11 Dicembre 2025
Hamas Fonte: BBC
È stato pubblicato un report da Amnesty International che punta il dito contro Hamas a partire dal 7 ottobre 2023: secondo il report Targeting Civilians “Hamas è responsabile di crimini di guerra e crimini contro l’umanità” nella Striscia di Gaza. Nonostante ciò, Amnesty ha ammesso il genocidio israeliano, con vari report già nel 2024.
Il rapporto ricostruisce in modo dettagliato ciò che accadde il 7 ottobre 2023 nel sud di Israele, confermando che Hamas e altri gruppi armati palestinesi condussero attacchi pianificati contro la popolazione civile. Amnesty descrive un’operazione coordinata, sostenuta da filmati verificati, immagini satellitari e testimonianze di sopravvissuti, che investì kibbutz, abitazioni private, strade di fuga e il Nova Festival, rivelatosi l’episodio più letale.
Già nei giorni immediatamente successivi all’attacco, l’organizzazione aveva formulato accuse circostanziate: "La nostra prima accusa di crimini internazionali nei confronti di Hamas risale al 12 ottobre 2023, e dal 29 ottobre 2023 abbiamo sempre sollecitato il ritorno in libertà degli ostaggi: altro che ‘prima volta', come leggo su molti organi di informazione", afferma Riccardo Noury. L’Ong racconta di famiglie sterminate nelle proprie case, giovani uccisi mentre cercavano di fuggire dal festival, lavoratori migranti colpiti mentre cercavano riparo.
Secondo Amnesty, "circa 1.200 persone sono state uccise, di cui oltre 800 civili, tra cui 36 bambini", e molte comunità sono state completamente devastate dai combattenti delle Brigate al-Qassam, delle Brigate al-Quds e da altri gruppi armati palestinesi.
La presa di ostaggi, documenta Amnesty, fu parte strutturale dell’operazione: 251 persone rapite, tra cui bambini, anziani e feriti gravi. Le testimonianze raccolte parlano di torture, maltrattamenti, privazioni deliberare e violenze sessuali durante la detenzione a Gaza. Le famiglie, rimaste per mesi senza notizie, subirono un tormento aggiuntivo a causa dei video diffusi dai gruppi armati.
Sul tema degli abusi sessuali, Amnesty è prudente ma chiara: nonostante le difficoltà di indagine, certifica episodi di stupri e aggressioni, corroborati da referti medici e materiale audiovisivo verificato. L’organizzazione non individua ordini diretti della leadership di Hamas, ma conclude che singoli combattenti e uomini entrati in Israele in abiti civili abbiano perpetrato crimini di guerra e, in alcuni casi, crimini contro l’umanità.
Amnesty affronta anche il delicato tema della Direttiva Hannibal, il protocollo israeliano volto a impedire la cattura di ostaggi. "Hamas – spiega l'ONG – ha affermato che molti civili israeliani sono stati uccisi dal fuoco israeliano". Le indagini militari israeliane confermano che "in alcuni casi, civili israeliani sono stati effettivamente uccisi dalle forze israeliane". Tuttavia, l’organizzazione ribadisce che nella "stragrande maggioranza dei casi, i responsabili delle uccisioni [...] erano combattenti palestinesi".
Il rapporto non si limita ai crimini del 7 ottobre. Amnesty ribadisce che Israele, secondo valutazioni internazionali formalizzate a settembre 2024, continua a commettere il crimine di genocidio contro la popolazione della Striscia di Gaza anche dopo il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi superstiti.
La situazione umanitaria, denuncia l’organizzazione, resta catastrofica: fame diffusa, aiuti insufficienti, infrastrutture distrutte, epidemie e sfollamenti forzati. Dall’annuncio del cessate il fuoco, almeno 370 palestinesi – tra cui 140 bambini – sono stati uccisi in nuovi attacchi israeliani. Negli ultimi due anni, oltre 70.000 persone hanno perso la vita e più di 200.000 sono rimaste ferite.
Amnesty sottolinea come questo avvenga in un contesto segnato da decenni di apartheid, occupazione illegale, espansione delle colonie e violenze sistematiche da parte di coloni e militari. A ciò si aggiunge il mancato rispetto di tre decisioni vincolanti della Corte internazionale di giustizia.
Il quadro tratteggiato dall’Ong è inequivocabile: omicidi intenzionali, rapimenti, stupri, torture e attacchi indiscriminati costituiscono crimini di guerra e contro l’umanità. Le responsabilità sono individuali, ma immerse in un sistema che – su entrambi i fronti – ha prodotto atrocità.
“L'atroce record di violazioni israeliane contro i palestinesi [...] non può in alcun modo giustificare questi crimini”, afferma Amnesty, ricordando che anche Hamas "deve inoltre restituire incondizionatamente il corpo rimasto a Gaza di una persona uccisa durante gli attacchi non appena verrà ritrovato".
Amnesty International ha pubblicato un rapporto in cui afferma di aver raccolto abbastanza prove per concludere che Israele abbia commesso, e stia continuando a commettere, un genocidio ai danni della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Il documento di oltre trecento pagine copre il periodo tra il 7 ottobre 2023 (data dell'attacco di Hamas) e i primi di luglio del 2024, parlando anche di "decenni di occupazione militare illegale" e "apartheid". Il rapporto "dimostra che Israele ha commesso atti proibiti dalla Convenzione di Ginevra, con l'intento specifico di distruggere i palestinesi a Gaza. Questi atti includono uccisioni, lesioni fisiche o mentali gravi infliggere deliberatamente ai palestinesi di Gaza condizioni di vita calcolate per portarli alla distruzione fisica".
