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La partecipazione al voto è l’essenza della democrazia, ma il dissenso e lo scontento degli elettori sono palesi

L’astensione l’avevano già sperimentata i partiti dell’Aventino, per esprimere la loro opposizione a  Mussolini e si è visto come è finita

27 Ottobre 2024

La partecipazione al voto è l’essenza della democrazia, ma il dissenso e lo scontento degli elettori sono palesi

Fonte: imagoeconomica

Fa parte della tradizione della sinistra-sinistra, che oggi siede in Parlamento sui banchi dell’opposizione, organizzare continuamente cortei e manifestazioni di piazza, scatenare il mondo della cultura e dei media, la magistratura militante e gli organi istituzionali di controllo dello Stato, eletti durante la gestione del potere post comunista, per snaturare e se possibile abbattere la volontà degli elettori. Questi metodi cozzano però contro la realtà delle maggioranze parlamentari. Finché reggono quelle ogni gioco esterno diventa impossibile. La verità è che comunque queste maggioranze parlamentari, di qualunque colore esse siano, raramente rappresentano ormai una vera maggioritaria volontà popolare, perché in parecchi paesi occidentali, gli elettori votanti raggiungono raramente il 50,01%. L’abbandono degli ideali contrapposti che avevano reso forti i partiti politici nel passato ha generato, soprattutto a sinistra, un disinteresse elettorale drammatico. Sarebbe forse utile stabilire che se un’elezione non raggiungesse tale percentuale, non sarebbe valida e dovrebbe essere rifatta. Sarebbe forse l’unico modo, per obbligare i rappresentanti del popolo ad un radicale ripensamento di metodi, strategie e a un ripensamento sulla funzione stessa dei partiti politici. Quali sono oggi i messaggi propagandistici forti che vengono proposti all’elettorato italiano? Soldi, soldi, e ancora soldi. L’uno dice di investire una cifra X nella sanità, l’altro controbatte con la cifra Y, generalmente inferiore, lo stesso per i numeri per le forze di polizia, per la scuola, per la previdenza e via di seguito, con poche possibilità di verifica da parte del povero elettore! Una battaglia, più o meno reale, di soli numeri ha sostituito le storiche battaglie del pensiero. A parte i cosiddetti diritti civili e poco altro, su cui sono rimaste ancora le antiche contrapposizioni ideologiche e politiche, per il resto il contraddittorio avviene prevalentemente sui numeri, spesso quelli del lotto.

Ciò vale anche per l’immigrazione, un fenomeno epocale, in cui, nel dibattito, determinanti sembrano essere soltanto i soldi spesi per installare succursali in Albania, ma raramente, o addirittura mai, si sente una parola seria sulle proposte di programmi e strategie, su come questi clandestini possano essere accolti o non accolti e successivamente eventualmente integrati. Troppo poco per un grande paese come l’Italia, dalla importante tradizione politica, culturale ed economica.

Alla fine della seconda guerra mondiale, i padri fondatori si erano aspramente combattuti tra loro, su come costruire il nuovo Stato italiano, su quali regole darsi, su come realizzare una scuola in grado di fornire nozioni, educando i ragazzi ai doveri del cittadino, su come sviluppare l’economia e garantire il maggiore benessere e sicurezza sociale. I padri della patria ci trasmettevano contemporaneamente, i valori sulla cui base si poteva e si doveva costruire la nuova società: conoscenza, responsabilità, meritocrazia, senso civico e della Stato e tutti quei valori etici che sono stati alla base del cosiddetto miracolo post bellico. Tutto svanito, tutto rimosso? Gravi responsabilità ha certamente la Chiesa che, anche per la presenza fra noi del suo Capo Supremo, ha sempre esercitato una notevole influenza sulla nostra società, soprattutto nell’insegnamento e nella formazione. Oggi loro si occupano molto di immigrazione, su cui si muovono anche importanti interessi delle associazioni caritatevoli, legate al Vaticano. Si occupano anche attivamente di politica nazionale e internazionale. Le Chiese però sono semivuote e con le Chiese vuote, sono vuoti gli insegnamenti che da quei luoghi raggiungevano la società, anche quella dei non credenti. Siamo alla decadenza dell’impero dell’attuale mondo occidentale? Difficile dirlo. Siamo sicuramente nell’era in cui il dissenso e lo scontento sono espressi attraverso la rinuncia e l’astensione democratica. L’astensione l’avevano già sperimentata i partiti dell’Aventino, per esprimere la loro opposizione a  Mussolini e si è visto come è finita.

Di Pierfranco Faletti.

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