16 Novembre 2024
Fonte: imagoeconomica
Il 10 Dicembre 1945 si insediò il primo Governo De Gasperi. Su esplicita richiesta degli alleati, che occupavano militarmente il paese, la compagine governativa avrebbe dovuto comprendere tutti i partiti antifascisti, messi al bando da Mussolini.
Si voleva con ciò evitare il rischio di opposizioni e/o manifestazioni violente di piazza, difficili da controllare, data anche la presenza massiccia delle armi, lasciate dalla guerra su tutto il territorio nazionale.
Il Partito Comunista, guidato da Palmiro Togliatti, reduce da alcuni anni passati nella Mosca sovietica, quale massimo esponente del COMINTERN (l’organizzazione internazionale dei partiti comunisti), che aveva avvallato gli orrendi massacri staliniani, chiese, per entrare al Governo, il Ministero degli Interni. Di fronte all’opposizione drastica di tutti i partiti democratici, ripiegò sul Ministero della Giustizia. Che cosa successe in quegli anni? Molti degli intellettuali ex fascisti, dopo la caduta del regime, si trasferirono immediatamente, sotto le ali del PCI. Ricordo, tra i tanti, Malaparte, Alicata, Rossellini, Gadda e Moravia. Lo stesso fecero anche parecchi magistrati ed alti funzionari statali, che si misero al servizio del nuovo padrone che tutti, in quel momento, davano per vincente, anche sull’onda dei successi nell’Est europeo.
Il Dicastero, assai impoverito nei suoi organici dalla guerra, dai pensionamenti e dagli emarginati dall’ordine giudiziario, perché rimasti fedeli al fascismo, doveva coprire innumerevoli posizioni vacanti. Per affrontare questa emergenza,Togliatti, con un apposito decreto legge, superò la regola ferrea dell’entrata in magistratura soltanto per concorso e legittimò la chiamata diretta. In pochi mesi, entrarono così in organico, alcune centinaia di fedelissimi, iscritti al partito comunista che, insieme agli ex fascisti convertiti, rappresentarono lo zoccolo duro che dal dopoguerra ad oggi, con tutte le evoluzioni che ci sono state negli anni, hanno rappresentato la presenza politica della sinistra, nei ranghi della Magistratura Italiana. È nata poi la prima corrente organizzata: “Magistratura Democratica”, che in questi giorni ha festeggiato i suoi sessanta anni di vita e che l’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, ha ben tratteggiato nel suo libro. Decine di magistrati provenienti da quel mondo, sono stati successivamente eletti, nel corso degli anni, in Parlamento nelle liste del PCI e poi del PD. Alcuni di loro, hanno anche raggiunto i massimi livelli delle istituzioni italiane. Basti pensare a Luciano Violante, Presidente della Camera dei Deputati e Pietro Grasso, già Presidente dell’Antimafia e Presidente del Senato. Anche il capo del pool di Mani Pulite di Milano, Gerardo D’Ambrosio, appena raggiunta la pensione, è stato accolto immediatamente in Parlamento nelle file del PD, mentre brillano tuttora le presenze, tanto per citarne alcune, di Federico Cafiero de Raho, già Presidente Antimafia e Roberto Scarpinato, il contestato Pubblico Ministero del processo Stato/mafia, entrambi esponenti del Movimento 5 Stelle.
Dice Georg Friedrich Hegel, il famoso filosofo tedesco: “Sia fatta giustizia, affinché non muoia il mondo”.
E’ proprio ciò che ci auguriamo sempre, anche tutti noi.
Di Pierfranco Faletti.
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