02 Dicembre 2025
Terzo mandato, scontro Lega-Forza Italia, Salvini: “Discutiamone alla svelta”, Tajani: “Noi contrari, priorità diverse anche sul fisco” Fonte: LaPresse
Il provvedimento che avrebbe dovuto autorizzare nuovi pacchetti militari per Kiev era stato inserito martedì nell’ordine del giorno del pre-Consiglio dei ministri. Dopo ore di tensioni e scontri dentro la maggioranza, però, la misura sarebbe stata fatta slittare: essendo stata esclusa dall’ordine del giorno, non approderà al Consiglio dei ministri di giovedì.
A bloccare tutto sarebbero state le obiezioni della Lega di Matteo Salvini, che anche martedì ha insistito sulla necessità che l’Unione Europea non ostacoli “le trattative di pace” tra Ucraina, Stati Uniti e Russia. Salvini nei giorni precedenti aveva inoltre ribadito la sua contrarietà a ulteriori invii di armi per non “alimentare la corruzione” a Kiev, dopo lo scandalo che ha travolto il governo di Volodymyr Zelensky.
Il decreto figurava regolarmente nel pre-Consiglio – la riunione tecnica dei capi di gabinetto e degli uffici legislativi – ma vari esponenti leghisti hanno fatto sapere di non essere stati informati del testo. Sarebbe stato lo stesso Salvini a muoversi per evitare uno scontro diretto in Consiglio dei ministri, proponendo di rinviare il provvedimento in assenza di un accordo.
Il senatore della Lega Claudio Borghi, intervistato dal Fatto Quotidiano, ha ribadito che non sosterrà il provvedimento quando arriverà in Parlamento: “Ho detto l’anno scorso che quello sarebbe stato l’ultimo decreto di invio armi che avrei votato, vista la situazione le motivazioni che avevo espresso l’anno scorso non solo sono ancora valide ma sono rafforzate. Da allora l’Ucraina ha perso solo vite e territori e qualcuno ci ha guadagnato. Avevamo ragione su tutto”.
D’altra parte, il ministro della Difesa Guido Crosetto – che appena una settimana fa aveva frenato sul nuovo decreto durante un’audizione al Copasir relativa al dodicesimo pacchetto di aiuti – stava pensando di accelerare i tempi, prevedendo comunicazioni in aula entro Natale e la conversione del testo all’inizio del nuovo anno. Ma, con lo stop arrivato dalla Lega, il decreto non sarà portato giovedì in Consiglio dei ministri.
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