21 Aprile 2023
Il primo documento di economia e finanza con cui questo governo definisce le scelte di politica economica e di finanza pubblica ,mettendo a confronto diversi scenari, è stato presentato al Parlamento e ha iniziato l'iter procedurale per l'approvazione. Da una prima lettura emerge di certo la filosofia della prudenza,che comunque potrebbe essere apprezzata,ma che di contro fa invece trasparire una fibrillante indecisione un po' pericolosa. Ovviamente da' il quadro delle previsioni tendenziali e programmatiche che il governo vuole portare avanti nel triennio successivo che comporta l'utilizzo rapido ed efficiente dei fondi dell'Unione Europea e il non più procrastinabile varo delle riforme strutturali,che riguardano il fisco,con la riforma dei valori catastali completamente dimenticata,la pubblica amministrazione ,la concorrenza e la giustizia.
Non si capisce quanta parte dei fondi strutturali del Pnrr sono stati incorporati nelle previsioni e questo mi sembra il vero grave neo del DEF ,perché tali fondi andrebbero chiaramente inclusi nel documento per valutare correttamente l'impatto degli obiettivi programmatici in termini di differenza degli andamenti tendenziali. E ' evidente la difficoltà di incorporare modi,tempi,progetti con cui si dovrebbero utilizzare i fondi europei con le politiche strutturali di riforme necessarie per i prossimi anni,difficoltà che ci rimanda alla mancata riforma della PA ,troppo spesso impreparata rispetto a compiti che richiedono professionalità avanzate e scarsamente dotata di strutture tecnologiche adeguate ai complessi compiti di progettazione e di appalto delle opere da realizzare.Oltre a questo pesa l'incidenza del rialzo dei tassi sui conti pubblici italiani che ha triplicato il costo del credito e messo in difficoltà le imprese.
Di fronte a questo scenario economico ,a parte l'intervento sul cuneo fiscale che comunque appare insufficiente, manca il coraggio di mettere mano con decisione a interventi efficaci per sostenere i redditi delle famiglie meno abbienti,e le imprese in difficoltà,la scuola,la sanita',il lavoro. Si fa affidamento sulle risorse del Pnrr perché si consolidi la nostra economia , ma forse non si è ben compreso che quei fondi ,prima di entrare nell'economia hanno bisogno della realizzazione dei progetti presentati e della concretizzazione delle riforme strutturali. Se come si evince tutti i progetti in ritardo vengono spostati sul Bilancio Ordinario,l'orizzonte temporale si può dilatare dal 2026 al 2028 e consente maggiore tranquillità ma va sottolineato che questo comporta il cofinanziamento italiano al 50% che deve essere impegnato con il Bilancio pubblico italiano,altrimenti non sarà possibile procedere .
E' fin troppo chiaro che bisogna dire basta alla politica delle mancette,dei bonus,della difesa di lobbies invasive per attuare la spending review. Non ci si può illudere che possiamo salvarci solo con i fondi europei,occorre innanzi tutto mettere mano al Bilancio pubblico che frena la crescita. Ancora una volta non sono toccate le voci di spesa e di entrate che toccano 1200 miliardi di spesa contro 1100 di entrate per cui e' fin troppo evidente che manca il coraggio di tagliare la spesa improduttiva che potrebbe liberare una grossa fetta di miliardi per sostenere gli investimenti e fare le riforme necessarie.
Lo scenario che il governo ci ha presentato appare pertanto insufficiente perché mancano risposte importanti che probabilmente ,e ce lo auguriamo tutti ,troveranno realizzazione a settembre nella NADEF in cui il DEF programmatico speriamo sia meglio definito.
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