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Intervista a Elisa Favaro (Forza Italia): “Famiglia e impegno per Monza sono il mio manifesto elettorale”

Alla sua prima esperienza politica, Elisa Favaro ha già le idee chiare su molti fattori monzesi; è mamma, imprenditrice e ama alla follia la città che l’ha adottata. È la donna rivelazione di Forza Italia Monza

09 Giugno 2022

Intervista a Elisa Favaro (Forza Italia): “Famiglia e impegno per Monza sono il mio manifesto elettorale”

Di sé dice, prima di tutto, che è una mamma. Elisa Favaro, 34 anni, fondatrice di NinaKina.com, ne ha fatto il motivo del suo impegno politico: dare voce alle mamme come lei e alle famiglie in generale, in un mondo che spesso guarda con sufficienza o che blandisce con ipocrisia chi fa figli. Lei, invece, sposata da 15 anni con il giornalista Mediaset Alan Patarga e mamma di tre bambini, è convinta che non sia più l’ora di stare alla finestra: se le famiglie hanno bisogno di qualcosa, devono prendersela da sole. Per questo, ha scelto di candidarsi al Consiglio comunale di Monza, nella lista di Forza Italia.

È alla sua prima esperienza politica importante. Come sta affrontando questa campagna elettorale?

«Nell’unico modo possibile per una mamma, cioè facendo almeno tre cose alla volta. L’ultimo mese è stato davvero impegnativo: tre gite scolastiche, due compleanni, due saggi di fine anno di danza e ginnastica artistica, due recite, una prima comunione. E chiaramente il lavoro: la politica è una passione, la campagna elettorale un’avventura spero a lieto fine, ma la vita in ogni caso continua e non posso venir meno alla parola data con i clienti. In tutto questo, ha fatto irruzione questa opportunità di dare un contributo d’idee per la città che ormai da parecchi anni mi ha adottata e in cui mio marito ed io abbiamo scelto di far crescere i nostri tre figli. Diciamo che tra incontri, aperitivi, volantinaggi e attacchinaggio non mi sono fatta mancare nulla, anche grazie al sostegno continuo e alla pazienza dei miei familiari.»

 

Quali sono i temi cardine della sua campagna?

«La famiglia, innanzitutto. Per questa sfida ho scelto uno slogan inequivocabile: “Una mamma per Monza, una città per le famiglie”. Vorrei che la nostra diventasse una comunità modello, in questo senso: l’Amministrazione Allevi nei suoi primi cinque anni di mandato ha lavorato bene, ma tanto ancora si potrebbe fare. Penso a più spazi per il gioco, non soltanto aree dedicate ma anche giochi diffusi, nelle strade e nelle piazze del centro e dei vari quartieri. Ho ben presente quello che accade in alcune città straniere, come in Spagna dove non è strano trovare scivoli o casette nel bel mezzo delle vie dello shopping. Ma vorrei che l’attenzione fosse a tutto tondo: per la vita, innanzitutto, dal concepimento alla morte naturale. Se eletta, vorrei contribuire a portare a Monza una culla per la vita, per cancellare lo scandalo dei neonati abbandonati in strada e dare un’opzione in più alle donne che le difficoltà della vita potrebbero spingere verso l’aborto. Penso anche a sostegni per chi ha carichi straordinari, come ragazzi con bisogni educativi speciali, i cosidetti Bes, o anziani di cui prendersi cura. Mi piacerebbe però che a queste necessità si desse risposta con le energie della società civile, in un’ottica di sussidiarietà che lasci spazio al volontariato e all’iniziativa dei cittadini. Tutto questo è possibile a patto però di lasciare i soldi in tasca alle famiglie: incrementando dote scuola e dote sport, o applicando una tassazione di favore per chi ha figli, introducendo sconti su Tari e addizionali Irpef. In Lombardia esiste il Fattore Famiglia, sfruttiamolo!»

 

Corre in solitaria o in ticket con altri candidati?

«All’inizio di questa campagna elettorale, ho avuto la fortuna d’incrociare il mio percorso con quello di Marco Ferrari, vicepresidente uscente del Consiglio comunale. Un forzista della prima ora, ma soprattutto un imprenditore capace e attento alle esigenze delle attività produttive in città. Siamo complementari: perché Monza possa essere sempre più un luogo ideale per le famiglie è indispensabile che il commercio e il turismo facciano di questa città una realtà viva, attraente, non un dormitorio. Al tempo stesso, va valorizzato il richiamo alle radici, alla storia locale: il mio desiderio è che ogni bambino che abita in questa splendida città possa visitare gratuitamente la Villa Reale o il Museo del Duomo. Poi c’è da cogliere le opportunità della tecnologia: lo smart working potrebbe essere un grande alleato di Monza. Per l’ambiente: meno viaggi verso Milano significano innanzitutto meno traffico e smog. Per le famiglie: spostamenti azzerati o ridotti equivalgono a una miglior conciliazione famiglia-lavoro, specialmente per noi mamme. Per l’economia: chi resta a lavorare a Monza, spende a Monza.»

