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Il Pd ha vinto ma non ovunque. Pesano le sconfitte nel Lazio

28 Giugno 2022

Il Pd ha vinto ma non ovunque. Pesano le sconfitte nel Lazio

Il Pd canta vittoria, le amministrative sono andate bene. Anche se il campo largo risponde a un immagine poco attendibile, vista la scarsa incidenza dei numeri del M5S sul territorio, Letta può rivendicare la centralità del Nazareno nel lavoro di coalizione in vista delle politiche del prossimo anno. Non tutto è oro quel che luccica, verrebbe tuttavia da osservare non appena si scenda di livello, con l’occhio rivolto a specifiche situazioni locali. Situazioni complesse, del resto, perché attengono alla tenuta del Pd in ambiti provinciali e regionali di una certa importanza. In Toscana i risultati non sono stati brillanti, men che meno nel Lazio: gli elettori sembrano aver punito la burocrazia di partito, sempre meno sensibile ai problemi del territorio è sempre più attenta, viceversa, alla composizione e scomposizione degli equilibri di potere.


Nel Lazio, in particolare, il Pd esce sconfitto nei tre capiluogo di provincia che andavano al voto (Rieti, Viterbo e Frosinone), nonché nei comuni più significativi per dimensione demografica (Guidonia Montecelio) e valore di simbolo turistico-ambientale (Gaeta e Sabaudia), riducendosi a presidio di amministrazioni che scontano - si pensi a Ciampino o Cerveteri - un effetto di marginalità nel contesto laziale. A Viterbo, addirittura, il Pd è riuscito a perdere malamente con una lista civica priva di ancoraggi significativi, registrando persino un calo di consensi tra primo e secondo turno. La candidata Alessandra Troncarelli, assessora della Giunta Zingaretti, si è mossa in perfetto contraddizione con lo spirito di apertura che Letta si forza di proporre da quando è stato chiamato alla guida del partito. Una sconfitta clamorosa, quella viterbese, che pure lascia i protagonisti ben saldi nei loro posti di potere: la stessa Troncarelli, sostenuta dal consigliere regionale Enrico Panunzi, ha voluto chiarire che a dimettersi - dalla Giunta regionale? dal Comune? - non ci pensa lontanamente. Agisce dunque come se avesse riportato un successo straordinario.


Ora, perché il caso viterbese è destinato a suscitare interesse? Intanto emerge, appunto, la resistenza di una dirigenza locale che rotola su stessa, convinta di non dover rispondere a nessuno, nemmeno agli elettori; poi perché, occorre ricordarlo, l’anno prossimo si vota per il rinnovo della Regione Lazio e tutto lascia prevedere, alla luce delle “scivolate” appena descritte, che il Pd possa andare incontro a una dura batosta. È quanto si avverte nelle stanze del Nazareno, mentre la segreteria regionale, in mano al senatore Bruno Astorre, dà mostra di cedere ad una rappresentazione onirico-trionfale del voto. Il più inquieto tra i candidati alla Pisana è in queste ore il veterano Gasbarra, nient’affatto convinto del modo in cui si tende a liquidare le difficoltà del Pd a entrare in sintonia con l’elettorato, specie nelle province.


Letta sa bene, d’altronde, che la Sicilia in autunno e il Lazio e la Lombardia il prossimo anno, costituiscono un banco di prova della sua sua leadership politica. Senza un nuovo radicamento territoriale del partito, almeno con la tenuta nel Lazio, il suo profilo di “condottiero democratico” presenterebbe rughe precoci, con danno per le sue legittime aspirazioni di governo. Cosa succederà, allora, nei prossimi giorni? Il Pd romano e laziale sta evidentemente sotto tiro, non escludendosi qualche operazione chirurgica da parte del vertice nazionale, magari con l’invito ai dirigenti locali a farsi da parte, senza attendere troppo tempo.

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