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Decreto lavoro 2023, cosa prevede. Abolizione Reddito di Cittadinanza, taglio cuneo fiscale fino al 7%, incentivi alle assunzioni

Approvato dal Cdm il decreto lavoro 2023. Tra i principali punti, l'abolizione del Reddito di Cittadinanza, sostituito da un assegno di inclusione ed uno strumento di avviamento al lavoro ed il taglio del cuneo fino al massimo del 7%

02 Maggio 2023

Decreto lavoro 2023, cosa prevede. Abolizione Reddito di Cittadinanza, taglio cuneo fino al 7%, incentivi alle assunzioni

Approvato dal Consiglio dei Ministri del primo maggio il decreto lavoro 2023. Tra i punti principali, l’addio al Reddito di cittadinanza dal 2024, sostituito da assegno di inclusione e strumento di attivazione al lavoro, e taglio del cuneo fiscale fino ad un massimo del 7% per i lavoratori dipendenti con redditi inferiori a 25 mila € e del 6% per chi è sotto ai 35 mila €. Esteso l’assegno unico anche ai nuclei famigliari monogenitoriali. Il Ministro del Lavoro Calderone: “Provvedimenti importanti a sostegno delle famiglie”.

Approvato il decreto lavoro 2023 dal Cdm primo maggio

Approvato nella giornata di ieri, lunedì 1 maggio, il decreto lavoro 2023. Nonostante lo scivolone di venerdì con la mancata approvazione del def al primo turno, il governo è riuscito a salvare in calcio d’angolo l’atteso cdm del primo maggio e a confermare il testo del decreto. A margine della riunione dell’esecutivo, una nota di Palazzo Chigi introduce i temi approvati.

Taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti

Per quanto riguarda il cuneo fiscale, la misura si rivolge a tutti i lavoratori dipendenti con redditi inferiori a 35 mila euro. Obbiettivo del taglio, si legge nella nota: “Contrastare la povertà e l’esclusione sociale, con particolare attenzione per le famiglie al cui interno siano presenti soggetti fragili, minori o anziani”.

Introdotti poi provvedimenti volti a rafforzare la sicurezza sul lavoro e misure atte a sostenere i lavoratori tramite riduzione della pressione fiscale. Innalzato, in particolare, dal 2 al 6 % l’esonero sui contributi d’invalidità, vecchiaia e superstiti. Questa misura si attuerà per i lavoratori dipendenti dal 1 luglio al 31 dicembre (viene esclusa la tredicesima). L’esenzione sale di un ulteriore punto (7%) in caso di retribuzione imponibile inferiore a 1923 €.

Abolizione Reddito di Cittadinanza, al suo posto assegno di inclusione e strumento di attivazione al lavoro

Sul fronte Reddito di Cittadinanza, uno dei temi più dibattuti del decreto, viene confermata l’abolizione dello strumento varato dal governo Conte. Al suo posto, due nuovi strumenti, di sostegno alla povertà e di avviamento al mondo del lavoro: “Dal 1° gennaio 2024 si introduce una misura nazionale di contrasto alla povertà, che consiste in una integrazione al reddito in favore dei nuclei familiari che comprendano una persona con disabilità, un minorenne o un ultra-sessantenne (…) Il beneficio mensile, di importo non inferiore a 480 euro all’anno esenti dall’IRPEF, sarà erogato dall’INPS attraverso uno strumento di pagamento elettronico, per un periodo massimo di 18 mesi continuativi, con la possibilità di un rinnovo per ulteriori 12 mesi. Il nucleo beneficiario sarà tenuto a sottoscrivere un patto di attivazione digitale e a presentarsi, con cadenza trimestrale, presso i patronati o i servizi sociali e i centri per l’impiego, al fine di aggiornare la propria posizione”. Per poter richiedere il nuovo assegno di inclusione sarà necessario un Isee inferiore a 9360 € per nucleo famigliare, valore che viene ricalcolato in caso di presenza di minori, over 60 o disabili. Esclusi dalla misura i proprietari di patrimoni immobiliari superiori a 30 mila €, se seconda casa, o 150 mila, se prima, e i proprietari di beni mobiliari superiori a 6000 €, limite che aumenta di 2000 € per ogni componente del nucleo famigliare fino alla soglia massima di 10 mila €.

Aumento fringe benefit a 3000 € ed estensione assegno unico

Confermato l’aumento della soglia dei fringe benefit a 3000 € per tutto il 2023, ma solo pe lavoratori dipendenti con figli. Prevista, poi, l’estensione dell’assegno unico prevista per i nuclei famigliari anche nei casi di monogenitorialità, se tale stato è dovuto alla morte di uno dei due genitori.

Modifiche ai contratti a tempo determinato

Sono poi apportate modifiche nel settore dei contratti a tempo determinato: “Variano le causali che possono essere indicate nei contratti di durata compresa tra i 12 e i 24 mesi (comprese le proroghe e i rinnovi), per consentire un uso più flessibile di tale tipologia contrattuale, mantenendo comunque fermo il rispetto della direttiva europea sulla prevenzione degli abusi". La nota del governo continua indicando i nuovi termini di durata possibili per i contratti a tempo: “Pertanto, i contratti potranno avere durata superiore ai 12 mesi, ma non eccedente i 24 mesi: nei casi previsti dai contratti collettivi; per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, individuate dalle parti, in caso di mancato esercizio da parte della contrattazione collettiva, e in ogni caso entro il termine del 31 dicembre 2024; per sostituire altri lavoratori”.

 

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