Sudan, RSF ignorano "tregua umanitaria" e attaccano Babnusa; paramilitari spingono per conquista Kurdufān: "Dagalo vuole l'intero Paese"
Dopo la conquista di Al-Fashir, l'esercito del Generale Dagalo è motivato a proseguire l'avanzata, puntando a Babnusa, punto di collegamento con El-Obeid, città sempre più vicina alla capitale Khartoum
Continuano senza sosta gli attacchi delle RSF (Forze di Supporto Rapido) contro i civili e contro i principali nuclei urbani del Sudan meridionale, nonostante appena una settimana fa Mohamed Hamdan Dagalo, leader dei paramilitari, abbia promesso un cessate il fuoco di tre mesi apparentemente unilaterale.
Sudan, RSF ignorano "tregua umanitaria" e attaccano Babnusa; paramilitari spingono per conquista Kurdufān: "Dagalo vuole l'intero Paese"
La situazione sul fronte bellico in Sudan procede sotto i continui bombardamenti e l'avanzata delle Forze di Rapido Supporto guidate dal generale Dagalo. Al già critico fronte di guerra da anni aperto sulla regione occidentale del Darfur - di cui le RSF controllano già buona parte delle aree centro-meridionali, ora se ne apre un altro, che punta ad est, precisamente in direzione Kurdufān.
È questa - dopo Al-Fashir, già conquistata dopo 500 giorni d'assedio - la città a cui le RSF stanno puntando, insieme ai nuclei urbani di El-Obeid (sotto controllo delle Forze Armate Sudanesi, SAF) e Babnusa. Dopo la sconfitta dell'esercito regolare ad Al-Fashir, l'uccisione in massa di migliaia di civili e lo sfollamento di molte altre persone tra cui donne e bambini, le RSF hanno snobbato la "tregua umanitaria di tre mesi" annunciata dallo stesso Dagalo, continuando a compiere atrocità e a colpire Babnusa, un importante snodo situato nel Kurdufān occidentale.
Obiettivo dei paramilitari è fare pressione sulla SAF procedendo verso il Nord Kurdufān, direzione capitale Khartoum. Dopo la perdita del Darfur, la conquista del Kurdufān da parte delle RSF potrebbe rappresentare l'altra grave perdita per l'Esercito regolare, che difende le postazioni sud-orientali specie a Khartoum e Singa. Tuttavia, oltre ai due grossi schieramenti in campo, nel quadro sudanese agiscono anche altre forze centrifughe come i ribelli. In particolare, l'SPLM-N (Sudan People's Liberation Movement–North) guidato però dal comandante Abdelaziz al-Hilu - fazione alleata delle RSF - controlla già la regione dei Monti Nuba (Sud Kurdufān) e ciò darebbe molto più slancio ai paramilitari per proseguire.
Secondo alcuni analisti sudanesi, l'equilibrio di potere tra i due principali schieramenti nemici si sta spostando: "Il SAF è indebolito a meno che non si rifornisca di armi ed equipaggiamenti uguali, se non migliori, a quelli che possiedono le RSF". Nonostante le fatue minacce da parte della Commissione Europea su eventuali sanzioni contro il numero due delle RSF; nonostante la presa di posizione del Presidente Usa Trump, i paramilitari stanno collezionando vittorie che darebbero al loro leader Dagalo la spinta per la conquista dell'intero paese. "Hemedti non sarebbe mai soddisfatto del controllo della sola regione del Darfur - vuole tutto il Sudan". Anzi: secondo esperti proprio il possibile intervento di forze straniere starebbe "spingendo il SAF e la RSF a ottenere un vantaggio territoriale il più rapidamente possibile".
"Ogni parte cercherà sempre di massimizzare la sua posizione prima dei colloqui" ha detto Kholood Khair, direttore fondatore di Confluence Advisory, commentando la situazione in corso. L'obiettivo di conquista della città di Babnusa riguarderebbe la posizione strategica della città: un ponte di collegamento tra il Darfur controllato dai paramilitari, ed El-Obeid, grosso centro mercantile. Perché il Kurdufān? Di nuovo, per il suo posizionamento strategico, ma anche per le risorse agricole, petrolifere e zootecniche che possiede.