Sudan, l'allarme dell'Onu: "Guerra in corso da quasi 1000 giorni, raggiunti livelli catastrofici, i civili pagano il prezzo più alto"

Le Nazioni Unite mettono in guardia sulle violenze della guerra civile, evidenziando come gli attacchi conto i civili siano sempre più frequenti

L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha messo in guardia il Consiglio di sicurezza sul fatto che la guerra in Sudan, iniziata ufficialmente il 15 aprile 2023 e ormai prossima ai 1.000 giorni, ha raggiunto "livelli catastrofici". Secondo l’agenzia ONU, sono i civili a pagare il prezzo più alto, schiacciati da violenze diffuse, sfollamenti di massa e gravi restrizioni all’accesso degli aiuti umanitari.

Sudan, l'allarme dell'Onu: "Guerra in corso da quasi 1000 giorni, raggiunti livelli catastrofici, i civili pagano il prezzo più alto"

L’OCHA ha indicato gli Stati del Kordofan come un nuovo epicentro della crisi, segnato da attacchi con droni, assedi prolungati e bombardamenti contro ospedali, strutture delle Nazioni Unite e convogli umanitari, che hanno causato la morte di decine di civili, tra cui donne e bambini. Parallelamente, il Darfur continua a vivere una situazione drammatica, con segnalazioni di uccisioni di massa, violenze sessuali, attacchi ai campi per sfollati e ripetuti assalti alle strutture sanitarie. In questo contesto, gli operatori umanitari faticano a rispondere a bisogni in costante aumento, nonostante l’attivazione di fondi di emergenza.

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, l’uso crescente dei droni ha esteso il conflitto ad altre aree del Paese, colpendo infrastrutture essenziali e aggravando l’insicurezza alimentare, oltre a provocare nuovi flussi di sfollati oltreconfine. Pur avendo raggiunto 16,8 milioni di persone con assistenza umanitaria nel corso dell’anno, la risposta resta sotto fortissima pressione ed è ostacolata da attacchi diretti.

Da qui il rinnovato appello dell’OCHA per una maggiore protezione dei civili, un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli, finanziamenti adeguati e continui e un’azione internazionale urgente per ridurre l’escalation del conflitto e favorire un cessate il fuoco a livello nazionale.