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Mattarella ribadisce il regime: non abbiamo sbagliato niente, siamo stati eroici e perfetti. Ma è una verità lunare e lo sa

Se davvero il regime sanitario è stato così infallibile e provvidente, come mai la faccia simbolo di quel regime, Speranza, viene braccato ad ogni presentazione del suo libro? L'uscita del Presidente è stata, una volta di più, indice di una propensione autoritaria e indifferente.

20 Marzo 2024

Ennio Antonelli

Casomai sussistessero dubbi che questo regime è lo stesso di prima, in parte riverniciato, e che non si pente, ci ha pensato il capo di ogni regime a fugarli. Mattarella, in occasione della Giornata del malato di Covid, offensiva di per sé, ha confermato che per lo Stato italiano i cittadini sono cavie e le vittime vuoti a perdere. Nessun ripensamento, nessuna cautela, unico caso al mondo: abbiamo fatto miracoli, non abbiamo sbagliato niente, ciò che è stato imposto lo è stato a fin di bene. Ma è una verità lunare e chi la ribadisce lo sa. “Non è andato tutto bene”, come da titolo dell’imminente, nuovo docufilm di Paolo Cassina: le cure che salvavano, negate, le cure che uccidevano, imposte, i contagiati spediti in ospedale dopo troppi giorni persi e qui appesi a respiratori ormai inutili, se non micidiali, e quindi accompagnati a eutanasia come ha ammesso a “Fuori dal coro” quell’infermiera annientata dai sensi di colpa e subito sparita o fatta sparire dalla circolazione. Però il regime italiano non ha sbagliato niente, dice Mattarella, e non ha niente da rimproverarsi. I ricatti, le rappresaglie, le umiliazioni, le violenze poliziesche, la repressione del dissenso, lo stravolgimento sociale, i danni sull’economia, l’emarginazione dei medici coscienziosi, indotti al suicidio dai pagliacci e parassiti che non mancano mai sotto nessun regime, la somministrazione di massa, le informazioni false o soffocate, gli effetti avversi negati a oltranza, “meglio uccidere la gente che il vaccino”, le centonovantamila vittime a vario titolo attribuite al Covid, le chissà quante di più per effetto di intrugli la cui pericolosità è finalmente emersa in milioni di vittime, migliaia di studi e di scienziati che non hanno più taciuto, e perfino nelle ammissioni delle stesse case produttrici: di tutto questo e di altro ancora, il capo dello Stato, il rappresentante della nazione non trova di che riflettere, men che meno scusarsi come hanno fatto praticamente tutti gli omologhi del mondo a parte qualche dittatore conclamato. Senza che un solo politico, da sinistra a destra, osasse eccepire qualcosa. E ancora stiamo ad aspettare una commissione d’inchiesta che lo stesso monarca repubblicano ha già fatto sapere di non gradire? Facendo anche capire che se mai ci penserà a disinnescarla la magistratura di cui è vertice?

Se davvero il regime sanitario ha salvato sessanta milioni di italiani e non ha colpe, come mai la faccia simbolo del regime, l’ormai famigerato ex ministro Speranza non riesce a fare una sola presentazione del suo libercolo senza nascondersi e senza fuggire inseguito da cittadini furibondi e increduli? Ora dà dell’assassino a uno spedito in carrozzella dal vaccino, ora risponde a un altro, che lamenta analoghe conseguenze, “Non mi interessa, non sono più ministro”. Ma lo rimpiange e non fa mistero di voler ritornare ad esserlo. Alla primissima presentazione, alla Camera, Speranza si era distinto per arroganza, confortato dalla violenza verbale di tutti gli intervenuti dall’ex primo ministro Conte alla segretaria piddina Schlein alla ciambellana Lucia Annunziata, candidata da Schlein alle prossime Europee. “Siamo stati troppo morbidi” minacciavano tutti “ma la prossima volta non commetteremo lo stesso errore”. La cricca piddina che invita Speranza in assemblee quasi clandestine non ha ritegno, dice: ma come? Abbiamo salvato il Paese e non ce lo riconoscono? Ma il Paese, cioè i suoi ammalati, che sono milioni, li aspetta al varco e li sommerge di insulti. E sono insulti che idealmente rimbalzano sul Presidente, checché se ne industrino i media di regime a nasconderli, a dimostrare che il Presidente è il più amato dagli italiani.

Forse quelli che vanno alla prima della Scala o al teatro Ariston di Sanremo. Gli altri, no. Ma non c’è organizzazione teppistica, sono moti spontanei, dettati dalla disperazione quelli che braccano il non più ministro, ma sempre tracotante e a suo modo alienato come chi non è disposto a mettersi in discussione, neanche di fronte all’esito più catastrofico. Ma a questo ex potente caduto in disgrazia delle vittime importa meno di niente: le usa per scampare a una candidatura votata a sicura disfatta, “i novax mi minacciano, non posso essere eletto”, quando era il suo regime a minacciare e distruggere gli scettici. Ma per Speranza, ancora oggi, “i vaccini non hanno mai ucciso nessuno” e questo, ringhiato in faccia a una platea di cancerosi e di paralitici reduci dal vaccino, è provocatorio al limite dell’idiozia. Per il fu ministro fobico la pandemia era “una ottima imperdibile occasione per ricostruire una società in senso gramsciano”, cioè comunista o neocomunista; per il cattocomunista Mattarella resta occasione irrinunciabile per cedere sovranità e democrazia all’Unione Europea vaneggiante, alla sua legislazione autoritaria, alla sua tecnologia repressiva. E chi oggi contesta, se ne farà una ragione. Chi giura, “mai più la costrizione di quegli anni irreali”, viene bombardato dalle cassandre di regime, come le Viola o le Capua che annunciano, tutte giulive, prossime pandemie “ma molto più micidiali”. La peste fantasma, che nessuno sa identificare ma inevitabile come il “mille e non più mille” dell’Apocalisse. Ma la pandemia perenne c’è già, ce la portiamo dentro, malati o meno, è un cancro della mente. Fateci caso: qualsiasi conversazione, cena o trattenimento finisce inesorabilmente nell’incubo della memoria, di quei mesi, di quella guerra che ci scatenarono addosso per il puro gusto di opprimerci e per un affare colossale destinato a non finire mai: prima elaboriamo un virus sconosciuto e micidiale o presunto tale, poi lanciamo vaccini velenosi, vi facciamo morire così sfoltiamo la popolazione come piace ai Klaus Schwab e ai Bill Gates, chi non muore si ammala e va curato con nuovi vaccini ugualmente venefici in una spirale senza fine. In più, vi abituiamo ad obbedire a tutto, a nascondervi, a girare con la testa bassa, come i prigionieri in lager, a dipendere dalla tecnologia del controllo, a sentirvi in colpa per essere ancora vivi, a odiarvi fra di voi, a pagare per ammalarvi, a rovinare i vostri stessi figli. Ed è una psicosi che non passa anche perché non esiste famiglia che non abbia qualche lutto o invalido da assistere perennemente. Parliamo di tre, quattro anni fa come fosse ieri e, soprattutto, come fosse domani. Da questo non guariremo mai e il regime perenne lo sa, il suo garante perenne lo sa.

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