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Lega, sono i giorni della resa dei conti: Giorgetti (quindi Draghi) contro Salvini

"Matteo – ha detto Giorgetti – è abituato a essere campione d’incassi nei film western, ma ormai sono passati di moda"

03 Novembre 2021

Lega, siamo ai giorni della resa dei conti: Giorgetti (quindi Draghi) contro Salvini

Fonte: lapresse.it

Presto, all'interno della Lega si potrebbe consumare una crisi, con il partito diviso tra due anime, o meglio tra due leader: Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini. La storia ricorda un po' quella andata in scena con il Governo targato Mario Monti, con l'allora delfino di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, che ha abbandonato Forza Italia per fare la stampella del famoso e famigerato Governo tecnico. Ecco, più o meno, potrebbe accadere la stessa cosa tra Giorgetti, sempre più convinto sostenitore delle idee di Mario Draghi (e soprattutto della sua politica), e Matteo Salvini, preoccupato di come il suo sostegno al Premier incaricato continui a causare un'emorragia di consensi per il Carroccio.

Lega, la resa dei conti tra Giorgetti e Salvini

Il sasso di inizio contesa lo ha scagliato per primo Giancarlo Giorgetti, il quale ha convocato per mercoledì 3 novembre il consiglio federale. Si teme che il ministro dello Sviluppo economico voglia spaccare il Carroccio, o anche solo provare a isolare il segretario. Dal canto suo, Salvini può contare sui leghisti della prima ora e sulla base militante (schierata in blocco dalla sua parte). Al contrario, Giorgetti può contare sui leghisti "burocrati", per così dire, quelli lontani dalle piazze ma vicini ai palazzi. Il Ministro delle sviluppo Economico, il quale ormai spesso e volentieri va a braccetto con il Premier, parla già da leader della Lega di governo, e vuole un Carroccio più vicino al Ppe.

Durante la presentazione braccetto, Giorgetti ha lanciato Draghi al Quirinale, in una sorta di semipresidenzialismo, come testimonia la frase: "può guidare il convoglio anche dal Colle". Ma non solo, ha anche criticato la politica attuale di Matteo Salvini. Ma rimaniamo per il momento sul primo punto. Il "piano" del ministro sul fronte Quirinale è chiaro: accontentare Ue, Usa e Nato che vogliono un'Italia a guida del "super presidente" Mario Draghi. In caso contrario l’ex numero uno della Bce resterà Palazzo Chigi fino al 2023, con Sergio Mattarella presidente per la seconda volta.

Venendo alla seconda questione, Giorgetti ha riservato un fuoco di batteria contro il Capo del Carroccio, destinato - se non risolto in tempi rapidi - a mettere in pericolo la nave dei verdi cravattati. Il "capitano", come lo chiamano i militanti, infatti, sarebbe colpevole, secondo il Ministro, di non aver fatto "una scelta precisa" in Europa. "Capisco la gratitudine verso Le Pen che dieci anni fa lo accolse nel gruppo, ma l’alleanza con Afd non ha una ragione". Insomma, "se vuole istituzionalizzarsi Salvini deve fare una scelta precisa", invece la sua svolta europeista “è un’incompiuta”. E ancora: "Matteo è abituato a essere campione d’incassi nei film western, ma ormai sono passati di moda. Sono finiti con Balla coi lupi, mentre adesso in America sono molto rivalutati gli indiani nativi". In pratica, Giorgetti vorrebbe che si concretizzi, il più in fretta possibile, la "trasformazione" della Lega in direzione europeista e di sostegno a Draghi. Ma Salvini, che dopo il papetee, obbiettivamente, non ne ha azzeccata una (politicamente parlando) continua a tentennare. E questo presto potrebbe essergli fatale.

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