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Terzo mandato per presidente di Regione, Lega: "Se Meloni non cede, premierato è in bilico, in Veneto noi contro FdI"

Il Carroccio vuole l'introduzione del terzo mandato soprattutto per "cautelare" Luca Zaia. Per via Bellerio la presidenza del Veneto è di vitale importanza, ed anche oggi vedono il già tre volte governatore largamente in testa nei sondaggi

15 Febbraio 2024

Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Giorgia Meloni e Matteo Salvini (fonte: Lapresse)

La questione del numero dei mandati in politica è sempre una roba spinosa, quasi un tabù che rischia di mandare a carte quarantotto partiti e coalizioni. Ne sanno qualcosa nel Movimento cinque stelle. Ora identica sorte sembra toccare il centrodestra di governo con il vicepremier Matteo Salvini che chiede l'introduzione del terzo mandato per i governatori, ad oggi fermi a due. Anche se non sempre è cosi vedasi l'esempio di Luca Zaia, nel pieno della sua terza avventura da Presidente della Regione Veneto. Questo accade anche per una "personale" interpretazione della legge 165/2004 che non inserisce direttamente un limite di due mandati, ma piuttosto l'obbligo per le regioni di inserire tale limite nella legge elettorale. L'idea non piace molto in via della Scrofa cosi come a FI che per bocca del suo segretario e vice premier, Antonio Tajani, fa sapere di essere d'accordo al terzo mandato solo per i sindaci per città sopra i 15mila abitanti.

Terzo mandato per presidente di Regione, Lega: "Se Meloni non cede, premierato è in bilico"

La premier e FdI preferirebbero continuare con l'attuale limite fermo a due mandati, anche per fermare la continua escalation di Zaia primo cittadino veneto dal lontano 2010, anno in cui venne eletto per la prima volta. Proprio da qui parte la battaglia del Carroccio. Edoardo Rixi - viceministro alle Infrastrutture e dunque vice di Salvini al dicastero - svela alcuni punti della possibile offensiva.

"Sul Veneto - premette - posso assicurare che non molleremo. Zaia vincerà anche le prossime elezioni. Come? Se sarà  necessario, anche candidandosi come semplice consigliere in una lista civica o in quella della Lega. E decidendo poi un nome a lui vicinissimo per la presidenza. Vediamo a quel punto se vince lui con il 40% o il meloniano De Carlo. Secondo me vince lui e perderà De Carlo". E che la questione stia talmente a cuore ai leghisti lo dimostra il fatto che voci di corridoio vorrebbero in pericolo anche la riforma sul premierato, tanto cara al partito delle Meloni, se dagli alleati di governo non arrivano segnali di apertura.

"Nessuno è eterno", braccio di ferro sulla roccaforte leghista

Cosicché, dopo la Sardegna, c'è il rischio di una nuova spaccatura all'interno della maggioranza sul tema delle regionali. E sul Veneto difficilmente la Lega farà un passo indietro avendo dalla sua tutti i sondaggi favorevoli che vedono Luca Zaia ancora vincente. Da qui il duro braccio di ferro con FdI che non vede di buon occhio Zaia eterno governatore.

Perdere la culla del leghismo duro e puro vorrebbe dire avere meno potere, anche agli occhi degli elettori, col rischio di diventare residuali, irrilevanti. Rixi lascia intendere anche l'altro terreno su cui potrebbe spostarsi il duello con Palazzo Chigi, se la premier non dovesse accettare le richieste del Carroccio: "Noi portiamo avanti questa istanza del terzo mandato, ma il ragionamento è¨ sempre complessivo e vale anche sul premierato. Altrimenti anche noi decideremo come comportarci su quel tema".

Cambiare la legge elettorale per tenersi il Veneto

Tema su cui la Lega non cede, e non cederà. Visto il peso interno di Zaia, ne va anche degli equilibri del partito. Lo dice chiaramente Rixi: "Sul Veneto vi assicuro che non molleremo mai. Devono decidere i cittadini veneti chi farà il presidente. Luca ha il settanta per cento, governa bene, permettete che voglia continuare a guidare la sua Regione? Si può cambiare la legge elettorale regionale. Se si elimina l'elezione diretta e la si affida al consiglio regionale, può cadere anche il veto sul terzo incarico".

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