24 Novembre 2022
Ma che cos'è questo garantismo di cui tutti si riempiono la bocca, come l'avessero scoperto oggi? Intanto è un valore liberale, non comunista, anche se i comunisti lo declinano come segue: con gli amici non mi pronuncio anzi li spalleggio, coi nemici gli do giù con la clava. Garantismo sarebbe non considerare nessuno colpevole fino a sentenza definitiva e qui mi pare che ci siamo, nessuno ha concluso che Aboubakar Souhamoro, uno che col garantismo non ha niente a che spartire, uno che poteva dare del ladro e del mafioso a chi gli andava, sia un farabutto; nessuno ha scritto che è colpevole anzi tutti premettono sempre, doverosamente, che non è neanche indagato. Ma, restando al diritto di cronaca, cosa si pretende? Che l'informazione taccia, che si imbavagli? Da sola? Garantismo per uno che informa è dare conto dei misfatti, in modo da tutelare altre potenziali vittime. Ora, non è colpa del cronista se nella vicenda del deputato con gli stivali più si indaga e più si trovano faccende che non quadrano. Ma ci sono o non ci sono i 26 dipendenti che rivendicano 400mila euro di compensi, qualcuno da sei mesi, altri da due anni? Ci sono o no le ammissioni di mama Marie Therese, la suocera imprenditrice, quel prendere tempo, quel trovare sempre nuove scuse, fino all'ultima, grottesca, definitiva, “è tutta colpa di Salvini”? Abou, così per gli amici, non è più convincente nella sua linea difensiva, prima minaccia sfracelli, “vi trascino in tribunale, io ho gli avvocati, chiamatemi dottore”, poi piange, la butta sul patetico strappacore, cosa vi ho fatto, io ho le mani pulite, infine si smarca: chiedete a mia suocera. Ma ci sono o ce li siamo inventati i rilievi degli ispettori, le plurime difformità della coop Karibu e del consorzio Aid? Le bugie della compagna di Abou, Liliane, “ah, io non faccio più parte di niente”, poi vanno a vedere e la trovano ancora nel consiglio d'amministrazione? Ci sono o sono allucinazioni le foto di questa con monili, borse, accessori griffati, hotel di lusso, lo stile di vita di una aspirante Chiara Ferragni? 2,5 milioni di esposizione solo con lo stato, ha Liliane TikTok insieme al resto del parentame, come dice zio Paperone. Sembra niente, ma sarebbero 5 miliardi. Di queste cose, non di pettegolezzi, non di fantasiosi complotti per distruggere l'astro nascente della politica Abou, si infuriano gli ospiti e i lavoranti. Che dicono: ci tenevano come le bestie, ci facevano vivere all'inferno. Anche loro pagati per mentire? Da chi? Pagata anche la ex deputata di Sinistra Italiana Elena Fattori che diceva, ho visto le strutture, manco li cani ci terrei?
Souhamoro insiste: io non c'entro niente e non ne so niente, ma sono gli ex compari o fratelli che adesso dicono: no, tu c'eri e sapevi. E avevi messo su una banda di sgherri pronti a minacciare, a legnare. Che dovrebbe fare l'informazione sempre accusata di voltarsi dall'alta parte: fare finta di niente, tapparsi occhi, orecchie e penne? Questo don Pupilla, prete foggiano, che è scatenato, concede interviste a tutti e in sostanza dice: Souhamoro aveva messo in piedi una cosca mafiosa, chi gli andava contro non viveva tranquillo. Certo, poteva dirlo prima, lui sostiene di averlo fatto e di avere perfino avvertito il compagno Fratojanni che, naturalmente, non gli ha mai risposto. Ma adesso lui e l'altro dioscuro, il Bonelli verde, non possono più neanche sentir nominare il loro onorevole stivalato, vorrebbero mollarlo ma è lui che non molla e allora si salvano alla maniera dei gesuiti: “Noi siamo un partito improntato a garantismo, però la questione è politica”. Come a dire: non costringerci a cacciarti, vattene tu e non per le presunte malversazioni della tua famiglia ma perché ci hai sputtanati, ci hai coperti di quel fango che ostentavi sugli stivali.
