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Schlein e Meloni litigano sul tema del lavoro: un dibattito patetico tra chi ugualmente è nemico dei lavoratori

Avventurarsi al di là della dicotomia di destra e sinistra rappresenta il passaggio necessario per ripensare una politica del basso contro l’alto, dei lavoratori contro gli oppressori senza frontiere

03 Maggio 2025

Schlein e Meloni litigano sul tema del lavoro: un dibattito patetico tra chi ugualmente è nemico dei lavoratori

Schlein e Meloni

Abbiamo sentito, nei giorni scorsi, dello scontro a distanza sul tema del lavoro tra le due vestali del neoliberismo atlantista Elly Schlein e Giorgia Meloni, rispettivamente afferenti all'area della sinistra fucsia e a quella della destra bluette. Uno scontro patetico, che rivela una volta di più il livello bassissimo del dibattito politico contemporaneo, ove lo scontro avviene tra posizioni perfettamente coincidenti in quanto egualmente organiche all'ordine dominante della globalizzazione turbocapitalistica. Che, come dice la Schlein, Giorgia Meloni non abbia fatto esattamente nulla in difesa del lavoro è palesemente evidente e al di là di ogni ragionevole dubbio. Ma che cosa ha fatto, invece, la sinistra fucsia afferente alla signora Schlein? Né più e né meno, questa la risposta ugualmente evidente e ugualmente al di là di ogni ragionevole dubbio. Ha istituto il Jobs act, trionfo della precarizzazione coatta, quando era al governo e adesso che è all'opposizione dice di volerlo abolire! Nel tempo della dominazione capitalistica, in cui i lavoratori sono massacrati quotidianamente, diventa ogni anno più difficile distinguere il primo maggio dal primo aprile. Per parte loro, la destra bluette e la sinistra fucsia, in quanto maggiordomi del capitale differenti soltanto per il colore della livrea che indossano, non fanno altro, con la loro alternanza senza alternativa, se non tutelare con zelo gli interessi dei gruppi dominanti. Ogni loro manovra, ogni loro azione, ogni loro legge si pone saldamente dalla parte del capitale contro il lavoro, come il blocco oligarchico neoliberale richiede. Non ci stanchiamo di sottolineare come la politica al tempo del neoliberismo senza frontiere sia diventata soltanto la continuazione dell'economia capitalistica con altri mezzi: un grande inganno che fa apparire pluralistico e democratico un ordine che tale non è, essendo invece il dominio monocratico del capitale e delle sue classi di riferimento. Tant'è che quella che siamo soliti definire a sproposito democrazia andrebbe oggi più precisamente qualificata come oligarchia plebiscitaria finanziaria a base imperialistica. Avventurarsi al di là della dicotomia di destra e sinistra rappresenta il passaggio necessario per ripensare una politica del basso contro l’alto, dei lavoratori contro gli oppressori senza frontiere.

Di Diego Fusaro

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