11 Dicembre 2025
Clessidra (Pixabay)
Da sempre l’umanità rincorre un sogno tanto antico quanto la paura stessa: sconfiggere la morte; e ad oggi, nel cuore dei laboratori di biotecnologia e nei centri di ricerca sull’intelligenza artificiale, questo sogno inizia a prendere forma. Per qualcuno, non si tratta più, infatti, di fantascienza o di mera questione filosofico-teorica, ma di vera e propria possibilità scientifica: "L’uomo potrebbe, un giorno, diventare immortale". Sotto questa prospettiva, tra i più noti profeti di una simile rivoluzione, emerge di certo Ray Kurzweil, ingegnere e futurologo americano, fautore di diversi progetti relativi all’intelligenza artificiale avanzata presso Google. In accordo alla visione propugnata da Kurzweil, già per l’inizio del 2030, "sarà possibile per l’essere umano non invecchiare". Di più: grazie ai progressi compiuti negli ambiti della nanotecnologia medica, della biologia sintetica e dell’upload della mente, l’uomo sarà in grado di “vivere indefinitamente”, mantenendo intatta la propria coscienza in un corpo (o in un supporto artificiale) ed ampliando di gran lunga le proprie capacità cognitive. È questo, in effetti, ciò che viene descritto a partire dalla sua celebre teoria della singolarità, in cui “singolarità” indica proprio quel punto futuro in cui l’intelligenza artificiale supererà quella umana, avviando così un radicale cambiamento per la storia dell’umanità.
Ma cosa accadrà quando la morte non sarà più inevitabile? Gli esperti, tra cui lo stesso Kurzweil, avvertono che l’immortalità potrebbe ampliare, almeno allo stato iniziale, le disuguaglianze sociali (chi potrà permettersela?). Inoltre, l’impatto psicologico di una vita senza fine rimane un territorio ancora buio e circa il quale una mancata prospettiva della fine potrebbe far perdere il senso stesso del vivere. Eppure, tra speranze e timori, la ricerca sull’immortalità continua a progredire. E, mentre la scienza tenta di riscrivere il codice dell’invecchiamento umano, l’uomo stesso si trova sempre più di fronte ad una scelta etica più che esistenziale: accettare prima o poi i propri limiti o superarli ad ogni costo?
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