Aefi e Prometeia: il settore fieristico ha un impatto sui territori di 22,5 miliardi e vale 0,7% del pil

La guerra in Ucraina, l'aumento delle materie prime, le incertezze dovute dalla pandemia: il settore fieristico può essere un volano per la ripresa del Paese, ma come far fronte alle sfide attuali? I principali player del settore ne hanno parlato oggi a Roma in occasione della presentazione della ricerca di Aefi con Prometeia

Un moltiplicatore di business ma anche di turismo d’affari alto-spendente, di servizi specializzati e di posti di lavoro. Una industry, quella fieristica, che con i soli eventi nazionali e internazionali genera un impatto sui territori - tra servizi, trasporti e ospitalità e salari - quantificabile in 22,5 miliardi di euro l’anno di produzione, per un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di euro pari allo 0,7% del Pil. Effetti macroeconomici aggiuntivi, questi, rispetto al business generato in fiera dalle imprese partecipanti.

È un quadro che va oltre le aspettative quello presentato oggi a Roma da Aefi e Prometeia in occasione della 7^ giornata mondiale delle fiere. Lo studio, commissionato da Aefi - Associazione esposizioni fiere italiane - fa il punto su un settore da sempre tra i principali alleati del made in Italy a distanza di diversi anni dall’ultima rilevazione.

Aefi, Danese: "Sistema fieristico moltiplicatore di business: aziende in fiera cresciute del 13% in più rispetto alle altre"

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Maurizio Danese , presidente di Aefi, a Il Giornale d'Italia:

"Abbiamo commissionato una ricerca nella quale sono state analizzate 25mila aziende italiane che valgono 470 miliardi di fatturato. Queste 25mila aziende che hanno fatto almeno una fiera negli ultimi 8 anni state comparate con le aziende avatar che non avevamo fatto nessuna fiera. Ne è uscito che le aziende che hanno fatto fiera sono cresciute dei quasi il 13% in più rispetto alle altre e hanno un EBITDA superiore di 0,7 punti rispetto alle altre. Inoltre, quelle che hanno fatto tutti gli 8 anni di fiera sono cresciute di un altro 4% e EBITDA di un altro 0,6%. È un dato molto importante che testimonia come il sistema fieristico sia un moltiplicatore di business fondamentale per il territorio. Infatti, portiamo molti turisti alto-spendenti e creiamo inoltre una grande occupazione.

Per ogni euro prodotto dalle fiere si genera sul territorio un 1,4 euro per un totale di quasi 23 mld di euro nel territorio. Ogni occupato nel sistema fieristico porta a 1,1 altro occupato nella nostra nazione.

Abbiamo chiuso scoprendo che le fiere determinano lo 0,7% del PIL italiano. Oggi abbiamo messo un punto importante per le cose che abbiamo fatto in questi anni. Il governo è stato determinante in questi anni di pandemia perché è riuscito a capire la gravità del tema fiero e ristorarlo in tempo per poterlo salvare in tempo. Oggi abbiamo chiuso al fase dell’emergenza e abbiamo aperto la seconda fase, ossia valutare dei progetti che possano apportare alleanze per poter competere sempre di più con i nostri competitors stranieri."

Fiera Milano, Palermo: “Nel 2022 abbiamo svolto 26 fiere: sopra le aspettative per partecipazione delle aziende e qualità della visitazione”

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Luca Palermo, amministratore delegato e direttore generale di Fiera Milano, a Il Giornale d'Italia:

“Il settore fieristico ha dimostrato una grande capacità di ripartenza dopo la pandemia. Ne 2021 c’è stato questo rimbalzo che ha visto una grande partecipazione sia da parte delle aziende nazionali ed estere sia da parte dei visitatori. Oggi dobbiamo stare molto attenti ed avere concretezza rispetto a quello che avviene e allo scenario est europeo, al tema della pandemia che non è ancora risolto, il blocco delle materie prime. Non è il momento di essere ottimisti ma concreti per contribuire alla ripartenza e alla crescita.

Abbiamo svolto già 26 fiere in questi primi sei mesi del 2022 e sono state tutte al di sopra delle aspettative per due motivi: per la partecipazione delle aziende e la qualità della visitazione. Stiamo passando da un concetto di misurazione della quantità dei visitatori alla soddisfazione di chi fa fiera. Le prossime fiere che abbiamo in programma sono all’insegna del tutto esaurito, siamo quindi convinti che si tratti di un settore che può dare un contributo alla ripresa".

A proposito del Salone del Mobile:

“Sarà una sessantesima edizione all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità, sappiamo che il quartiere sarà completamente pieno e Milano si sta preparando ad accogliere un’orda di visitatori. Le aspettative sono anche molto alte per la capacità delle aziende di innovare. Come avete sentito dire più volte anche dalla Presidente Porro sarà un’edizione all’insegna della sostenibilità, trend futuro di un settore così importante del made in italy".

BolognaFiere, Bruzzone: “Numeri del settore fieristico evolvono positivamente, ma ci vorranno ancora degli anni per tornare alla normalità”

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Antonio Bruzzone, Direttore Generale di BolognaFiere a Il Giornale d’Italia:

“Sicuramente le sfide del settore fieristico sono molto importanti e il momento non è ancora completamente pronto per darci il massimo per la ripartenza. I numeri stanno evolvendo positivamente anche se per poter avere un ritorno alla normalità ci vorranno ancora degli anni.

