26 Marzo 2025
Daniela Santanchè - foto @Lapresse
Potrebbe andare in prescrizione il caso che coinvolge Daniela Santanchè, Ministra del Turismo. Santanchè è indagata per “truffa” all’Inps, ma l’udienza è stata rinviata di quasi 2 mesi, al 20 maggio.
L’udienza preliminare che vede tra gli imputati la ministra del Turismo Daniela Santanchè per presunta "truffa aggravata" ai danni dell’Inps è stata rinviata al 20 maggio. La decisione è stata presa dalla giudice dell’udienza preliminare (gup) di Milano, Tiziana Gueli, in seguito alla richiesta di un "termine a difesa" avanzata dall’avvocato Salvatore Pino, nuovo legale della senatrice. L’istanza è stata motivata dalla necessità di esaminare la documentazione processuale, data la recente nomina del difensore. L’altro legale della ministra, Nicolò Pelanda, era invece impegnato in un altro processo.
La procura di Milano, rappresentata dalla pm Maria Gravina, si è opposta al rinvio per il timore di una possibile prescrizione. Infatti, per le ipotesi di reato risalenti al 2020, la prescrizione scatterebbe dopo sette anni e mezzo, ovvero a metà del 2027. Tuttavia, la giudice ha accolto la richiesta di differimento, posticipando la prossima udienza alla primavera.
L’avvocato Pino, che ha sostituito nel collegio difensivo il legale Salvatore Sanzo, aveva già anticipato ieri la sua richiesta di un termine a difesa, formalizzandola poi questa mattina. Nel frattempo, il co-difensore Pelanda ha presentato un’istanza di legittimo impedimento per la concomitanza con un altro processo in appello. Di conseguenza, il rinvio dell’udienza si è reso inevitabile.
Secondo l’accusa, la senatrice di Fratelli d’Italia, insieme al compagno Dimitri Kunz e a Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore con funzioni di gestione del personale nelle società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, sarebbe stata consapevole di aver richiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga destinata alle imprese colpite dagli effetti della pandemia per 13 dipendenti, per un importo di oltre 126mila euro.
A Santanchè e agli altri due imputati viene contestato di aver “dichiarato falsamente” che i dipendenti fossero in cassa integrazione “a zero ore”, mentre in realtà continuavano a svolgere le proprie mansioni in “smart working”. Nel frattempo, Visibilia Editore ha già chiesto di patteggiare, mentre le società coinvolte hanno provveduto a risarcire l’Inps.
L’udienza odierna, comunque, non avrebbe portato a una decisione sui rinvii a giudizio, poiché la fase preliminare del procedimento è ancora in corso. Dopo la sentenza della Cassazione, che ha stabilito la competenza del Tribunale di Milano, i difensori potrebbero presentare ulteriori eccezioni procedurali o chiedere che gli imputati vengano ascoltati in aula. Successivamente, sarà la procura a ribadire la richiesta di processo. Inoltre, la parte civile, rappresentata dall’Inps, interverrà tramite il legale Aldo Tagliente, prima che le difese prendano la parola.
L’Inps ha già comunicato l’intenzione di revocare la costituzione di parte civile. L’avvocato Aldo Tagliente ha confermato che l’istituto ha ottenuto “soddisfazione piena” dal punto di vista risarcitorio, ricevendo il rimborso integrale del danno patrimoniale, pari a oltre 126mila euro. I versamenti sono stati effettuati dalle stesse società coinvolte nel procedimento.
Oltre alla cifra principale, l’Inps sta ricevendo ulteriori pagamenti per i cosiddetti “danni da disservizio”, stimati in circa 10mila euro, e per i danni non patrimoniali legati all’immagine dell’ente. Complessivamente, la somma versata sarebbe compresa tra i 150mila e i 200mila euro.
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