25 Maggio 2023
L’arroganza del potere non ha limite: arriva l’alluvione in Emilia Romagna e lo saluta quasi con gioia, come una benedizione, uno dei fossili della sinistra comunista, l’ex segretario di transizione Occhetto, ha detto che era stato il Dio della misericordia a punire chi non crede in Greta e nelle attiviste con le tettine coperte di fango. La politica amministrativa dei Bonaccini, delle Schlein che per l’occasione si palesa cromaticamente armonizzata, sul dimesso strategico, ha immani responsabilità nella sua strategia di indifferenza e di rifiuto a tutto come ce l’ha l’Unione Europea delle transizioni criminali. Ma eccoli tracotanti come non mai a chiedere ancora più soldi e più potere, a scaricare la colpa sui cambiamenti climatici e sulla destra che però se lo merita se non sa fare altro che scusarsi e premiare chi sarebbe da cacciare. Già che c’è, il potere cinico coglie la palla al balzo, rilancia la psicosi sanitaria: in Emilia subito le mascherine, l’orgia vaccinale, per cosa non si sa, il distanziamento sociale. In Emilia per dire a breve nel resto del paese. Disastro tempestivo, opportuno perché contemporaneo alla nuova ondata catastrofista annunciata in Cina e subito avallata dalla OMS della grande corruzione sanitaria. Da noi i virologi di servizio rialzano la testa, scatenati in nuove profezie. È dura non cedere ai complottismi, ma cosa pensare quando le coincidenze da due diventano tre, mettiamoci pure il solito vertice superblindato del club Bildeberg animato dai boss della sanità, del clima, dell’industria della riconversione energetica e dall’informazione ufficiale tra cui la nostra Lilli Gruber che pare l’allegoria di questo tempo woke, percepito, indefinibile? Essendo questi improntati a democrazia e trasparenza, il vertice è segreto e una troupe di Fuori dal Coro che tenta d’infiltrarsi rischia d’essere presa a fucilate dagli sgherri della vigilanza privata. Cosa sono andati a fare è chiaro: a organizzare la nuova emergenza nel segno della perennità e del tutto fa brodo, tutto è mandato da Dio anche l’alluvione colpa della politica ma che la politica sfrutta per rilanciare la psicosi totale e irrazionale.
Un disegno meticoloso: la grande finanza porta i soldi, che poi moltiplicherà sulla pelle dei pazienti, in tutti i sensi. La grande industria si incarica di fornire i prodotti certificati e testati, sicuri “come aerei non finiti di costruire” nella immagine icastica della Janine Small di Pfizer. La politica bada a rendere il tutto imperativo e l’informazione complice costruisce la narrazione da manicomio criminale. Perfetto! Il mercato ha bisogno di un totale movimento e spregiudicatezza per chi lo orchestra, di approcci dirigisti e autoritari in chi lo subisce. Le istituzioni sovranazionali, infine, dettano la linea: dice la UE: clima e morbo sono connessi, si determinano a vicenda, sono in rapporto simbiotico. Per dire: se non credete, se rifiutate di credere, passate in fama di irresponsabili e noi siamo legittimati a mettervi fuori gioco. Come quel professorino della Luiss che pretende il reato penale di negazionismo climatico.
Gli agitatori, i provocatori manovrati dal grande capitale petrolifero e fossile pronto a riconvertirsi al green vanno oltre, mettono insieme clima, covid, guerra, gender, anticapitalismo, tutto in una prospettiva autoritaria, se non obbedisci, se non credi io mi sento legittimato a sabotarti, ad aggredire i tuoi monumenti, le tue città, la tua automobile, la tua casa e posso farlo perchè ho dietro un sistema che mi foraggia e davanti un altro che mi corteggia. Uno di questi della controinformazione che non sai mai dove va a parare mi ha intervistato, insisteva sulla solita dialettica marxista, il potere contro le masse, l’informazione contro la civiltà, ma la verità è che è diventato impossibile distinguere tra finanza, industria e politica, tra propaganda, informazione e spettacolo, tutto è miscelato in un intruglio venefico, come quelle pozioni da fumetto che se le bevi puoi diventare da strega a gran figa e viceversa, sempre però con istinti omicidi. Di sicuro siamo, più che alla grande transizione, alla grande distruzione non creatrice. Sparito il capitalismo delle cose, dei beni reali, sparita l’informazione bene o male con licenza e decenza di informare, sparita la separazione tra politica, show business e soldi. Tutto possibile e tutto irreale all’insegna della percezione. Unica cosa certa: il pattern autoritario non passerà, ogni tanto per quanto torna il pretesto e torna la tentazione e con essa la propensione a mentire nel modo più infame semplicemente cambiando le parole. Par d’essere in una canzone di questa miss Keta, una delle tante inconsistenti adottate dalla sinistra amorale e vagamente laida: “movida sesso cocaina e carbonara”, per dire tutto si lega ed è patetico distinguere e se mai opporsi. Oggi a sorvolare le rovine dell’Emilia Romagna la baronessa Ursula che è la più formidabile odiatrice dell’Italia in una Europa terroristica e ad accompagnarla, la nostra presidente del Consiglio che da patriota sostiene di avere a cuore l’Italia. Imbarazzante, deprimente, scandaloso, ma che lo diciamo a fare?
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