14 Settembre 2024
Azione si sfalda, con 5 parlamentari su 16 pronti a lasciare il partito di Carlo Calenda: Enrico Costa, in rottura con il segretario per il sostegno del partito ad Orlando alle regionali in Liguria (in programma il prossimo 27 e 28 ottobre), è ad un passo dall’addio, direzione Forza Italia (Fi). Nel mentre, anche le ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna sarebbero pronte ad uscire da Azione, ma dopo un primo tentativo di tornare tra le fila azzurre, avrebbero incontrato il 'no' proprio del leader Antonio Tajani. "Fonti romane" riferiscono che, grazie alla mediazione e alla regia di Gianni Letta, la loro collocazione più quotata sembra ora essere Noi moderati di Maurizio Lupi, che con Fi si muove in sintonia. Altri due ex deputati di azione, Daniela Ruffino e Osvaldo Napoli, sarebbero pronti a lasciare Calenda per aderire al partito di Lupi.
Dopo giorni di voci e smentite, ieri è arrivata la svolta: come rivelato dal Foglio, in mattinata Costa ha incontrato il segretario di Fi Tajani per definire i contorni di un'operazione che dovrebbe essere annunciata ufficialmente nelle prossime ore, inaugurando quella che appare come una vera e propria fuga da Carlo Calenda. Anche Mariastella Gelmini e Mara Carfagna sarebbero pronte a prendere parte alla diaspora di Azione. Erano settimane orami che Costa mostrava la sua insofferenza verso la linea politica di Azione, in particolare sulla giustizia. Inoltre, aveva duramente contestato il sostegno al Dem Andrea Orlando in Liguria, la cui candidatura è nata proprio sullo slancio della piazza giustizialista convocata lo scorso luglio a Genova dalle opposizioni per chiedere le dimissioni di Giovanni Toti. Troppo per un deputato che ha fatto del garantismo il suo cavallo di battaglia. Sgradita a Costa era stata pure la scelta di Azione di collocarsi nel campo largo in Umbria ed Emilia-Romagna. "Se in 3 regioni su 3 al voto finiamo nel campo largo diventa difficile definirci terzi", aveva dichiarato qualche giorno fa, rincarando la dose ieri: "Il mio pensiero lo conoscono tutti, ma proprio tutti: l’ho sempre espresso senza filtri e in modo netto, sia nelle sedi di partito, sia all’esterno". Questo spiega anche le dimissioni da vicesegretario di Azione dello scorso luglio e l’appello firmato insieme a Luigi Marattin (fuoriuscito da Italia viva) per provare a costruire un nuovo partito centrista. Il tentativo, però, non è decollato e dunque Costa ha virato verso Forza Italia, il partito con cui era stato eletto in Parlamento nel 2006 e nel 2008 (allora si chiamava Popolo delle libertà) prima di passare dall’altra parte: Ministro degli Affari regionali nei governi Renzi e Gentiloni, approdando infine ad Azione nel 2020. Il partito di Antonio Tajani ha girato l’Italia per tutta l’estate, tra carceri e ius scholae con l’obiettivo di rilanciare l’identità liberale del partito "per prendersi lo spazio tra Meloni e Schlein", come continua a ripetere.
Le ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, al pari di Costa non condividono più la linea Calenda e ritengono insostenibile una coalizione con Avs e M5s. Anche per loro si parlava di un ritorno a casa, ma pare che in Forza Italia non abbia ancora perdonato il tradimento. Sarebbe stato proprio Tajani a mettersi di traverso e fare muro. Allora, grazie alla mediazione e alla regia di Gianni Letta, la collocazione più quotata sembra ora essere Noi moderati, che con Fi si muove in sintonia. Cambi di casacche che potrebbero segnare la fine di Azione e il rafforzamento dell’ala forzista nella maggioranza di Governo. La formazione di Maurizio Lupi, sarebbe pronta ad accogliere anche la coppia di Giaveno, gli ex deputati Daniela Ruffino e Osvaldo Napoli: anche per loro incombe il veto dello stato maggiore azzurro.
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