14 Gennaio 2022
Fonte: lapresse.it
"Dopo 30 anni il centrodestra ha una occasione storica di fare una scelta di assoluto livello che non sia necessariamente di sinistra. Per 30 anni è stata la sinistra a dare le carte, diciamo che dopo 30 anni anche al Quirinale il centrodestra penso che abbia tutti i titoli, oltre che i numeri per fare la sua partita. Nessuno può dire a Berlusconi “no, tu no' perché è stato Presidente del Consiglio per tre volte". Parola di Matteo Salvini, che spiega (o quasi giustifica) la mossa del centrodestra che ha candidato ufficialmente il leader di Forza Italia al Quirinale.
Una mossa che, però, sembra più di facciata per non deludere il leader storico della coalizione. Anche perché le possibilità che Berlusconi riesca davvero a salire sul Colle non sembrano molte. Il nome è troppo divisivo, come ammesso dalla stessa Lega. Persino Gianni Letta aveva bacchettato la candidatura del suo fedele alleato. Far credere a Berlusconi di essere in corsa quando non lo sarebbe fino in fondo? Uno scenario da Enrico IV di Luigi Pirandello.
Le reazioni sul campo opposto non lasciano certo presagire una reale trattativa sul nome di Berlusconi. "Delusione per il merito e preoccupazione per le implicazioni che questa scelta può avere", si legge in un comunicato del Partito Democratico dal Nazareno. Anche il, Movimento Cinque Stelle si sfila. "Noi aspettiamo innanzitutto che la candidatura di Berlusconi non venga ufficializzata, perché essendo una candidatura di parte rallenterebbe semplicemente le trattative che sono in corso per arrivare a una soluzione e a una personalità quanto più ampiamente condivisa, quindi rivolgeremo un appello alle forze di centrodestra affinché non insistano su una candidatura di parte", ha detto Giuseppe Conte.
E se invece Silvio decide di andare fino in fondo? "Sicuramente ci sarà un fronte contrapposto - risponde Conte - e a quel punto le restanti forze del fronte progressista dovranno proporre una candidatura diversa". Al M5s non dispiacerebbe il nome di Franco Frattini, per restare a una figura di centrodestra. E Salvini e Meloni, sotto traccia, proseguono e proseguiranno il dialogo coi rivali di centrosinistra per trovare un nome più potabile, o magari far sloggiare Draghi da Chigi e costruire un nuovo "governo dei leader".
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