20 Settembre 2024
Roberto Cingolani, Fonte: Lapresse
Dopo la nomina di Raffaele Fitto a commissario europeo e Vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per la coesione e le riforme, il Ministro con deleghe agli Affari europei, Politiche di coesione, Pnrr e Sud nell’attuale Governo Meloni si appresta a rassegnare le dimissioni da tale incarico per volare a Bruxelles nel suo nuovo ruolo. Quotato il nome di Cingolani per la corsa alla successione ai vertici del ministero già da prima dell’estate, l’ex titolare del dicastero per la Transizione ecologica nell’esecutivo tecnico a guida Draghi avrebbe declinato l’invito (stando alle indiscrezioni raccolte da Il Giornale d’Italia), poiché accettare il nuovo incarico per lui significherebbe tornare a rinunciare al lavoro in Leonardo, dove dal 9 maggio 2023 è amministratore delegato e direttore generale: dunque, conseguentemente dovrebbe rinunciare allo stipendio almeno per i 3 anni successivi, durata dell’incarico.
Roberto Cingolani lo scorso 13 febbraio 2021 aveva accettato l’incarico di ministro per la Transizione ecologica nel governo tecnico di Mario Draghi, rinunciando a qualsiasi compenso per 2 anni (fino al 22 ottobre 2022, fine del suo mandato) e anche all'indennità ministeriale, percependo esclusivamente un rimborso spese pari a circa 3.500 euro mensili stabilito per legge, mentre attualmente lavora sempre senza percepire uno stipendio per il Governo Meloni come consigliere per l'Energia. Il ministero alla Transizione ecologica lo aveva quindi tenuto lontano per circa 24 mesi dall'attività in Leonardo, dove dal 27 giugno 2019 ricopriva già l'incarico di Responsabile Tecnologie e Innovazione (Chief Technology and Innovation Officer) della multinazionale del settore difesa e aerospazio: proprio come farebbe un suo nuovo eventuale incarico da Ministro con deleghe ad Affari Ue, Politiche di coesione, Pnrr e Sud in questo particolare momento di fibrillazione per l'Europa e di scadenze per il Pnrr. Dal 12 aprile 2023, Cingolani è stato nominato amministratore delegato di Leonardo su indicazione del Ministero dell'economia e delle finanze, come nome rientrato all'interno della negoziazione interna alle componenti del Governo Meloni sulle nomine dei vertici delle società partecipate di Leonardo, Enel, Eni e Poste Italiane. Rinunciare ora all’incarico significherebbe per lui tornare ad occupare una posizione di vertice in un ministero ma non più all’interno di un governo tecnico e di unità nazionale, bensì all’interno di un esecutivo politico, per di più senza stipendio.
Leonardo, leader nei settori di aerospazio e difesa, mostra performance in crescita a doppia cifra nel 2024 su tutti i principali indicatori: ordini € 10,3 mld (+15,6%*), ricavi € 8 mld (+10,9%*), EBITA € 503 mil (+13,3%*). Un eventuale impegno dell'ad Cingolani nel Governo guidato da Giorgia Meloni, con deleghe chiave come quelle lasciate da Fitto, risulterebbe per Cingolani un impegno a scapito dell’attività in azienda, con ricadute a cascata sulla stessa e sull’intesa costruita con il condirettore generale di Leonardo (dal 1° giugno 2023), Lorenzo Mariani. La palla torna dunque alla Premier che, secondo fonti di Palazzo Chigi, sembrerebbe stia valutando lo 'spacchettamento' delle deleghe del ministero interessato con la possibilità di trattenere l’interim agli Affari Ue o, in alternativa, affidarli al senatore FdI Giulio Terzi di Sant’Agata. La delega al Sud vedrebbe poi come candidato ideale Nello Musumeci o la deputata FdI Ylenja Lucaselli. Infine, per tenere assieme Pnrr e Coesione, la scelta potrebbe cadere sul vice della Farnesina Edmondo Cirielli (FdI). Scelte tutte rigorosamente interne al partito.
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