04 Aprile 2024
Matteo Salvini (foto Lapresse)
“Non voteremo Ursula von der Leyen”. Con questa sparata leggendaria Matteo Salvini ha dato l’ennesima dimostrazione che la politica è l’arte della chiacchiera da bar.
Soltanto alla fine dello scorso mese di gennaio, gli europarlamentari della Lega avevano votato compatti a favore della decisione del Parlamento Europeo di mantenere segreti i contenuti dei contratti relativi all’acquisto dei vaccini.
La vicenda che coinvolge Ursula von der Leyen è nota: ha ordinato i vaccini con sms poi asseritamente cancellati.
Tra l’altro, Ursula è la moglie di Heiko von der Leyen, direttore scientifico della società biotech statunitense Orgenesis, specializzata in terapie cellulari e geniche e in prima linea proprio nella realizzazione dei vaccini anti COVID a RNA. Con la sua azienda “è coinvolto” nella Fondazione creata l’8 giugno scorso dall’Università di Padova per gestire il filone di ricerca su terapia genica e farmaci. Un progetto finanziato dal Piano nazionale per la ripresa con 320 milioni di euro corrisposti al Ministero dell’Università.
Tutto questo era ben noto a Matteo Salvini prima del voto al Parlamento Europeo, ma le sue indicazioni erano state di dare pieno sostegno alla Presidentessa della Commissione Europea.
Ora, da vero Pulcinella della politica, funambolico inseguitore del consenso sui social, forse perché incalzato dalla dissidenza interna al suo partito (il suo partito non è più la Lega storica, che gravata del debito verso lo Stato ha ceduto il nome e il simbolo), forse per corteggiare il popolo di Roberto Vannacci, dichiara pubblicamente che la Lega non voterà Ursula von der Leyen.
Caro Salvini, il danno è fatto. Avete fatto parte del Governo Conte, il peggiore e più liberticida della storia repubblicana, avete votato a favore di tutto – proprio tutto – il peggio che è uscito dal Parlamento italiano e da quello europeo: è un po’ tardi per fingersi contro.
Eppure, i beceri elettori della Lega ci cascheranno: già esultano sui social e (soprattutto) al bar. Invece di prendere a calci nel sedere i loro parlamentari per ciò che hanno votato, gli danno credito per le sempre nuove balle che raccontano.
Poveri loro e, soprattutto, poveri noi.
di Alfredo Tocchi
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