30 Settembre 2022
Luigi Tenco (Fonte: Facebook @informazionelibera)
SCRITTI PANDEMCI
Esiste una differenza tra un regime totalitario che si professa democratico e uno che si ispira apertamente a totalitarismi del passato: la sincerità. I dormienti non si sono ancora resi conto che il nostro Paese ha cessato di essere democratico con il primo Dpcm di Giuseppe Conte: beatamente certi che la differenza tra una democrazia e un regime totalitario sia l’avere un Governo democraticamente eletto, del tutto ignoranti circa il fatto che anche Mussolini venne democraticamente eletto nelle elezioni del 1924. Dunque, quando una sparuta minoranza composta soprattutto da filosofi e giuristi ha iniziato a parlare di totalitarismo nei primi mesi del 2020 (il Professor Giorgio Agamben spicca tra tutti noi), ben pochi sono stati coloro che ci hanno compreso. Quegli stessi che in quei giorni indicavano nell’elezione democratica la differenza, oggi sostengono l’esatto contrario. In sintesi, nonostante le elezioni siano state democratiche, ha vinto una forza che non lo è.
L’assurdità di un simile pensiero è evidente. Da un assunto sbagliato - che in Italia esistano partiti politici non democratici – alla sollevazione di piazza (o all’occupazione di un liceo nel centro di Milano), il passo è breve.
Una simile mentalità, che non ammette il libero pensiero, è il frutto della più crassa ignoranza, dell’indottrinamento in tutti i più minuti risvolti della vita quotidiana. Il Kitsch della sinistra è uno spaventoso carrozzone di carnevale che avanza verso il nulla. L’identità nazionale, di genere, culturale, sociale, viene cancellata in quanto non strumentale alla realizzazione dell’utopia di un mondo libero, dove tu possa vivere la vita che preferisci: oggi donna, domani uomo, dopodomani chissà, in una progressione verso la totale deresponsabilizzazione, l’inebetimento nel metaverso.
Carlo Collodi ha descritto magnificamente questo processo storico, il cui punto di arrivo agognato è il mondo dei balocchi.
A questi idioti, andrebbe opposto un ideale di vita opposto. Invece, dato che alla politica conviene che gli elettori siamo dei semideficienti, la destra continua a opporre Silvio Berlusconi, un papi che ha sfornato la migliore classe politica da opporre alla sinistra, ultima – ma soltanto in ordine di tempo – Marta Fascina. Così, mentre il vegliardo si gode lo spettacolo regalatogli della sua protetta (cuoricini gettati al vento da una mongolfiera), l’italiano medio si sente già oppresso dai neofascisti.
Lungi da me scrivere contro l’ideologia gender o la cancel culture, criticare pensatori come Fabio Fazio, Massimo Gramellini o Roberto Saviano. Sarebbe tempo sprecato, parole al vento.
Preferisco scrivere contro chi – pur detestando la deriva verso il mondo dei balocchi che ha preso il mondo – non è in grado di opporre un rifiuto categorico.
Io, democratico, antifascista discendente da antifascisti veri, sarei per le manganellate e l’olio di ricino. Inizierei da volti noti che necessitano di essere educati (non scrivo rieducati, l’educazione non sanno cosa sia). Purtroppo, nonostante la vittoria della coalizione di destra, in televisione e sui media nazionali non arriveranno personalità meritevoli ma più tette, culi e leccaculi, more solito.
Così ci ha insegnato papi, questo in effetti è ciò che più desidera l’italiano medio.
Per questo, la triste verità è che non cambierà assolutamente nulla. E in me crescerà il dubbio che il problema siano il suffragio universale, le giurie popolari, tragici errori della Storia. Come ho scritto nel 2010, il primo esempio storico di giuria popolare sappiamo come andò a finire: “Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?».” (Matteo 27.12). Nonostante gli esordi scoraggianti – dopo la rivoluzione ci fu la restaurazione – l’utopia illuminista e rivoluzionaria dell’uguaglianza è stata spinta all’eccesso. Quella che era semplicemente da intendersi come uguaglianza di diritti, è stata stravolta in uguaglianza tout court.
Grazie al suffragio universale, il voto di un genio vale quanto quello di un deficiente, il voto di un onesto quanto quello di un delinquente – ma un principe stonato (Emanuele Filiberto di Savoia) classificatosi secondo al Festival di Sanremo ci ricorda che non tutti nasciamo con le stesse opportunità e senza pari opportunità fin dalla nascita muore l’utopia dell’uguaglianza!
Io non credo più nell’umanità, come potrei? Giurie che premiano un romanzo SOLTANTO perché racconta la storia di un gay, spot dove la famiglia media italiana è NECESSARIAMENTE composta da persone di tre diversi colori (posso fare un’affermazione simile perché la mia lo è: mia figlia minore ha sangue buriato) sono il preludio del mondo uniforme, standardizzato, addomesticato da traghettare nel metaverso.
L’ultimo mio eroe che ha creduto nell’umanità e ha inteso lasciarle un monito disperato ha scritto: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi (Tenco)».
Sappiamo tutti che è finita con Io tu e le rose nella storia, imperitura.
Per questo, facciamola finita con le cazzate. Smettiamo di farci dare lezioni di storia da cattivi maestri. La storia, quella vera, è che nella lotta tra destra e sinistra ha vinto il carrozzone del Kitsch e ora, gioiosamente, siamo diretti verso il paese dei balocchi, la negazione della realtà, della cultura, dell’etica, del pensiero trascendente, il metaverso, totalmente incapaci di porci domande sul senso della vita umana.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia
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