Martedì, 02 Dicembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Ue, Germania e Francia verso censura russa: la fobia di Mosca spinge l'Europa per un modello di informazione che rischia di limitare il dissenso

Mentre l'Europa promette di proteggere i cittadini dalla disinformazione, la fobia anti-russa è ormai un pretesto per filtrare e controllare ciò che possiamo conoscere

02 Dicembre 2025

Ursula von der Leyen, Vladimir Putin

Ursula von der Leyen e Vladimir Putin (fonte: Wikipedia)

Il 19 novembre Emmanuel Macron si è presentato ad Arras per dialogare con i lettori di La Voix du Nord sul tema della democrazia messa a dura prova da social e algoritmi. Lì, il Presidente francese ha promesso di fare «tutto il possibile per garantire che venga creata un’etichetta professionale» per i social network e i siti di notizie, così da certificare quali siano “affidabili”. Una proposta che, presentata come una tutela del dibattito pubblico, intreccia però questioni esplosive: moderazione dei contenuti, anonimato online, accesso dei giovani alle piattaforme, alfabetizzazione critica. Sulla carta, l’obiettivo è nobile: fornire ai cittadini strumenti nuovi per discernere, comprendere e dibattere in uno spazio informativo meno caotico e meno frammentato. Ma emergono ombre inquietanti. Macron assicura che non sarà lo Stato ad assegnare il bollino di affidabilità - sarebbe autoritario, ammette implicitamente – e ha indicato la Journalism Trust Initiative. Una soluzione che apre interrogativi cruciali: chi controlla i controllori? Con quale mandato? E chi garantisce la loro neutralità? Spostare il compito su un’Ong o un consorzio di “professionisti” mimetizza il problema. Il 25 novembre Macron ha svelato il vero spettro che aleggia dietro la sua battaglia: Mosca. Prima di un incontro della “Coalizione dei Volenterosi”, il Presidente detto: «La Russia sta conducendo una guerra ibrida, conduce attacchi informatici, prende di mira i nostri sistemi informativi».

In Germania, proprio lo stesso giorno in cui Macron si trovava ad Arras, è divenuto pubblico un dossier di Liber-net, iniziativa no-profit per la libertà digitale. Presentato a Berlino dal direttore Andrew Lowenthal, ricercatore australiano, restituisce uno spaccato inquietante dell’apparato di controllo teutonico dei contenuti digitali. Frutto della collaborazione tra numerosi specialisti, ricercatori e consulenti tedeschi, The Censorship Network: Regulation and Repression in Germany Today documenta il contributo di oltre 300 organizzazioni ad attività di soppressione dei contenuti online in Germania, ben oltre le dimensioni previste. Sei mesi di mappatura delle agenzie governative hanno rivelato un network costituito da ONG, centri accademici, think tank e fondazioni. Sarebbero coinvolti in attività di censura e regolamentazione dei contenuti online, con un’influenza che si estende fino all’UE. Uno degli obiettivi principali qual è? La Russia e il rapporto afferma che «Nel 2024 i giornalisti Alina Lipp, Thomas Röper e Hussein Dogru, sono stati sanzionati per presunti resoconti filo-russi». Dal 2016 a oggi, il totale dei fondi federali per regolamentare la libertà di espressione digitale in Germania ammonta a oltre 105 milioni di euro: è più che triplicato tra il 2020 e il 2021 e quasi raddoppiato tra il 2022 e il 2023. Il rapporto indica che l’84% dei cittadini tedeschi riferisce di essersi trattenuto dal parlare per timore di conseguenze.

I segnali franco-tedeschi riflettono le tendenze di Bruxelles. Il 12 novembre, la Commissione Europea ha lanciato lo Scudo Europeo per la Democrazia, come annunciato nelle Linee Guida Politiche della Presidente von der Leyen. Obiettivo dichiarato? Proteggere l’UE da disinformazione e ingerenze straniere. Il Democracy Shield prevede la nascita del Centro europeo per la resilienza democratica, per promuovere cooperazione e coordinamento nella gestione di tre priorità: proteggere l’informazione, difendere le istituzioni e i media liberi e consolidate la partecipazione dei cittadini. Ma, allora, la narrativa europea sarebbe l’unica verità? La Commissione UE, peraltro non eletta, con quale autorità deciderà cosa è disinformazione e cosa non lo è? E con quali criteri? Secondo l’analisi “Uno scudo contro la democrazia” di Norman Lewis, ricercatore per il think tank ungherese MCC Brussels, lo scopo reale sarebbe proteggere la Commissione Europea dal dissenso interno, censurando i contenuti online anti-Bruxelles e promuovendo una narrazione pro-establishment. Kaja Kallas, Alta rappresentante UE per gli Affari esteri, ha detto: «La democrazia liberale è sotto attacco. Assistiamo a campagne - anche da parte della Russia - specificamente concepite per polarizzare i nostri cittadini, minare la fiducia nelle nostre istituzioni e inquinare la politica nei nostri Paesi». La natura anti-russa dell’iniziativa è esplicita.

Se questa è la strada scelta per difendere la libertà, l’Europa rischia di imboccare il sentiero che la porterà a perderla.

Di Roberto Valtolina

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x