27 Settembre 2024
fonte: Facebook @Cinzia Bendetti
La Procura di Palermo ha chiesto la condanna a 12 anni di reclusione per 5 dei 6 ragazzi accusati di aver stuprato, a luglio del 2023, una 19enne palermitana. Per il sesto imputato, Samuele La Grassa, sono stati chiesti 10 anni e 8 mesi in virtù della condotta processuale tenuta. Il settimo accusato, all’epoca minorenne, è già stato condannato a 8 anni e 8 mesi. Per i pm, dunque, non c'è alcun dubbio sulla responsabilità degli imputati che, infatti, hanno tutti ammesso di essere presenti lì quella sera e anche di aver avuto con la presunta vittima dei rapporti sessuali, a loro detta consenzienti.
La requisitoria a carico degli imputati è stata molto lunga e si sono ripercorse tutte le tappe della vicenda. La vittima aveva dichiarato di essere stata costretta a bere degli alcolici dagli imputati per farla ubriacare. Una volta ubriaca l'avrebbero trascinata con forza in un cantiere abbandonato del Foro Italico di Palermo, spogliata e stuprata a turno per poi abbandonarla in strada.
Le telecamere di sorveglianza avevano immortalato il percorso compiuto dai giovani dal centro storico al mare. Fu poi la stessa ragazza a denunciare l'accaduto ai carabinieri. Gli abusi sessuali vennero filmati dal più grande del gruppo, Angelo Flores, che in passato aveva avuto una relazione con la ragazza. Tutti gli imputati, che hanno scelto il rito abbreviato, si sono proclamati innocenti e hanno negato la violenza, parlando invece di un rapporto consensuale. Nella scorsa udienza, Samuele La Grassa aveva reso nota una lettera in cui chiedeva scusa alla madre e alla fidanzata per la delusione data loro.
"Gridavo basta, ma loro ridevano e continuavano", aveva riferito la 19enne ai carabinieri. Gli imputati, arrestati ad agosto 2023, nella scorsa udienza avevano fornito una loro versione dei fatti, negando la violenza sessuale. Secondo loro sarebbe stata proprio la ragazza, perfettamente lucida e consenziente, a proporre il rapporto di gruppo e il filmato. Il “basta basta" pronunciato più volte dalla giovane, sono per la Procura un chiaro segnale di dissenso.
Queste parole furono anche ripetute da alcuni degli imputati che, registrati mentre attendevano negli uffici i carabinieri, avevano affermato: “Diceva basta”, “le faceva male”, “è caduta”, “non respirava più”. Inoltre, la Procura ha contestato agli imputati anche i messaggi scambiati sia durante la violenza che dopo il presunto stupro, in cui loro stessi peraltro si dicevano disgustati dell'accaduto.
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