Anche di questo l'informazione già abbastanza screditata è tenuta a non occuparsi? Poi, certo, si può osservare che, essendo l'informazione una branca della politica e questa “il ramo intrattenimento dell'industria”, come diceva Frank Zappa, a scoperchiare il pentolone mefitico è stata Repubblica, su mandato di chi è facile immaginare. Ma il pentolone era pieno di roba, non di fantasmi e a ignorarli, gli spettri, si conferma il curioso paradosso per cui, fino a non troppi anni fa, chi faceva inchieste giornalistiche era uno che faceva il suo mestiere, un fuoriclasse: adesso è diventato una carogna, uno sciacallo, un incompetente perché regna lo pseudogiornalismo puttanesco dei debunker che fanno bloccare sui social le notizie sgradite, i giornali sgraditi, si abbeverano alle statistiche di regime e considerano doveroso indugiare sulla figlia della premier di destra quanto glissare sui crimini e misfatti di gente di sinistra.
Il compagno Abou dice che la sua compagna Liliane è derelitta, disoccupata, ma hanno da poco preso una villetta in Casal Palocco, zona residenziale, “sei vani più corte” e chiamala villetta. Con quali soldi se erano strapelati? Hanno acceso un mutuo garantito da Sinistra Verde? Qui non si parla delle solite bolle politicanti, ma di ragazzi, bambini che si sospettano tenuti come schiavi: e da gente che aveva fatto della solidarietà, improntata a un controrazzismo violento e vittimistico, la sua missione o il suo core business, come sembra emergere ogni giorno di più. Situazioni di questo genere vanno raccontate o che facciamo, fingiamo non esistano e, se mai, i minori li abbandoniamo alle loro catene? No, vanno raccontate, si chiama diritto di cronaca ed è anzitutto un dovere. Dovere di dire. Che non viola il garantismo ma, se applicato onestamente, lo corrobora, lo rispetta in pieno. Oppure, certo, si possono fare certe cronache di sapore erotico gossipparo, più da Grande Fratello: “Fratojanni e Bonelli si sono chiusi in una stanza con Abou e l'hanno guardato a lungo negli occhi”. E poi? E poi lo hanno “autosospeso”, nella più squisita delle ipocrisie comuniste. E se così è, i casi sono due: o siamo solo all'inizio, con buona pace di chi immagina complotti contro il compagno vittima, troppo di sinistra per questa falsa sinistra che si ostina a non voler rifare la lotta armata; oppure gli stivali sono già diretti verso altri lidi politici.
Ci sono due sospetti che sono peggiori di tutti gli altri. Uno, anche se nessuno l'ha scritto, è che parte dei soldi ballerini siano serviti a pagarsi la campagna elettorale, anche se al momento non sussiste, che si sappia, alcuna accusa formale. L'altro sale addirittura dalla Cgil del foggiano, di quel Borgo Mezzanone dove Souhamoro raccoglieva fondi per il Natale di bambini che non esistevano o quasi. Dice il sindacalista Daniele Iacovelli che quelli del cerchio magico di Abou in zona “hanno i simboli del sindacato sulle loro baracche ma sono al tempo stesso dei caporali. Sappiamo che i soldi dei lavoratori in parte andavano ai caporali”. Se non è assurdo questo, se non è terribile, cosa lo è? Di fronte a uno scenario simile, o il giornalista fa il suo mestiere, con tutte le cautele e il rispetto possibili, oppure si rifugia nel garantismo finto o stupido dei Sansonetti e dei Parenzo, ma diremmo che non è una gran compagnia. Dicono quelli che preferirebbero l'omertà per lasciare intatte le loro illusioni: “Non posso credere a tutto quello che sta uscendo fuori, non ci voglio credere”. Si chiama dissonanza cognitiva, è tipica del marxismo psichiatrico.
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