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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Il regime muta come il Virus ma non passa: dal Covid al clima, nel segno della UE totalitaria

Dopo i colossali errori in tema di gestione sanitaria, sarebbe stata necessaria una riflessione nel senso della libertà e della prudenza. Invece il potere, degenerato in regime duro, trasferisce il suo approccio autoritario e sconsiderato da una "emergenza" all'altra.

18 Maggio 2023

Mattarella e Cartabia

Boni Castellane su la Verità la mette sul raffinato ironico, parla di princìpio apotropaico ma a sfrondare trattasi di scaramanzia, la superstizione idiota di chi non ragiona, tien su la mascherina e spiega: “Perché non si sa mai”. Non si sa mai, l'ammissione della somma confusione, del fatalismo allo stato brado, la totale sconfortante sconoscenza di almeno pillole, indizi di tremila anni di filosofia razionale. Dopo tremila anni, la parabola da Aristotele a Godel si è conclusa e il princìpio apotropaico o manicomiale chiude il cerchio, avvolge tutti come piace al potere apotropaico: a un convegno dalle vaghe pretese di illuminismo francese, tutti d'accordo, il sancta sanctorum della magistratura costituzionale da Mattarella a Amato alla vice presidente De Pretis, assente la Silvana Sciarra che peraltro ha già ampiamente chiarito come la pensa: se qualcosa di irrazionale, di assurdo il regime la può fare, ebbene che si faccia e poi la si rifaccia in ossequio al princìpio antidemocratico o del Marchese del Grillo: io sono il potere e voi dovete subire. Così è andata col Covid, una inimmaginabile serie di errori sesquipedali, a Matrioska, a cerchi concentrici, uno che determinava l'altro, uno escogitato per coprire l'altro. Coi bei risultati che sappiamo. Il virus mai compreso e, di conseguenza, mai compreso l'antidoto, mai centrata la strategia di contenimento. Ma il regime sovranazionale che è dappertutto e in nessun posto come il web, Foucault lo chiamerebbe “reticolare”, parla di “sette o forse venti milioni di morti”, come se fosse la stessa cosa, li attribuisce, con disinvoltura, al Covid e tira dritto; adesso è la volta dei cambiamenti climatici che insistono dagli anni Ottanta, da quando ci si accorse che gridare al ghiacciamento imminente del pianeta non portava né credibilità né di conseguenza affari e qualcuno con colpo di genio decise di capovolgere la narrazione: il pianeta va a fuoco, non piove più, e poi si sono affidati a un pupazzo squilibrato. Da 45 anni, all'incirca, il pianeta dovrebbe essersi essiccato ma si rinvia tutto all'anno dopo, al decennio dopo. Per la semplicissima ragione che i cambiamenti climatici non esistono, non nel modo ideologico, anticapitalistico che è stato stabilito e dare la colpa all'uomo, alle sue attività è meno che infantile, è da manicomio o da pretesa faustiana.

Ma il Covid ha funzionato da prova generale e ha funzionato bene e quindi si mantiene il modello: al convegno illuministico si sono sentite cose come la seguente, riportate da Maddalena Loy sempre de la Verità: «Sull’ambiente servono regole con un’osservanza generalizzata e uniforme come per le mascherine». È, né più né meno, la conferma che il regime italiano e sovranazionale, diciamo occidentale per il tramite della lunga corruzione europeista, non intende fare ammenda dei propri errori e tragici errori; anzi rilancia nel segno di una società globale ristretta, di una antidemocrazia del controllo e del sopruso. Cosa dicono i sommi togati? Dicono: sì, ci siamo detti che le misure del regime (di sinistra) erano giuste perché fondate sui riscontri scientifici e adesso che quei riscontri si sono dimostrati fallaci o artefatti non possiamo permetterci di ammetterlo e tanto meno di tornare indietro: anzi dobbiamo insistere col medesimo approccio autoritario e i cambiamenti climatici che non ci sono ce ne forniscono una nuova, possente occasione. Anche sul clima la scienza invocata non esiste, è apotropaica, figlia dell'ideologia neoconsumistica che determina i cambiamenti sociali e socioeconomici, a caro prezzo, quanto ad automobili, abitazioni, modelli amministrativi, stili di vita. Si è letto che i cambiamenti climati determinerebbero le migrazioni, la sterilità, il fascismo risorgente, si è teorizzato che chi li nega è come i novax e va trattato allo stesso modo: rinchiuso, esecrato, punito. Ma questi cambiamenti, esattamente come per il Covid, vengono contestati da pochi ma autorevoli e seri scienziati, non dai personaggi da reality o da Che tempo che fa: i Franco Prodi, i Franco Battaglia, sono lì, numeri alla mano, statistiche comparate alla mano, a dimostrare che gli eventi estremi non sono estremi, che la transizione verde è colossale spreco, che a guadagnarci sono i soliti (i soliti del Covid), che affidarsi a una disagiata che “vede la CO2 sui palazzi” è pura follia; e vengono, come sempre, emarginati e maledetti esattamente come i medici delle terapie alternative ai vaccini apotropaici.

