31 Agosto 2022
Fonte: profilo Facebook di Adriano Zuccalà
Pomezia era l’ultima giunta del M5s nel Lazio. Era. Perché nella mattina di oggi, mercoledì 31 ottobre, il sindaco Adriano Zuccalà è stato sfiduciato. Il movimento di Giuseppe Conte, così, sparisce dalla provincia di Roma dopo aver governato la Capitale con Virginia Raggi dal 2016 al 2021.
Lo scorso luglio quattro consiglieri pentastellati pometini hanno abbandonato la maggioranza, dando vita al gruppo autonomo Pomezia Attiva e mettendo a rischio la tenuta della giunta Zuccalà a ogni seduta di Consiglio. Insomma: quel che è accaduto questa mattina, in un certo senso, era nell’aria. I quattro fondatori del nuovo schieramento hanno protocollato le dimissioni. Con loro hanno lasciato la poltrona anche tutti i consiglieri di opposizione (Fd’I, Lega, Pd e Pomezia Attiva). Risultato: Zuccalà non ha più i numeri per amministrare la città. “Chi è che deve chiedere scusa ai cittadini? È bastato un gesto vigliacco, nelle segrete stanze di un notaio, da parte di persone che non sanno nemmeno cosa voglia dire rappresentare una città”, si è sfogato l’ormai ex primo cittadino di Pomezia su Facebook. “Ectoplasmi della politica, hanno professato per settimane la trasparenza e poi evitato l’unico confronto democratico possibile, il Consiglio comunale”.
A Pomezia la storia si ripete. Nel 2018 era stato l’allora sindaco grillino Fabio Fucci, oggi tra i consiglieri di opposizione che hanno sfiduciato Zuccalà, a rompere col M5s. La frattura insanabile l’intera maggioranza fece mancare il suo sostegno. Esattamente quel che è accaduto a Zuccalà. “Siamo nel bel mezzo di una crisi politica e non solo”, hanno spiegato in una nota congiunta Stefano Mengozzi, capogruppo del Pd a Pomezia, e Patrizia Prestipino, deputata Pd e candidata a Roma nel collegio Eur, Ostia, Pomezia. “La colpa è certamente del sindaco, che non è stato capace di tenere la maggioranza compatta, che ha avuto in questi anni molti consiglieri e assessori dimissionari e oggi quattro ex cinqustelle hanno firmato insieme all’opposizione”.
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