02 Dicembre 2021
Enrico Letta (fonte Lapresse)
Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione non è esattamente eccellente. Tra Quirinale e Palazzo Chigi la partita si fa sempre più complessa e frastagliata, con partiti e leader che si muovono secondo i loro interessi del momento. Emerge per esempio che Mario Draghi, alla fine dei conti, si vedrebbe bene proiettato al Quirinale. Prendendo dunque il posto di Sergio Mattarella, con il fido Daniele Franco a raccoglierne il testimone a Palazzo Chigi, andando a realizzare sprazzi concreti di presidenzialismo come forse mai nel passato italiano.
La voce è stata resa di fatto pubblica da Luigi Di Maio, che nel corso di un vertice internazionale si sarebbe lasciato andare a una confidenza con alcuni interlocutori, a loro volta diplomatici, che lo avrebbero poi raccontato a quelli di Repubblica. Di Maio avrebbe appunto raccontato lo schema in testa a Draghi e a diversi esponenti del governo: vale a dire, appunto, Draghi al Quirinale e Franco a Chigi. Questo permetterebbe di dare continuità alla linea di Draghi, che di fatto potrebbe proseguirla indirettamente dal Colle, nonché rinviare le elezioni al 2023 garantendo la prosecuzione e l'epilogo di una legislatura a dir poco travagliata.
E allora viene la tentazione di leggere in tal senso la mossa a sorpresa del Partito democratico, che proprio in queste ore ha depositato oggi al Senato il testo del ddl che modifica agli articoli 85 e 88 della Costituzione in materia di rieleggibilità del Presidente della Repubblica e di esercizio del potere di scioglimento delle Camere. Nel testo si introduce il divieto esplicito di rileggibilità per il Capo dello Stato e l'abrogazione del semestre bianco. Il testo si compone di due soli articoli: Art. 1. "(Non rieleggibilità del Presidente della Repubblica) 1. Al primo comma dell'articolo 85 della Costituzione sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: 'e non è rieleggibile'". Art. 2. "(Abolizione del 'semestre bianco') 1. Il secondo comma dell'articolo 88 della Costituzione è abrogato. In sostanza, la riforma a firma Pd mira a non consentire piu' un mandato bis per il presidente della Repubblica e a eliminare il 'semestre bianco', ovvero il periodo di sei mesi antecedente la scadenza del settennato in cui il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere.
La riforma non avrebbe alcun effetto sulla prossima elezione del successore di Mattarella, in quanto anche qualora l'esame si dovesse svolgere in tempi rapidi, la riforma non entrerebbe in vigore come minimo prima di un anno. Questo significa dunque che legalmente il Mattarella bis si potrebbe comunque verificare. Si affrettano a spiegarlo i vari membri del Pd, trai quali Stefano Ceccanti, costituzionalista e capogruppo Pd in Affari costituzionali alla Camera, parla così del ddl Zanda-Parrini depositato oggi al Senato.
Eppure, non può passare inosservata una mossa che sembra comunque essere un messaggio indiretto ai naviganti. Ma, attenzione, la conseguenza reale potrebbe anche non essere quella pensata e sperata da chi vede bene il tandem Draghi-Franco. No. L'implicito non detto potrebbe persino portare alle elezioni nel 2022. D'altronde si sa che Letta non ha a disposizione la sua squadra all'interno del parlamento, eredito dall'era di Zingaretti. Ecco perché Letta non disdegnerebbe il voto nel 2022, forte anche dei sondaggi che vedono il Pd come primo partito mentre Matteo Renzi ancora non ha completato la costruzione del grande centro con Silvio Berlusconi.
E su questo punto emerge un inedito flirt con Giorgia Meloni. Tanto che Letta è stato invitato ad Atreju, la kermesse organizzata da Fratelli d'Italia. I due continuano a citarsi e d'altronde si vedono ormai come i perfetti rivali. Protagonisti del nuovo bipolarismo che tagli fuori gli altri, da Renzi a Conte. Per questo, in attesa di darsele di santa ragione in campagna elettorale, potrebbero provare a lavorare per sabotare il Mattarella bis e far salire Draghi al Colle. La conseguente spaccatura della maggioranza sul voto per il Quirinale potrebbe portare alle elezioni con Letta e Meloni che potrebbero giocarsi la loro partita da protagonisti.
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