 

Perché l’elettore dovrebbe votare Lei, e quindi Forza Italia, invece della sinistra cittadina?

«Perché da un lato ha l’opportunità di scegliere una forza politica moderata, al centro dello schieramento di centrodestra. Come ripete sempre il presidente Berlusconi “siamo europeisti, atlantisti, liberali e cristiani”. Si capisce da che parte stiamo e con quale spirito. Dall’altra parte, la contraddizione è sempre dietro l’angolo: penso a un candidato sindaco che chiede, legittimamente, un contributo in denaro agli elettori per la campagna elettorale e poi va a spendere quei soldi, magari i risparmi di qualche operaio che pensa ancora di essere rappresentato dalla sinistra, per happening elettorali negli hotel più esclusivi della città o al circolo del golf. Non oso immaginare cosa farebbero con le nostre tasse. Anzi, purtroppo un’idea la abbiamo tutti. Per quanto riguarda me, le persone che mi conoscono da tempo, ma anche quelle che ho incontrato in questo periodo, penso abbiano capito che ho le mie idee, ma che per me più di tutto contano le persone e non le etichette.»

 

Mi elenchi tre situazioni in cui il sindaco Dario Allevi e la coalizione di centrodestra si sono distinti negli ultimi cinque anni.

«Prima di tutto, la pandemia. Nel 2020, il Paese era allo sbando, aspettavamo conferenze stampa a tarda sera per conoscere il nostro destino all’indomani. Ma a Monza era diverso: Dario Allevi c’era sempre, da mattina a notte inoltrata, per una parola di conforto o per dare risposte ai cittadini, anche sui social. E’ stato una guida sicura, un vero padre per questa città. Poi vorrei sottolineare la lungimiranza di quest’amministrazione almeno su altre due partite: quella dell’Autodromo, che ha consentito l’arrivo di fondi cospicui e il mantenimento a lungo termine del Gran Premio di Formula 1, e quella della metropolitana. Per vederla ci vorranno ancora alcuni anni, ma senza la costanza, e i soldi, messi dal Comune di Monza durante i cinque anni della Giunta Allevi, il progetto sarebbe naufragato per sempre.»

 

Monza è una città bellissima, imprenditorialmente al vertice, calcisticamente in Seria A e il presidente Silvio Berlusconi si fatto vedere molto spesso, per ovvie ragioni. Si auspica un buon risultato per Forza Italia?

«Il presidente Berlusconi lo ha detto con una battuta subito dopo la promozione dei biancorossi: “dopo la serie A, ci sono lo scudetto e la Champions”. Noi bagai (“ragazzi”, in brianzolo, i tifosi del Monza si chiamano così, ndr) ci crediamo. Ecco, vorrei trasferire questo entusiasmo alla città: siamo da Champions e ritengo che la credibilità e i successi sportivi, imprenditoriali e politici di Silvio Berlusconi siano una garanzia. Forza Italia beneficerà di questo “effetto”? Chiaramente ce lo auguriamo tutti, come personalmente mi auguro che sia importante anche l’apporto dei candidati espressi da Noi con l’Italia, che a questa tornata elettorale saranno ospitati nella nostra lista. Da cattolica, che tutta l’area centrista e moderata che fa riferimento al Partito Popolare europeo corra unita è un bel segnale. E poi l’assessore Pierfranco Maffè ha lavorato molto bene: da mamma che frequenta quotidianamente scuole, oratori e società sportive raccolgo spessissimo consensi per il suo operato.»

 

Mamma, moglie, cattolica, influencer, piena di passioni e ora candidata al consiglio comunale di Monza. Ma Elisa cosa vuole fare da grande?

«Influencer proprio non mi piace come etichetta. Lavoro nel marketing e nella comunicazione, realizzo contenuti per campagne altrui e prediligo i social come strumento di lavoro, ma l’idea stessa di “influenzare” qualcuno non mi appartiene. Se faccio qualcosa, è perché ci credo. Vale per il lavoro e adesso anche per la politica.»

 

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