Le fiere appena trascorse hanno dato segnali di grande entusiasmo. Indubbiamente la situazione internazionale, con l’assenza della Cina e il conflitto in Ucraina, non aiuta la visitazione internazionale da queste zone.
Sicuramente l’interesse sul nostro Paese è alto: 87 paesi da tutto il mondo presenti al Cosmoprof sono la conferma. L’esperienza fatta durante la pandemia con l’utilizzo del digitale sicuramente resterà e troverà un ulteriore riscontro, ma si è anche dimostrato che il digitale non può sostituire l’evento in presenza”.

Italian Exhibition Group, Cagnoni: “Settore fieristico, il momento è delicato: occorre abbracciare una prospettiva ottimista e non rischiare la paralisi”

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Lorenzo Cagnoni, Presidente Italian Exhibition Group a Il Giornale d'Italia:

“Non c’è alcun dubbio che il momento è delicatissimo, possono esserci due punti di vista che possono contagiare il sistema di direzione che sovrintende alla gestione delle fiere. C’è quello assolutamente razionale che prende in considerazione tutte le delicatezze della situazione, i problemi che sono già accaduti e che potrebbero accadere e di qui si rischia di assumere una posizione assolutamente incerta per quanto riguarda il futuro entrando in una condizione di semiparalisi.
C’è un altro punto di vista, che è quello di chi deve tener conto che probabilmente usciremo in tempi anche relativamente brevi dal periodo della convalescenza della pandemia, che la situazione internazionale completamente contagiata dalla guerra in Ucraina possa trovare una sua conclusione in tempi ragionevoli e che per questa strada il sistema economico internazionale riesca ad attraversare questa condizione di assoluta difficoltà e affrontare finalmente una prospettiva di ripresa. Dentro questa prospettiva deve stare il sistema fieristico con le sue eccellenze svolgendo il proprio compito nel campo domestico nazionale ma che sempre di più devono affacciarsi sullo scenario internazionale replicando quanto di buono abbiamo fatto in campo nazionale. Questo è il mio punto di vista, non lo nascondo rischiando anche di apparire ottimista, di fare un po' il mestiere del partigiano, ma credo che sia molto più probabile la seconda ipotesi che la prima”.

Aziende in fiera dal 2019 al 2019: ottenuti 12,6 punti di crescita nelle vendite e 0,7 punti di Ebitda

Un b2b fieristico che ogni anno impegna decine di migliaia di imprese del made in Italy in grado di performare 7 volte meglio rispetto al totale dell’economia italiana (+2% vs +0,3% la crescita media annua del fatturato dal 2012 al 2019). Un’over performance a cui il sistema fieristico ha contribuito in modo distintivo. Per la prima volta, è stato infatti possibile stimare – grazie a un’analisi d’impatto condotta su un campione di oltre 25 mila imprese espositrici (responsabili del 13% della produzione nazionale) confrontate con un panel di realtà simili che non partecipano a manifestazioni fieristiche – il vantaggio ottenuto dalle aziende che, fra il 2012 e il 2019, hanno creduto nelle fiere: 12,6 punti di crescita cumulata in più delle vendite e 0,7 punti di marginalità lorda (Ebitda) in più, rispetto a chi non ha partecipato. L’analisi d’impatto, mai così ampia per il settore grazie alla rilevanza numerica del campione, ha poi confrontato le performance delle imprese nelle varie filiere produttive. In questo caso le aziende dell’agroalimentare che partecipano alle manifestazioni sono quelle che hanno realizzato il ‘premio’ maggiore in termini di extra-crescita dell’attività (+20,5%). Ma anche nei settori produttori di beni intermedi (come la meccanica) si registrano benefici superiori alla media (+14,4%).

Secondo lo studio, il valore della produzione delle fiere italiane si attesta a 1,4 miliardi di euro, con 3.700 addetti diretti, circa 200 manifestazioni internazionali e oltre 220 nazionali organizzate ogni anno, per un totale di 12,6 milioni di visitatori (che salgono a 20 milioni con gli eventi locali, fonte: Aefi). Un sistema fieristico (secondo in Europa dietro a quello tedesco), colpito duramente dai lockdown, con una perdita del -63% di fatturato nel 2020 (un calo ancora più intenso rispetto alla media europea) ma con un ruolo imprescindibile per l’economia italiana. Il comparto attiva infatti direttamente un valore della produzione pari a 8,9 miliardi di euro a cui corrispondono 4,3 miliardi di euro di valore aggiunto e 96 mila addetti, che salgono a 22,5 miliardi di produzione, 10,6 di valore aggiunto e 203 mila occupati se si considerano anche gli impatti indiretti e indotti.

In altri termini, le fiere operano con un moltiplicatore di 2,4: ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dal sistema fieristico (da espositori, organizzatori e visitatori), ne produce ulteriori 1.4 nell’economia nazionale. Guardando all’occupazione, gli effetti sono solo leggermente inferiori (qui il moltiplicatore è infatti 2,1), con ogni posto di lavoro diretto del sistema a sostenerne altri 1.1 in Italia. Gli effetti moltiplicativi ottenuti sono in linea rispetto a quelli stimati di recente per l’industria fieristica europea, ma superiori a quelli evidenziati per i sistemi britannico e spagnolo. In considerazione della significativa, pur se parziale, ‘confrontabilità metodologica’ fra i risultati ottenuti per l’Italia e quelli ottenuti su scala europea, emerge come circa il 20% del valore complessivo generato dal sistema fieristico europeo sia verosimilmente «Made in Italy».

Aefi, i cui soci hanno contribuito proattivamente alla costruzione di un database complessivo composto da 60 mila imprese che offrirà altre possibilità di analisi sugli effetti del sistema sul made in Italy, esprime quasi il 75% del fatturato del comparto. Nei 41 quartieri associati si svolge il 96% delle manifestazioni