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Dal Recovery Plan ai Servizi segreti, tutte le questioni che preoccupano Conte e il futuro del Governo

Le battaglie interne alla maggioranza sono solo state rimandate all'inizio del 2021. Gennaio sarà un mese decisivo per il futuro dell'esecutivo

30 Dicembre 2020

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte (foto LaPresse)

La fine di questo terribile 2020 è alle porte, ma c’è chi teme l’inizio dell’anno venturo più di quanto si possa credere. Il Premier Giuseppe Conte vede infatti nella fine di queste strane festività natalizie l’inizio di un periodo di duro confronto con le forze della maggioranza, un confronto che potrebbe anche chiudersi con la defenestrazione di Conte da Palazzo Chigi e un nuovo patto di governo tra i giallorossi per arrivare alla fine della legislatura. 

Recovery Plan e delega ai Servizi, le questioni chiave 

Sono state settimane terribili quelle del Presidente del Consiglio, alle prese con continui attacchi da maggioranza e opposizione che hanno reso difficile la sua permanenza alla guida del Paese. La stabilità del governo giallorosso è un grande punto interrogativo, soprattutto alla luce degli eventi cruciali che lo attendono da gennaio. In primis, il Recovery Plan. La modalità con cui verrà deciso di spendere i miliardi in arrivo da Bruxelles è da settimane al centro di scontri interni alla maggioranza, con il dibattito sulla cabina di regia pronto a riesplodere da un momento all’altro. 

Da tenere in considerazione anche la competizione interna allo stesso governo. Oltre che alle antipatie incrociate con il Premier, gli stessi partiti che sostengono il Premier in parlamento cercano, da mesi ormai, di ritagliarsi una sfera di influenza maggiore, anche in vista del varo di un nuovo esecutivo. Ultimo fattore di discussioni, la carta che rischia di far saltare completamente il banco. La questione dei servizi segreti. Conte vuole mantenere nelle proprie mani la delega, mentre PD e Italia Viva chiedono che venga ceduta, anche in vista della creazione di una fondazione che si occupi della gestione della cybersecurity. Per Conte però la discussione non esiste, la considera una priorità e ha fatto capire che su questo non scenderà a compromessi con nessuno. 

Le risposte che tutti si aspettano dal Premier 

Sul Recovery e sui servizi si gioca dunque la partita del 2021. Conte deve dare una risposta, che i partiti si aspettano già nelle prime settimane di gennaio. Tutti hanno mostrato diffidenza verso il personalismo di Conte nella gestione dei servizi di sicurezza, ma il Premier può giocarsi la carta delle elezioni nel caso in cui non l’avesse vinta su questo tema. Dal Colle sono stati chiari che dopo il Conte Bis ci sarebbero state solo le urne, e pare difficile che M5S, PD e IV possano trovare un accordo di governo prima dell’inizio del semestre bianco, quando ormai non sarà più possibile sciogliere le camere. Oltretutto, nessuna forza politica della maggioranza uscirebbe rafforzata dall’appuntamento con gli elettori, motivo per cui pare difficile credere che siano disposti ad andare così a fondo. 

Il capitolo sul Recovery è invece più complesso. Tutto il governo è colpevole dei vistosi ritardi nella presentazione del piano di recupero dell’economia nazionale, e dunque anche i partiti hanno responsabilità che sarebbero difficilmente scaricabili solo sul Premier. Italia Viva preme per una svolta, e Renzi è ormai prossimo a presentare il suo piano alternativo per la gestione dei miliardi in arrivo, chiamato Ciao, un segnale di chiaro antagonismo nei confronti del Premier. 

Questione rimpasto di Governo 

Tiene banco anche la questione del rimpasto di governo. Un compromesso che sarebbe in grado di accontentare tutti, senza dover passare dalle urne. Certo è che difficilmente si procederà a un rimpasto prima di aver superato i due ostacoli elencati sopra. Dilemmi a parte, nel caso di un rimescolamento delle poltrone ci sono alcune certezze. Di Maio è pronto ad andare a occupare la poltrona del Viminale, una volta occupata dal suo ex-alleato Salvini. Si parla anche di una possibile entrate di Renzi nell’esecutivo, pronto a sostituire Di Maio alla Farnesina e sfruttare i suoi collegamenti con la nuova amministrazione USA targata Joe Biden. Anche alle Infrastrutture si prevede un cambio, con Paola de Micheli bocciata per il flop del trasporto pubblico in occasione della seconda ondata dei contagi. 

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