Israele, 27% cittadini valuta emigrazione in prossimi mesi a causa di "insicurezza per futuro, guerra, costi della vita e instabilità politica"

Un nuovo studio indica che oltre un quarto degli israeliani pensa di lasciare il Paese: pesano guerra, costi della vita, instabilità politica e mancanza di prospettive

Sondaggi recenti hanno mostrato come il 27% dei cittadini israeliani stiano attualmente valutando l'emigrazione verso altri Paesi nei prossimi mesi a causa di diverse motivazioni. In primis, quelle legate alla sicurezza interna, all'instabilità politica, ai costi della vita e all'insicurezza per il futuro.

Israele, 27% cittadini valuta emigrazione in prossimi mesi a causa di "insicurezza per futuro, guerra, costi della vita e instabilità politica"

Un nuovo studio dell’Israel Democracy Institute, pubblicato negli ultimi giorni e condotto ad aprile 2025 su un campione di 907 cittadini (720 ebrei e 187 arabi), rivela un dato allarmante per il futuro del Paese: il 27% degli israeliani sta seriamente considerando di emigrare. Una cifra che riaccende il dibattito su un possibile esodo di cittadini qualificati, soprattutto in un momento segnato da genocidio, crisi politica e sfiducia nelle istituzioni.

La percentuale è leggermente più alta tra gli arabi israeliani (30%) rispetto agli ebrei (26%), ma all’interno di quest’ultimo gruppo emergono differenze significative. I cittadini meno religiosi sono i più inclini a voler partire: il 39% dei laici lo prende in considerazione, contro il 24% dei tradizionali non religiosi, il 19% dei religiosi tradizionali, il 14% degli ortodossi e appena il 4% degli ultraortodossi.

Ancora più impressionante il dato generazionale: il 60% dei giovani ebrei secolari dichiara che lascerebbe il Paese. Tra chi possiede un reddito elevato e un passaporto straniero, la quota sale addirittura all’80%. Una tendenza che, secondo gli analisti dell’istituto, rischia di penalizzare i settori più dinamici dell’economia, come tecnologia, medicina e finanza: proprio quei professionisti con maggiore mobilità globale risultano i più inclini a partire.

Le motivazioni sono chiare e trasversali: costo della vita, insicurezza, stallo politico, deterioramento della qualità dei servizi pubblici, timori per il futuro dei figli e preoccupazioni per lo stato della democrazia e della libertà di espressione. Il sondaggio è stato realizzato dopo 18 mesi di conflitti su più fronti e prima della guerra di 12 giorni con l’Iran e dell’ultimo cessate il fuoco a Gaza, fattori che potrebbero aver ulteriormente rafforzato il desiderio di emigrare.

Fra chi pensa di trasferirsi, quasi il 70% degli ebrei e il 62,5% degli arabi afferma di non avere una destinazione precisa: ciò che conta è “andarsene”. Per chi invece ha già un’idea, l’Unione Europea è la meta più popolare (43%), davanti a Stati Uniti e Canada (27%).

L’unico vero freno resta la famiglia: la maggioranza, infatti, ammette che partirebbe più facilmente se parenti stretti avessero già lasciato il Paese. Una dinamica che, se dovesse innescarsi, potrebbe accelerare rapidamente il fenomeno.