state che pensa si possa traghettare il Paese in acque diverse senza passare dalle urne sperando magari nell'incidente politico o giudiziario.

Ma la partita è appena cominciata. E il Quirinale, da sempre silenzioso ma mai passivo, si prepara al finale di stagione. Con una certezza: la Costituzione non prevede automatismi. E se il governo dovesse davvero cadere, sarà il Presidente – non la Premier – a decidere come scrivere l’ultimo atto.

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