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Meloni ha la possibilità di sfruttare la presidenza Trump per accrescere il ruolo dell'Italia, il caso Sala è il primo passo

Il caso Sala è stato il primo passo; ora c'è da gestire la questione ben più ampia della guerra in Ucraina

09 Gennaio 2025

Meloni ha la possibilità di sfruttare la presidenza Trump per accrescere il ruolo dell'Italia, il caso Sala è il primo passo

Cecilia Sala e Meloni, fonte: imagoeconomica

Il primo successo è stato raggiunto. Il viaggio a Mar-a-Lago di Giorgia Meloni ha aperto la strada alla liberazione della giornalista Cecilia Sala da parte dell'Iran, evitando uno scontro con la diplomazia americana. È stato necessario interloquire con l'amministrazione uscente, quella di Joe Biden, ma ancora di più assicurarsi che quella entrante di Donald Trump non vedesse l'intesa raggiunta con Teheran — che prevede la non estradizione dell'ingegnere iraniano Mohammad Abedini negli Stati Uniti — come uno sgarbo nei confronti di Washington.

È indubbio che l'identità politica di Giorgia Meloni sia stata, e sarà, essenziale per il rapporto con il mondo Trump. Essere di destra, e per di più una destra osteggiata dall'establishment fino a pochi anni fa, aiuta il governo italiano a presentarsi come ideologicamente affine al tycoon e ai suoi. Gli elogi di Trump e di Elon Musk mostrano, infatti, la possibilità di sfruttare questa posizione per stabilire una sorta di fiducia di base nel rapporto tra i due paesi nel prossimo periodo.

Poi bisogna fare il lavoro vero, cioè iniziare il processo pratico di capire cosa si dà e cosa si ottiene. Per l'Italia significa certamente appoggiare la linea Trump in politica estera. Non tutta, chiaramente, visto anche il metodo che utilizza il tycoon per lanciare provocazioni nel tentativo di aprire nuovi spazi per rafforzare gli interessi americani. Tuttavia, su alcuni temi ci saranno cambiamenti significativi. Quello più importante, che tutti si aspettano, nel bene e nel male, riguarda la guerra in Ucraina.

Su questo dossier la posizione di Meloni è particolare: per accreditarsi verso le istituzioni, sia nazionali che internazionali, la leader di Fratelli d'Italia ha adottato una posizione più mainstream negli ultimi due anni, non più critica delle sanzioni e dell'allargamento della NATO come in precedenza. In questo senso, la vicinanza a Trump potrebbe sembrare minore, ma l'affinità culturale più generale permette non solo di evitare una diffidenza iniziale tra le parti, ma produce l'impressione – generalizzata, tra l'altro – che Meloni sarà pronta subito ad abbracciare una linea diversa sulla questione.

Cioè, se fino ad ora il governo italiano è stato una voce affidabile a sostegno di Kiev, il nuovo contesto inaugurato da Trump, di fatto già evidente con un cambiamento dei toni rispetto alla possibilità di congelare il conflitto, permetterà a Roma di spostarsi rapidamente verso una posizione a favore dei negoziati.

Ci sono dei fattori complicanti, naturalmente. La macchina della diplomazia americana, gestita dal Dipartimento di Stato, è lenta a cambiare; spesso un nuovo presidente impiega anni prima di imporre pienamente la propria linea. Inoltre, tra le due grandi istituzioni di Bruxelles, la Commissione Europea e la NATO, ci saranno resistenze significative alla linea di Trump, con l'obiettivo di continuare a fornire armi agli ucraini e di non cedere alcunché a Vladimir Putin.

La nuova realtà, però, sarà guidata principalmente dai governi. I capi di governo dovranno fare i conti con la volontà di Trump di fermare la guerra, e si aprirà quindi una nuova fase di dialogo. I leader europei non potranno permettersi di rimanere fuori da questo processo, e chi saprà fare da ponte tra la linea americana e l'Europa avrà la possibilità di svolgere un ruolo di rilievo in questa fase cruciale. Giorgia Meloni ha le carte in regola per farlo; ora si tratta di giocarle in modo efficace.

di Andrew Spannaus

 

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