Ora, che di fronte alle risultanze della scienza autentica una perdigiorno come la teppistella climatica Chloe tradisca una crisi isterica, va benissimo, ma che la medesima reazione abbiano il capo dello Stato e gli altissimi papaveri magistrali, fa disperare, è agghiacciante soprattutto immaginando le conseguenze a breve. Un'altra cosa è stata messa in luce al convegno illuminista apotropaico: ha osservato Marta Cartabia, presidente emerito della Corte costituzionale: «Il potere non è più solo nei palazzi del potere, è uscito dalle sedi statali. Si esprime in forme nuove che vanno dal comando alla mera influenza, al condizionamento, all’incentivo e noi dobbiamo imparare a riconoscerlo». La diagnosi è corretta, la prognosi è maledetta: Cartabia sta teorizzando semplicemente il bando del pluralismo, la censura delle opinioni divergenti dall'ortodossia irresponsabile. Il potere “uscito dalle sedi statali” ha molto del mussoliniano “niente fuori dallo stato, niente contro lo stato” e “imparare a riconoscerlo” implica nella sua visione strumenti di intervento ancora più violenti e più pervasivi. Con la “partecipazione dei cittadini”, che dovrebbero collaborare con la delazione, l'odio sociale, il collaborazionismo di quelli che nel '38 segnalavano gli ebrei nascosti. E se non collaborano, verranno adeguatamente sanzionati. Alle Cartabia, ai Mattarella, il fatto che «le democrazie costituzionali mostrano segni di affaticamento, di cui il sintomo più evidente è la disaffezione alle consultazioni elettorali» non suscita alcuna riflessione, alcuna assunzione di responsabilità ma solo la determinazione a protrarre lo scempio appena messo in pausa, insomma a “tornare, ma questa volta cattivi”, come nella barzelletta su Hitler che ci riprova. Il tutto sorretto su una lettura di fatti e di dati che ha del favolistico: i cambiamenti climatici, così come qualche affarista senza scrupoli li ha inventati a suo tempo, ma che oggi funzionano bene anche per distogliere la comprensione dalle enormi colpe degli amministratori soprattutto piddini e verdi nelle città allagate.

Ma dare la colpa al Padreterno non è una strategia possibile ed è per questo che il potere-regime teorizza schemi repressivi più duri e più mentali. Del resto siamo a buon punto. Dopo la fiera della pazzia al Giro d'Italia, la maglia rosa che molla per un Covidstarnuto, registriamo il trionfo dello sport celenterato, tipo certe sedicenti rockstar che saltan la fila per farsi vaccinare. E il solito Bassetti, dalla linea sanitaria di arabesco, torna a proporre le mascherine per i ciclisti, specie in transito nelle gallerie. Una scena alla Tognazzi e Vianello di “un due tre”, appena entrano, mollano il manubrio e si infilano furiosamente la pezza in faccia, appena escono la calano. Sotto i tunnel dove la ventilazione è già compromessa. Ma forse è un modo per sfoltire i concorrenti, un modo fantozziano. Da qui a sanare le gallerie e alla fatidica raccomandazione di Pregliasco, “è sconsigliabile avere rapporti sessuali sotto i tunnel”, è un attimo.

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