17 Novembre 2022
Il giudice civile di Roma, corrente Ellie Schlein, demolisce i decreti naturalistici di Salvini e reintroduce la Settimana Anagrafica: genitore uno, genitore due. Così deciso, l'udienza è tolta dopo il solito casino della coppia omogenitoriale cui non piaceva farsi chiamare non tanto mamma e papà, ma manco coi nomi di battesimo: no, ci vuole gen e gen, se no è sessismo. Occhei. Adesso siamo finalmente un paese all'avanguardia, anche se non si sa di che: tutto il resto può attendere, ma dal Medioevo semo fora, alleluja. Il Governo, fa sapere, “recepisce”: curioso, avevamo capito che la prima a non volerci stare alla sciarada parentale fosse proprio donna Giorgia, ma forse era un altro momento, prima della svolta, non di Fiuggi ma di Chigi. E poi, si sa, tutto ciò che è una bastonata per il Nutella è una carezza per lady G: con alleati così, chi ha bisogno di nemici?
Recepire è il modo felpato, emolliente per dire cagarsi in mano. Recepire non marcire. Intanto che il governo recepisce, e chissà quante altre ne recepirà, ci sia consentito porci ancora qualche domanda, perché nel mare magno, non ho detto nero, ma magno, magno, magno delle parole su questa problematica apocalittica, la concretezza va sempre un po' a donnine allegre, per esempio: se sono un genitore singolo, allora sono contemporaneamente uno e due? Singolo ma binario? E, se allo stesso tempo, sono polisex, allora secondo la pronuncia sarei un binario non binario? Altra questione spinosa: chi è l'1 e chi il 2? perché si sa chi arriva uno vince, il secondo, come diceva Enzo Ferrari, non esiste. Allora uno non vorebbe mai degli sgozzamenti familiari per una banale questione numerica. Se no siamo punto e daccapo, anzi da capo a 12. Non si scherza, eh: queste so' cose vere, so' cose serie. Come diceva Manomozza, il capoparanza di Piedone lo Sbirro. E questo è niente. Io proprio ieri sera ho visto la nuova puntata in streaming di Chicago Fire, serie tivù bella, eh, ma tra le più politicamente corrette di tutti i tempi, una cosa schifosa; a un certo punto, c'è un bambino, portoricano o roba del genere, adottato, che tra mille tenere esitazioni, si fa coraggio e dice al genitore adottante: posso chiamarti papà? Cruz, pure lui sudamericano d'origine, che ha due manone da pompiere ma pure il cuore d'oro zecchino, si mette a piangere: io lì per lì credevo di gioia, poi ho capito che, alla luce della sentenza luminosa del tribunale civile di Roma, erano lacrime di delusione: ma come, io lo adotto e 'sto stronzo ingrato mi vuol chiamare papi invece che genitore uno? Ma che è? Tanta fatica e siamo ancora al palo, dannati latinos demmerda.
Ma non è colpa mia se tutto ciò che è di sinistra è avvilente, cupo, polveroso, macchinoso, burocratico, noioso, apatico, anaffettivo, spietato, con la scusa dell'umanità. Una scena che poteva essere commovente, diventa una rottura de cojoni come una riunione al Nazareno. Allora come la mettiamo caro George? C'era proprio bisogno di genitore uno e due e tre e quattro? Secondo quei 15 su 100 che ancora si ostinano a farsi di sieri come dei tossiconi da Zoo di Berlino, a leggersi Repubblica e a votarsi PD, sì: e noi tutti siamo tenuti a recepire, perché la democrazia funziona così anche se è una democrazia lievemente giudiziaria. Però, però: che paradossi, alle volte. A scuola, il primo moccioso può alzarsi e ordinare: tu prof oggi mi chiami Valentino anche se sulla carta d'identità c'è scritto Rossella, perché io in questo preciso momento mi sento Valentino e quindi sono Valentino, fra 8 minuti, 14 secondi, 3 decimi e 18 centesimi mi sentirò Rossella, anzi Fiorella, anche se son Rossella, o magari Valentino, essendo proprio Valentino, o magari Carlino ma guai a te se sbagli la comanda, ti faccio perdere la cattedra. Non ci hai capito niente? Cazzi tuoi.
Per dire che l'identità teorica, cangiante, multiforme della progenie, va tenuta come sacra; allo stesso tempo, l'identità degli antenati, quella si può, si deve culturalmente cancellare, non esiste, non sono un padre e una madre che ti hanno generato, sono due numeri, gen 1 gen 2 e più non mi scassare. “Padre e madre o chi ne fa le veci” era offensivo, intollerabile, invece chi ne fa le feci del buon senso, quello va bene, l'importante è poter dire che Salvini se lè presa in quel posto. “Difetto di legittimazione passiva di Roma Capitale” sentenzia il giudice con sentenza da avanspettacolo: legittimazione a Roma, capitale della negazione di ogni legalità? A Roma, dove il sindaco ha appena emesso un'ordinanza che legittima i ladri di case a prendere a scarpate sui denti i legittimi proprietari i quali, per completezza, dovranno pure pagargli gli allacci abusivi e le bollette? Ah, annamo proprio bene. “Sentenza importantissima che spiana la strada all'abolizione della norma Salvini”, scrive il Corriere che ormai del giornale non ha più non tanto la parvenza, ma neanche la pretesa. Poi, si capisce, proprio il sindaco di Roma “come ufficiale del governo è tenuto ad indicare (apportando al software e/o dell'hardware predisposto per la richiesta, la compilazione, l'emissione e la stampa delle carte d'identità elettroniche le modifiche che si rendessero all'uopo necessarie) le qualifiche “neutre” di “genitore” in corrispondenza dei nomi delle ricorrenti”, cita sempre il Corriere dalla sentenza, scritta con uno stile chiaramente allucinatorio. Insomma il solito bordello burocratico che, alla fine, paralizzerà tutto in una palude di complicazioni inutili. Però vuoi mettere la soddisfazione di dare una pedata nei coglioni a Salvini: ce n'est qu'un début, continuons le combat, allons enfant de Lamorgese. Flaiano diceva che per la burocrazia la linea più diretta fra due punti è un arabesco: è morto prima, beato lui, di constatare che l'arabesco s'era sfilacciato in una trama ancor più incomprensibile, dal puntocroce e fantasia al famoso punto falcemartello, detto anche punto Boldrini.
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