Israele, dr Maira Weiss choc: "Tra 1996 e 2002 israeliani facevano prelievi illeciti di organi da palestinesi, da cornee a pelle e ossa"

Nel suo libro “Over Their Dead Bodies”, l’antropologa Maira Weiss racconta pratiche di espianto senza consenso all’Istituto Abu Kabir, soprattutto su cadaveri palestinesi

La dottoressa e professoressa israeliana Maira Weiss ha pubblicato il libro "Over Their Dead Bodies, Power, Knowledge, and the Institute of Forensic Medicine in Israel", un vero e proprio elaborato choc in cui la donna ha ripercorso gli espianti degli organi illeciti da cadaveri palestinesi avvenuti tra il 1996 e il 2002. Weiss ha raccontato che i medici israeliano non lasciavano nessun organo sano al proprio posto, prelevando "da cornee alla pelle, fino alle ossa".

Israele, dr Maira Weiss choc: "Tra 1996 e 2002 israeliani facevano prelievi illeciti di organi da palestinesi, da cornee a pelle e ossa"

Un’accusa durissima, documentata dall’interno e destinata a riaprire una delle pagine più controverse della sanità israeliana. Maira Weiss, antropologa israeliana e professoressa emerita specializzata in Antropologia della Medicina, della Scienza e del Corpo, ha pubblicato in ebraico il libro “Over Their Dead Bodies, Power, Knowledge, and the Institute of Forensic Medicine in Israel”, nel quale racconta quanto osservato durante la sua attività di ricerca tra il 1996 e il 2002 presso l’Istituto di Medicina Forense Abu Kabir, vicino a Tel Aviv.

Nel volume, Weiss descrive in modo dettagliato quello che definisce un sistema diffuso di prelievi illeciti di organi, praticati senza consenso sui cadaveri custoditi dall’istituto. Secondo la ricercatrice, le operazioni riguardavano corpi di stranieri, di soldati israeliani, ma soprattutto di palestinesi, inclusi quelli classificati come “martiri”. Gli organi prelevati comprendevano cornee, valvole cardiache, pelle, ossa, ghiandole e altri tessuti sani, destinati a trapianti o a utilizzi medici.

Le descrizioni contenute nel libro sono particolarmente crude. Weiss afferma che, dopo l’espianto, i corpi venivano riempiti con carta igienica, le palpebre incollate per mascherare la rimozione delle cornee e manici di scopa utilizzati per sostituire le ossa mancanti. La pelle, sostiene l’autrice, veniva spesso prelevata dalla schiena per rendere meno visibili i segni delle mutilazioni durante eventuali ispezioni o funerali.

Il libro non si limita al racconto delle pratiche, ma analizza anche le dinamiche di potere, silenzio istituzionale e disuguaglianza, sostenendo che i corpi palestinesi fossero trattati come una risorsa disponibile, in un contesto segnato dall’occupazione e da una profonda asimmetria politica e giuridica. Weiss colloca questi eventi all’interno di una cultura medico-forense che, secondo la sua analisi, avrebbe normalizzato comportamenti eticamente e legalmente inaccettabili.

Le rivelazioni si inseriscono in una vicenda già oggetto di polemiche e indagini nei primi anni Duemila, quando emersero accuse simili contro l’Istituto Abu Kabir. All’epoca, le autorità israeliane riconobbero irregolarità e violazioni delle procedure, mentre respinsero l’idea di una politica sistematica mirata contro i palestinesi.

Con questo libro, Weiss riporta al centro del dibattito pubblico una questione rimasta in gran parte irrisolta, sollevando interrogativi profondi sul rapporto tra scienza, etica e potere in uno dei contesti più conflittuali del mondo e che si è ripresentata con il genocidio di Gaza.