"Mese dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come un gruppo subumano indegno di diritti umani e dignità, dimostrando il suo intento di distruggerli fisicamente", dichiara Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Le tipologie di atti delineate da Callamard coprono tre dei cinque punti necessari per soddisfare la definizione di genocidio. Il rapporto dedica un'intera sezione alla questione, rilevando che secondo la giurisprudenza internazionale non è necessario che l'autore del crimine riesca nel suo tentativo di distruggere il gruppo protetto, in tutto o in parte, perché il genocidio sia stato commesso. È sufficiente la commissione di atti proibiti con l'intento di distruggere il gruppo in quanto tale, spiega un comunicato della ong. Amnesty sottolinea di aver stabilito l'esistenza di un intento genocida dopo aver esaminato gli atti di Israele a Gaza "da vicino e nella loro totalità, tenendo conto della loro ricorrenza e simultaneità, nonché del loro impatto immediato e delle loro conseguenze cumulative e reciprocamente rafforzanti".
L'organizzazione "ha considerato l'entità e la gravità delle vittime e delle distruzioni nel tempo. Ha anche analizzato le dichiarazioni pubbliche dei funzionari, scoprendo che gli atti proibiti erano spesso annunciati o richiesti in primo luogo da funzionari di alto livello responsabili degli sforzi bellici". Per raccogliere i dati l'organizzazione ha intervistato 212 persone, tra cui vittime e testimoni palestinesi, autorità locali di Gaza e operatori sanitari. Ha anche condotto del lavoro sul campo e analizzato una "vasta gamma" di prove visive e digitali, tra cui immagini satellitari, per determinare il tipo di esplosivi usati e i danni causati dai bombardamenti israeliani. In parallelo ha analizzato le dichiarazioni di organismi ufficiali, alti funzionari governativi e rappresentanti militari di Israele, condividendo i risultati delle analisi con le autorità senza ricevere risposta. "Israele ha ripetutamente sostenuto che le sue azioni a Gaza sono legittime e possono essere giustificate dal suo obiettivo militare di sradicare Hamas. Ma l'intento genocida può coesistere con gli obiettivi militari e non deve necessariamente essere l'unico intento di Israele", spiega Callamard.
Il documento si concentra sulle affermazioni elle autorità israeliane secondo cui avrebbero preso legittimamente di mira Hamas e altri gruppi armati sul territorio di Gaza, e che i danni derivati e la negazione di aiuti umanitari sarebbero colpa dei suddetti gruppi, trovandole "non credibili". "La presenza di combattenti di Hamas vicino o all'interno di un'area densamente popolata non esime Israele dall'obbligo di prendere tutte le precauzioni possibili per risparmiare i civili ed evitare attacchi indiscriminati o sproporzionati. La ricerca ha rilevato che Israele ha ripetutamente omesso di farlo, commettendo molteplici crimini di diritto internazionale per i quali non può esserci alcuna giustificazione basata sulle azioni di Hamas. Amnesty International non ha inoltre trovato alcuna prova che il dirottamento degli aiuti possa spiegare le restrizioni estreme e deliberate di Israele sugli aiuti umanitari salvavita", si legge nel comunicato. Nonostante le condizioni sul territorio "siano diventate rapidamente inadatte alla vita umana, le autorità israeliane si sono rifiutate di prendere in considerazione misure che avrebbero protetto i civili sfollati e garantito il soddisfacimento dei loro bisogni primari, dimostrando che le loro azioni erano deliberate. Si sono rifiutate di permettere agli sfollati di tornare alle loro case nel nord di Gaza o di trasferirsi temporaneamente altrove", come lo stesso Israele o i territori occupati, nella consapevolezza che per loro "non c'era alcun luogo sicuro in cui fuggire".
"Tenendo conto del contesto preesistente di espropriazione, apartheid e occupazione militare illegale in cui questi atti sono stati commessi, abbiamo potuto trovare solo una conclusione ragionevole: L'intento di Israele è la distruzione fisica dei palestinesi di Gaza, in parallelo o come mezzo per raggiungere l'obiettivo militare di distruggere Hamas", conclude Callamard, sottolineando che gli "atroci crimini commessi il 7 ottobre" non potranno "mai giustificare il genocidio di Israele contro i palestinesi di Gaza". Callamard parla di "vergognoso fallimento della comunità internazionale per oltre un anno nel fare pressione su Israele affinché ponga fine alle sue atrocità a Gaza, prima ritardando gli appelli per un cessate il fuoco e poi continuando i trasferimenti di armi", azioni che sono e rimarranno "una macchia sulla nostra coscienza collettiva".
Secondo Amnesty i governi "devono smettere di fingere di essere impotenti a porre fine a questo genocidio, reso possibile da decenni di impunità per le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele'', superando ''le semplici espressioni di rammarico o sgomento'' e intraprendendo ''un'azione internazionale forte e sostenuta, per quanto scomoda possa essere la constatazione di un genocidio per alcuni alleati di Israele".
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia