23 Novembre 2022
Souhamoro è finito, vittima anzitutto del suo ridicolo da maschera della commedia dell'Arte, adesso spunta anche il compagno migrante che vuole indietro gli stivali di gomma, “Mi servono per andare a lavorare”. Incorreggibile, proprio. Anche l'impero familiare è finito. Gli ispettori di via Veneto, a Roma, sono andati a Latina, alla sede di una delle coop della suocera, per constatare quanto già sapevano: una saracinesca arrugginita con dietro il vuoto. Lo spettacolo desolato di chi fugge con quel che resta lasciandosi appresso scie maleodoranti. Hanno cancellato la Karibu e a ruota il Consorzio Aid, tutto finito, travolte le mai sazie ambizioni di questa Mama Marie Thérese, certo che, mettila come vuoi, questa sporca faccenda smentisce chi si incaponisce nello stupido razzismo etnico, si ostina a trovare differenze fra gli italiani operosi e gli africani “che non hanno voglia di fare niente”. Davvero? Se mai ha ragione Luigi Mascheroni, perfido: "Souhamoro è la dimostrazione che italiani si nasce ma, soprattutto, si diventa". La vita di Mama Marie era frenetica, di quella furia vitalistica che hanno i grandi ladri e i grandi santi. Tutto un aprire e chiudere scatole cinesi, far girare il grano, inventarsi sempre nuove scuse, non farsi trovare e stare dappertutto, farsi vedere coi santi e infilarsi coi faccendieri, c'è questo Nicola Colicchi, uno del giro di un ex boss dell'Antimafia, Antonello Montante, di quelli sempre lì a districarsi fra spioni, monsignori, politicanti, malviventi, puttane di ogni risma. Instancabile e abile Mama Marie, non gliela faceva neanche il diavolo ma alla fine s'è allargata troppo, voleva occuparsi perfino di recupero di persone scomparse. Intanto faceva sparire i soldi, le parcelle dovute al fisco, i compensi per i lavoranti: la cronista giudiziaria dell'Identità Rita Cavallaro ha ricostruito il colossale giro dei finanziamenti: una ragnatela di appalti per oltre 63 milioni di euro nominalmente dedicati ai migranti, alle vittime del racket, agli ucraini in fuga, dove c'erano i dannati della terra arrivava la longa manus di Mama Marie che, da brava mamma, aveva messo dentro i tre figli, due, un maschio e una femmina, nella gestione opaca a 4mila euro al mese più benefit, la terza, moglie del sindacalista coi gambali, più occupata a fare da interfaccia, a “selfarsi” come una influencer ovunque ci fosse un hotel a 5 stelle, una vetrina brillante, una griffe.
Di solidarietà poca, di buoni affari un mare, di pubbliche relazioni un'orgia: tra una posa da scattare e un miraggio da fondare, l'esposizione continua con i Prodi, le Boldrini, i Saviano, i Fazio, ce n'era per tutti e con tutti. E tutti che tacciono adesso. Imbarazzati? Ma no, infastiditi, figurarsi, non provarono imbarazzo per le scorrerie a man salva di Mimmo Lucano, “l'eroe”, i cui 10 milioni mangiati impallidiscono davanti ai 60 e passa divorati dalla Souhamoro società per cattive azioni.
Tutti sapevano tutto, da anni e annorum. Tutti, anche chi intervistava, invitava, premiava, candidava. Tutti sapevano, perché a Latina, a Foggia, ovunque sbarcasse qualche intrapresa di Mama Marie erano dolori e casini e miserie. Perché perfino i parlamentari del circoletto, come la Elena Fattori, si erano schifati dopo i sopralluoghi e avevano raccontato tutto. Ma nessuno la stava a sentire, bastava il populismo quarantottista del giovanotto a pugno chiuso e calosce infangate. I demiurghi politici sono tanti, da Famiglia Cristiana a Damilano con le loro copertine controrazziste, dall'Espresso all'Hiffington che lo pagavano come giornalista, dal PD alla succursale della sinistra radicale che poi l'ha imbarcato, i cui fiduciari Bonelli e Fratojanni ora mandano dichiarazioni agghiaccianti: “Non si fa così, doveva avvisarci”. Di cosa, esattamente? Uno se la cava con il pentimento domestico, “ho fatto una cazzata”, l'altro “valuta” se espellerlo. Ma come, se non figura indagato. “No, la questione è politica”, quando non sanno più cosa dire si rifugiano nel marxismo esistenziale, il personale è politico. Sta di fatto che a difendere Abou son rimasti in due: Sansonetti e Parenzo, quanto a dire il peggio che possa capitare. Insieme a qualche perdente da social, di quelli che se il Partito li manda a morire, come l'Agnese di Renata Viganò, ci vanno tutti contenti, fischiettando.
Questo Abou Souhamoro è personaggio da Commedia e da Rivista: “Mi dia del lei e mi chiami dottore”, poi, dopo pochi minuti: “Iih, ma che vi ho fatto io, mi volete ammazzare, io che ho dato la vita ho dato la vita per i diritti degli ultimi” e da Totò, “lei non sa chi sono io, gliela faccio pagare” siamo d'un balzo al professor Marcellini, il vecchio fanatico risorgimentale di Bracardi. Una volta mostrava le mani “insanguinate”, un'altra si incatenava a Villa Pamphili, un'altra ancora mollava la famiglia al suo destino infame: “Io non sono né indagato né niente, chiedete a loro”. Ma a Foggia come a Latina i dannati della terra, che lui chiama fratelli, s'incazzano con lui, “dove stanno i nostri compensi, fratello?”; il partito si dissocia, e “l'uomo pulito” non sa spiegare come mai raccomandasse raccolte fondi “per il Natale dei bimbi del ghetto” che, secondo la Caritas, non esistevano. Il direttore della Caritas diocesana di Foggia, don Pupilla, non lo ha mai digerito, “lo conosco bene” dichiara a La Verità, “un casinista buono solo a fomentare, a creare tensione”. Aveva mandato una lettera quasi implorante, beata ingenuità, a Fratojanni: “Ma cosa fate? Siete matti a candidare quello? Fermatevi”. Nessuna risposta. Adesso il Verde e il Rosso, ma interscambiabili, dell'agenzia piddina, dicono: “Ah, ci devi spiegare”. Ma da spiegare, il compagno Abou, non ha più niente, è tutto chiarissimo. Se mai da spiegare hanno ancora tutto i Bonelli, i Fratojanni, i Letta, i Damilano, i Fazio, i Saviano, le Boldrini, i Sansonetti, giù giù fino ai pagliacci e ai parassiti; e con loro il Comune di Latina, la Prefettura di Latina, la Regione Lazio, il Ministero, gli uffici europei deputati, gli enti socioassistenziali pontini, quelli pugliesi e tutti quelli che sapevano, intuivano, e gli stava bene così. Voi, dovete spiegare. E poi dovete seguire il compagno con gli stivali nell'oblio, perché in politica esiste una responsabilità oggettiva in capo ai leader e se candidi uno così, se crei una storiaccia italiana così, non c'è garantismo che tenga, sei sputtanato come il tuo ex feticcio e ti devi fare da parte.
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