22 Giugno 2021
Non una bellissima figura. Si sapeva che Viktor Orban ha diversi amici, a partire da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ci si aspettava meno, però, che da un governo di statura diplomatica importante come quello guidato da Mario Draghi potesse arrivare un tale passo falso. E invece quel passo falso è arrivato.
Tredici Paesi dell'Unione europea hanno sottoscritto una dichiarazione in cui esprimono "forte preoccupazione" per la legge introdotta la scorsa settimana in Ungheria che, si denuncia, "discrimina in modo palese le persone Lgbtiq e viola il loro diritto alla libertà di espressione, con il pretesto di proteggere i minori". Non una novità in un paese, l'Ungheria, dove le libertà e i diritti civili sono in costante diminuzione. La legge nel mirino proibisce programmi e materiali educativi per bambini che, si ritiene, "promuovano" l'omosessualità, identità sessuali diverse da quella di nascita o ridefinizione di genere. Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha difeso il provvedimento sottolineando che "va solo contro ai pedofili".
"Stigmatizzare le persone Lgbtiq costituisce una palese violazione del loro diritto fondamentale alla dignità, così come sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Ue e dal diritto internazionale", si legge nella dichiarazione. "L'inclusione, la dignità umana, e l'uguaglianza sono valori fondamentali della nostra Unione europea, e non possiamo fare compromessi su questi principi", si legge inoltre nella dichiarazione in cui si invita la Commissione, a cui spetta la tutela dei trattati europei, a "usare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire il pieno rispetto delle leggi Ue, anche portando la questione di fronte alla Corte di giustizia europea".
La dichiarazione congiunta è stata promossa dal Belgio e a cui hanno aderito altri 12 paesi: Francia, Germania, Spagna, Irlanda, Olanda, Svezia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lussemburgo e Lettonia. Insomma, tutta l'Europa che conta. L'Italia, invece, no. Ne è rimasta fuori lavandosene le mani.
Di chi è la responsabilità? Qualcuno aveva pensato a un sovranismo di ritorno per Luigi Di Maio, ma poi ha chiarito tutto Vincenzo Amendola. "Ho personalmente ribadito con altri ministri oggi in Consiglio Affari Generali l'esigenza di avere chiarimenti sui recenti emendamenti del parlamento ungherese alle disposizioni in materia di minori e istruzione che lasciano perplessi per i passaggi discriminatori sull'orientamento sessuale. Non abbiamo aderito alla petizione di alcuni Stati, preferendo attendere la posizione ungherese in Consiglio. Le perplessità tuttavia rimangono. Si impone una valutazione approfondita della Commissione. L'Italia, come da recente dichiarazione a Coimbra, non ha mai fatto mancare sostegno ai diritti Lgbtiq a livello europeo", ha dichiarato il sottosegretario per gli affari europei.
Le perplessità restano, mentre Giorgia Meloni arriva in viaggio a Bruxelles e, come da tradizione, incontrerà proprio Orban.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia